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Stienta  
 

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Dalle origini a oggi: Stienta

LE ORIGINI

Il più antico documento che è stato possibile consultare è una ricostruzione mappale del VI secolo, quella che viene messa in seconda pagina, ed è importante perchè indica con il nome di CALIGO una località ben precisa relativa al nostro territorio comunale. - La mappa mette pure in evidenza l'antico percorso del fiume Po, prima della rotta di Ficarolo, e quello dell'Adige prima della rotta del 589 alla Cucca. - A quei tempi il centro più importante era Adria, mentre Ferraria e Rodige erano semplici borghi.

Visualizza la mappa cliccando qui.

Alla luce di alcuni documenti del X secolo, dell'Archicio arcivescovile di Ravenna (tradotti dalla Prof. Luisa Persona in Rossi) si può fare una prima constatazione con assoluta certezza: nel decimo secolo la località era già abitata da parecchie famiglie se esisteva una pieve o parrocchia concessa in vassallaggio come si può leggere in questo documento tradotto: "....l'antica pieve dedicata a Santo Stefano Papa e Martire si ritrova edificata e volta all'occaso, era anticamente delle regioni dell'Arcivescovo di Ravenna, appellandosi però con altro nome Santo Stefano di Caligo, come in un antichissimo istrumento scritto in lettere longobarde si vede, fatto già da Pietro arcivescovo della detta chiesa ad un tal Delzao il quarto anno di Berengario, e di Adelberto sotto il di 14 Giugno, essendo Pontefice Agapito 110, che della cattedra di San Pietro sedette al 18 Maggio, dove dice...."
Questa pagina, riportata in un volume di Giovan Battista Guarini, pubblicato a Ferrara nel 1621 e che descrive le visite pastorali del vescovo alle parrocchie della sua diocesi, ci permette di fissare almeno il secolo d'inizio della nostra storia, facendolo corrispondere all'epoca della costruzione della prima chiesa, sotto il pontificato di Agapito 110 che fu Papa dal 946 al 955, spiegando pure la scelta del Santo Patrono che, in origine, stava ad indicare una ben delimitata zona, quella che nei secoli delle invazioni barbariche veniva indicata con Caligo.

E che il luogo fosse conosciuto ed abitato lo conferma pure un documento notarile del 956, conservato nell'archivio di Modena, in cui si descrive un'enfiteusi di terreni siti in Santo Stefano di Caligo, cioè intorno all'attuale San Genesio.
Questo atto notarile è pure importante perchè cambia nome a quel posto che prima veniva indicato solo con Caligo mentre successivamente e fino al XIII secolo si parlerà di Santo Stefano di Gallito o tutt'al più di Sancti Stephani de Bolonitico come recita una Bolla del Pontefice Gregorio VIII del 1187.
Le ricerche fatte per spiegare quando e come si è arrivati ad indicare con Stienta il nome della località non hanno dato apprezzabili risultati storici, ma solo possibili ipotesi.
Per l'Istituto Italiano di Araldica il nome deriverebbe dal dialetto veneto che pronunciava "San Stien" per dire Santo Stefano ma tale interpretazione è da respingere perchè qui si parlava il dialetto ferrarese e l'evoluzione del nome sicuramente è legata alla lingua parlata. Non ci sembra accettabile neppure l'ipotesi che Stienta derivi da una contrazione del termine "Stefanienta" che doveva indicare la pieve di Santo Stefano perchè dovrebbe trattarsi di una stiracchiatura dialettale veneta.
Fantasiosa poi potrebbe essere l'interpretazione del termine Stienta come derivato dalla difficoltà di passare, cioè stentare, dal luogo che anticamente doveva essere insicuro (?) boscoso (?) acquitrinoso (?).
L'ipotesi più convincente la si potrebbe dedurre da pag. 67 della Appendice del "Registum Saeculi Bonorum Ecclesiae Ravennatis in Territorio Ferrariensi" del volume ROMAGNA MEDIOEVALE di A. Vasina, edizioni Longo 1970, (di fronte riprodotta in fotocopia) relativa ai beni e proprietà dell'Arcivescovo di Ravenna nel X secolo.
I punti che abbiamo sottolineato mettono ben in evidenza l'appartenenza al territorio ferrarese delle terre di Santo Stefano di Gallito e questo fatto induce a pensare che nell'evoluzione della lingua latina in lingua volgare ferrarese il vocabolo "septignenta" si sia contratto in Stienta, non più come indicazione di una distanza ma come toponimo per tutta la pieve.

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1152

Quello fu un anno memorabile per la rotta del Po di Ficarolo che, cambiando il corso principale del fiume, divise il territorio ferrarese e Stienta si trovò alla sinistra del nuovo "Po di Maestra", con Ferrara dalla parte opposta, e dovette pure rinunciare ad una striscia meridionale di terra che, in precedenza, le apparteneva.
Se quella rotta fu memorabile per il cambiamento che portò, si deve tener presente che, nel corso dei secoli successivi ce ne saranno altre di rilevante portata come quella del 1190 quando la breccia precedente di Ficarolo non era stata ancora chiusa, poi nel 1440, nel 1627, nel 1705, nel 1755, nel 1801, nel 1872, quella dell'Adige nel 1882 e ancora del Po nel 1926 e nel 1951.


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1200

Dall'archivio notarile di Modena è stato possibile apprendere che in quegli anni era stato costruito un ponte di legno per collegare il territorio ferrarese di Bonello con la località di Zerpine. Il fatto si spiega con la rotta di Ficarolo che aveva creato una specie di isolotto intorno a Bonello e quindi si deve ritenere che l'origine del nome di Zampine non sia altro che una storpiatura dell'originaria testa di ponte di Zerpine.

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XII - XIII secolo

In quel periodo si cercarono di arginare i tanti rivoli o corsi d'acqua formatisi dopo la rotta e chi era preposto alla sorveglianza delle acque era il "Saltard' con l'incarico legale e specifico di custode dei beni e delle proprietà della Chiesa, avendo piena facoltà di giudicare, di punire, di incassare i pedaggi, di rompere le arginature in caso di guerra per impedire l'invasione del Ducato da parte dei nemici.

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XIII secolo

Fu nei primi anni di questo periodo che con apposite corvée di lavoratori si poterono costruire le prime strade per attraversare i numerosi acquitrini e che appunto per tale motivo avevano pure la funzione di arginare le acque: Argine del Sabato, dal giorno della settimana in cui si lavorava forzatamente gratis ed Argine della Valle, attraverso la zona paludosa più vasta e profonda.

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1400

In un documento della Chiesa di Santa Giustina di Ferrara viene ricordato che in quegli anni, per transitare da Ponte Faverzano, (l'attuale Pontefiocco) si pagava un pedaggio. Erano anni di miseria nera, eppure le tasse si pagavano anche allora sotto forma di lavoro forzato (corvée) o di pedaggi per passare attraverso le terre, mancando una vera rete stradale.

1405

In quel periodo il Ducato, diventato feudo estense dal 1190, era diviso in Polesini ed in Ville. Queste ultime erano raggruppate in cinque diversi gradi, secondo l'importanza ed il numero degli abitanti, la ricchezza di ciascuna Villa e la loro distanza da Ferrara. Stienta era una delle 12 Ville del Polesine di Gurzorum di III grado.
La suddivisione amministrativa del Ducato era pure regolata da una specie di catasto istuito da un Codice del 1394 e suddiviso in 46 Rubriche, che sanciva per tutti le norme dell'estimo.
Ogni persona era tenuta ad iscriversi all'ESTIMO, dando il proprio nominativo al "cavarzelano" della contrada di residenza.
Gli inadempienti erano condannati alla multa di 25 lire marchesine, secondo l'arbitrio dei Giudici e dei Savi incaricati di fare l'estimo. A 100 soldi invece erano condannati cavarzelani e massari che non denuncivano gli madempienti mentre venivano esentati dalla denuncia i giudici, i medici ed i chirurghi.

Anche nei tempi antichi la giustizia... non era uguale per tutti. E per capire meglio l'entità delle multe sarà bene dare un'idea delle misure che restarono in vigore fino alla Rivoluzione Francese.
Lo STAIO, usato come misura di superficie corrispondeva a metri quadrati 1087,32 equivalenti ad una misura di peso di Kg 31,09 (in pratica era una misura di capacità che conteneva tanto seme da poter seminare... uno Staio).
Il MOGGIO, sempre per lo stesso motivo corrispondeva a una superficie di mq. 21746,40 ed a una capacità di qli 6,2185.
La QUARTA, per una superficie di mq. 67,95 e una capacità di Kg. 1,943.
La PERTICA era solo una misura di lunghezza di metri 4,088.
Il PIEDE era una misura di volume di metri cubi 0,06586.
Il PASSETTO era una misura di volume di metri cubi 8,2335.
Il MASTELLO era una misura di capacità di ettolitri 0,5678.
La LIBBRA era una misura di capacità del peso di Kg. 0,3451.
LONCIA era una misura di capacità del peso di Kg. 0,028.
Il SACCO era una misura di capacità di Hl 1,24.
La LIRA MARCHESINA era suddivisa in 20 soldi ferraresi.
Il SOLDO era suddiviso in 12 denari.
Lo SCUDO ROMANO era diviso in 10 Paoìi pontifici.
Il PAOLO era suddiviso in 10 Bajocchi.
Il BAJOCCO era a sua volta diviso in 10 Denari.
Lo SCUDO ROMANO equivaleva a Lire Marchesine 5,37263.
La LIRA di MILANO equivaleva a Lire Marchesine 0,76752.
La LIRA veneta equivaleva a Lire Marchesine 0,51168.

Pontile sul Po

1434

Da un verbale della visita pastorale, compiuta il 19/4/1434 da Mons. Giovanni Tavelli da Tossignano, Vescovo di Ferrara, alla Parrocchia di Stienta si può apprendere che i Rettori delle Chiese di Occhiobello, Gurzone e Ravalle erano tenuti a venire a Stienta per i battesimi; che ogni contadino del paese doveva offrire come primizia annuale alla parrocchia uno staio di frumento ed ogni bracciante uno staio di meliga; che dovevano pagare i "quarantesimi" (diventeranno poi i "quartesimi") coloro che coltivavano le terre di Valtisia, Ponte Lago Scuro, Occhiobello, Gurzone, Stienta, Vallelunga; che si dovevano pagare le "decime" a certi esattori fiduciari della Chiesa ed il tutto si spiega con il fatto che la Chiesa era proprietaria, o si riteneva tale, di tutte le terre, altrimenti non si capirebbe l'obbligo di pagare.
Sempre dal sopracitato verbale si viene a sapere che esistevano poderi denominati "I Corzoli", "Il Dosso", "Ronco", "La Bradia", "Santa Giustina" "I Perari", "Casal de Casa", "Passarotto", "La Roversa", "La Guarda" condotti da famiglie che portavano questi cognomi e nomi: Giovanni Micheli, Pietro dei Beccari, Marchioni, Antonio dei Mazzoni, Nicola dei Bonlei, Francesco Correggiaro, Francesco Petazoli, Nicola dei Mazzoni, Spirandello degli Ungarelli. Il verbale di Mons. Tavelli conclude con l'esortazione di restaurare la vecchia Chiesa che si presentava cadente in molte patti. Questa osservazione ci permette di dedurre che si trattava della primitiva Chiesetta o Cappella indicata come Pieve di Galito nella Carta del Ferrarese che precisava le proprietà della Chiesa di Ravenna nel X secolo (vedi pag. 7).

1449

Si diede inizio alla costruzione di una nuova Chiesa, più ampia della precedente, sufficiente per almeno 150 anime si trova scritto nell'antico documento e sicuramente nel posto dove attualmente si trova la Casa dei Romani perchè vicino si costruì pure il campanile, e la notizia è suffragata da un'epigrafe scolpita sull'antica vasca battesimale del 1453, senza per'altro riuscire a capire se i lavori si fossero già conclusi.

Visualizza l'immagine cliccando qui.

Il riferimento alle 150 anime non deve lasciar credere che la popolazione fosse così poca, ma solo che si trattava di adulti che avevano già ricevuto la prima Comunione e che possedevano qualcosa da mettersi ai piedi per poter frequentare la Chiesa.
Per finanziare la costruzione di Chiesa e Campanile si devono tenere presenti le entrate indicate in un paragrafo precedente corrispondenti ad un reddito annuo della Parrocchia di 400 libbre.
Anche i soldi a quei tempi andavano a peso.

1450

In quegli anni la scuola non era certo obbligatoria e chi voleva imparare qualcosa, più che altro nozioni di religione, doveva recarsi a piedi a Trecenta, percorrendo gli argini delle valli, presso un maestro pagato dalla "Confraternita" che gestiva le finanze della Chiesa.


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1559

I Frati di San Benedetto dell'Abazia di Pomposa, con una "Permutatione" fatta con il Duca d'Este, si stabilirono definitivamente a San Genesio, dove già operavano dal secolo precedente provenienti dalle Caselle di Gaiba. Per chi volesse rendersi conto di tale contratto permutativo, abbiamo inserito la prima pagina di quella "Permutatione" che stabilisce i reciproci impegni merceologici e pecuniari. Ma per avere qualche idea più precisa sugli affitti delle terre (che appartenevano quasi tutte alla Chiesa) diciamo che abbiamo trovato scritto che a Melara si pagava 1/4 dei redditti che dava la terra, eccetto i fagioli, il lino ed il miglio seminato nelle stoppie, per i quali si pagava la "decima" ma se il raccolto era in vino si doveva pagare 1/3. A Bergantino, per due biolche con casa, si pagavano 4 staia di frumento (qli 1,25) e 6 mastelli di vino (hl. 3,4). A Bagnolo, per un casale, si pagavano 4 paia di capponi e 10 soldi marchesini.

1589

<<...Più di 50.000 moggia, vino in abbundantia ma che piace quando ha un po' di muffettina, carne di vitella da latte e manzo ve n'è assaissimo, non di meno nella città per il malgoverno vi si patisce molte volte carestia, delle porcine più che mediocremente rispetto al paese, e questo, perchè nè è alcuno, non pur fuora, ma dentro nella città, parlo anco di nobili, che non allevi porci in casa. Cascio in copia e buono, ma però di una sola sorte quasi tutte di varia forma, frutta poche e cattive e portate a vendere quasi tutte a peso e sordidamente a gran prezzo, ma in queste, né gli altri erbaggi trova alcuna sorta di delizia oltre che non son di quel grato sapor di che vogliono essere quelle prodotte da terreni di collina e gran prezzo...>>
[Ricavato da un testo antico]

1590

Fra le tante rotte provocate dalle acque del Po ci piace ricordate quella del 1590 o secondo altri del 1592, avvenuta alla Prinella perchè ci permette di far sapere che il nome della località deriva dal casato di un Mons. Prinello che ivi abitava con la famiglia che possedeva vari terreni tra i Comuni di Stienta e di Occhiobello. Proprio in quegli anni si diffondeva nella zona il contratto agricolo di lavorazione al mezzo (cioè la mezzadria) e cominciava a svilupparsi la coltivazione del granturco che sostituiva quella del riso praticata da secoli e diffusero i vigneti d'Uva d'Oro perchè dalla Francia era arrivato il vitigno come dote ad una duchessa venuta sposa al Duca d'Este. Nei secoli XV e XVI si pagavano numerose imposte:
a)  Il "Terratico" come imposta straordinaria per far fronte alle rotte ed alle altre avversità;
b)  Le "Colte o Collette" in base all'estimo civile e rustico;
c)  La "Datia o Dadia" in derrate secondo il terreno estimativo;
d)  Il "Boccatico" lo pagavano i cittadini, o contadini, che non pagavano il "Testatico" dei bracenti (i braccianti);
e)  La tassa di macinazione.
Il sistema di esazione era appaltato e questo facilitava certi soprusi ai danni dei più deboli, ma si pagavano pure altre tasse come: il Passo o Transito o Pedaggio diremo noi oggi, la Manomorta, le Decime ecc.

1598

In quell'anno i territori della Traspadana ferrarese, cioè quei paesi a nord del Po da Papozze a Melara, che erano stati amministrati dagli Estensi fin dal 1190, passarono direttamente sotto la giurisdizione della Marca Pontificia per la morte dell'ultimo marchese d'Este.

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1603

Il Marchese Enzo Bentivoglio ottenne dal Papa Paolo V la facoltà di prosciugare le valli ed i luoghi paludosi della Traspadana, tra il Po ed il fiume Tartaro, con diritto di acquistare in perpetuo, per se e per i suoi eredi, la metà del territorio che fosse stato prosciugato e bonificato, si legge nel "Chirografo" pontificio. La maggior parte dei lavori vennero eseguiti tra il 1608 ed il 1612 con lo scavo dello Scolo di Zelo, o Scolo Vecchio, che tuttora convoglia le acque dei terreni intorno a San Genesio.


1666

Sui terreni bonificati venne eretta una chiesetta per adorare la effige della Beata Vergine Maria, scoperta, così dice un'antica dedica il 6 Giugno 1666 sulle tenute del Monistero Pomposiano di San Benedetto di Ferrara, situate nella Villa di Stienta.
Nei capitoli della "CONVENZIONE" intercorsi tra la Camera Apostolica ed Enzo Bentivoglio una precisa clausola imponeva l'insediamento di "livellari" sui terreni bonificati. Il contratto livellario era antico e riguardava la concessione di lotti di terreno in cambio di piccole quantità di prodotti e di uccelli da cortile, ma nel caso specifico il livellario era tenuto a scavar fossi ed a fare lavori di bonifica coltivando la terra. L'investimeno di lavoro durava così tutta la vita del livellario nel realizzare la bonifica agraria, mentre l'investimento del capitale si era limitato al finanziamento iniziale della bonifica idrica. Per chiudere l'argomento bonifica-livelli, precisiamo che alla fine del XVI secolo i tipi di conduzione agraria a Stienta e dintorni erano i seguenti: affitto, livello, lavoraggione, castaldo e proprio in questo periodo comincia a prevalere il contratto d'affittanza, all'interno del quale si articolano la "lavoraggione" e la "castalderia" ed i rapporti con i braccianti. In quel periodo la proprietà dei Bentivoglio era di 747 moggia, pari a 1600 ettari.
Da un "estimo" di quegli anni si può rilevare che a Stienta i terreni casamentivi erano di moggia 7/19/1; i terreni abbraiati erano dei moggia 331-11-2; i terreni campagnoli erano di moggia 119-12-0; i terreni prativi erano di moggia 83-19-3; i terreni pascolivi e vallivi erano di moggia 388-11-2; i terreni boschivi erano di moggia 12-4-1; infine la golena del Po era di moggia 5-10-2. Le tre misure indicano rispettivamente moggio-staio e quarta che erano di superficie ma anche di capacità e di peso come si è detto e le 388 moggia di terreni vallivi stanno ad indicare la necessità della bonifica. Un rilievo però si rende necessario a questo punto perchè il territorio del nostro attuale Comune è di 24.000 pertiche mentre da quell'estimo risultava di sole 20.398 pertiche, escludendo le 105 della golena del Po.

I dati che vengono riportati dalle cinque tabelle seguenti sono stati tratti dalla tesi di laurea in storia moderna della Prof. Gloria Buoso che ha preso in esame "Due tempi nella storia di una piccola comunità ferrarese" Stienta 1622, 1672 e che ci sembrano sufficientemente esplicativi e chiari sulle attività più comuni, su nascite e decessi, sulla consistenza della popolazione e per le medie dei nuclei familiari di quei cinquantanni di vita stientese.

Tavola 1



Tavola 2

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1705

Frequenti erano in quei tempi le rotte del Po, sia per la bassa arginatura che per la debolezza stessa delle costruzioni fatte a carriole di terra e pertanto o l'argine della golena di Bonello o quello più alto a nord cedevano alle piene e dopo quella del 1705 se ne registra un'altra disastrosa nel 1710, ma erano tempi grami di guerre combattute sulle nostre terre dagli eserciti francese ed austriaco per la prima guerra di successione spagnola, che si fronteggiarono fin verso il 1720. Tali eserciti naturalmente si dovevano procurare il vettovagliamento sul posto e quindi le ruberie, le violenze, le devastazioni insanguinarono ed impoverirono la zona oltre ogni immaginazione. Dagli archivi della parrocchia è stato possibile sapere che le anime nel 1718 erano 1506 ma ripartite tra il Santuario di San Genesio e la Chiesa del centro. Consultando quei vecchi registri abbiamo potuto sapere che il 18 Novembre 1706 moriva a Stienta Domenica de Moneghesi, moglie di Vincenzo de Mussolini; che il 3 Gennaio 1707 moriva Gioanna Tamagina Mussolini, di 70 anni in Val de l'Occha; che il 10 Aprile del 1707 moriva Vincenzio dei Mussolini, soprannominato Millanis e che il 12 Febbraio 1718 moriva Maria Maddalena Malagò Mussolini di soli 46 anni sempre in Val de L'Occha. Strano cognome che successivamente è sparito da ogni scritto relativo al nostro paese.

1746

[Abate di San Benedetto di Ferrara, Rev.mo Alessandro Zuccanini Locatelli, consacrò il quadro con l'effige della B.V. Maria del Santuario di San Cenesio.] Scrive lo storico Baruffaldi che si era sparsa la voce che la Madonna di San Genesio compisse miracoli, tanto che la gente accorreva perfino da Ferrara (e si camminava a piedi!) ed il sacerdote della famiglia Sarti Savonarola, abitante alle Tomaselle di Gaiba, lasciò scritto che donne indemoniate guarirono dopo una visita alla chiesetta-santuario. Le offerte dei pellegrini erano amministrate dalla "Confraternita" per il mantenimento della chiesa, mentre il mantenimento del clero era pagato dalle "decime" e dai "quartesimi'~ Per un'epidemia di afta epizotica scoppiarono sempre in quell'anno gravi tumulti perchè venne tagliata la strada che collegava il centro all'altezza della casa dei Beccari, impedendo agli abitanti del paese di recarsi a lavorare sulle terre dei Nappi, dei Beccari, dei Frati di San Genesio. Per impedire il diffondersi dell'afta, il taglio della strada finì col rendere impossibile il trasporto dei morti che in quegli erano numerosissimi per epidemia di peste.
Per capire l'episodio basti pensare che su una popolazione di 1506 anime si contarono: 127 morti nel 1690, 125 nel 1727 e 146 nel 1758 con un tasso medio di mortalità del 9-10%.

1768

L'Eminentissimo Cardinale Marcello Crescenzi, Arcivescovo di Ferrara poteva finalmente benedire ed inaugurare il completamento di quel campanile che era stato fatto rialzare di una quindicina di metri dall'Arciprete Don Gaetano dalle Monete, ed arricchito di quattro campane: tre grandi ed una piccola.

1799

Il 22 settembre di quell'anno è stata inaugurata la nuova Chiesa arcipretale, dopo nove lunghi anni di lavori, mentre era arciprete Don Giuseppe Caducci. La Chiesa precedente sorgeva di fianco al campanile e nel retro si trovava il cimitero, ma era molto più piccola dell'attuale che misura 54 metri di lunghezza per 16 di altezza e 14 di larghezza.

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1805

Nell'Ottobre del 1796 Napoleone aveva occupato Ferrara incorporandola nella Repubblica Cispadana e successivamente nella Cisalpina ed un Decreto Reale del 8 Giugno 1805, di Napoleone Re d'Italia, divise il nuovo Regno in Dipartimenti, Distretti, Cantoni e Comuni.
Stienta finì così nel Distretto di Ferrara e nel Cantone di Fiesso Umbertiano ma con Decreto del 1807 i Comuni di Stienta e di Gaiba passarono al Cantone di Trecenta. Contro questi nuovi padroni scoppiarono ovunque in Polesine delle sommosse sobillate da coloro che avevano perso autorità e potere, ma a Stienta i contadini non si dimostrarono troppo . . . rivoltosi come invece avvenne a Crespino, a Castelmassa ed altrove.

1810

Per placare i fermenti popolari crescenti il governo napoleonico, con un Decreto del 27 Aprile del 1810 espropriò le proprietà ecclesiastiche allontanando i Benedettini da San Genesio ed in tal modo, in pochi anni, tutte le terre dei frati finirono nelle mani dei Conti Camerini attraverso finanziamenti di banchieri ebrei che avevano sostenuto l'esproprio napoleonico. I Diritti dell'uomo propugnati dalla Rivoluzione Francese esaltarono i giovani ma portarono ben pochi benefici alla popolazione tanto che di tutte le libertà sbandierate l'unica permessa e tollerata fu quella del diritto dei giovani a "portare il maggid" alle ragazze; a far la "tamplà" agli sposi dopo una separazione per motivi di abbandono del tetto coniugale; a girare per le strade per "unzar al sproch" in occasione di festività o a fine d'anno; ad organizzare la "cuccagna" nelle sagre.

1813

Napoleone aveva fatto una promessa mai mantenuta: la libertà. In occasione della prima caduta di costui ci furono manifestazioni di giubilo un po' ovunque, canti di Te Deum nelle Chiese ed a Stienta venne eretta in mezzo alla Piazza una Colonna dell'Immacolata, proprio nel punto in cui ora si trava il Monumento ai Caduti.
Durante il periodo di dominazione napoleonica il Comune era retto da un Podestà affiancato da alcuni Savi eletti dal Consiglio Comunale, che si rinnovava per quote uguali di anno in anno, entro un quinquennio. Il Podestà rimaneva in carica tre anni; i Savi si rinnovavano parzialmente ogni tre anni ed erano rieleggibili. La Rivoluzione Francese travolse, con tutto il medio evo, non solo le classi privilegiate, ma anche le Corporazioni e le libertà municipali, creando con l'accentramento delle pubbliche funzioni, quel malanno che ancor oggi chiamiamo burocrazia. I Francesci staccarono, dopo secoli, la parrocchia di Stienta dalla Diocesi di Ferrara e gli Austriaci che subentrarono dopo, confermarono tale scissione.

1819

Come conseguenza del Congresso di Vienna, arrivarono a Stienta gli Austriaci che provvidero subito a chiudere il posto doganale che si trovava in precedenza presso l'ex casa dei Gazzi e che fungeva da osteria del "Passà" quasi certamente perchè durante la demolizione della casa, sotto vecchi strati di intonaco, è stata ritrovata la scritta Vino e Liquori ma forse era anche una vera e propria casermetta dei doganieri perchè sulla porta d'ingresso esisteva uno stucco con l'effige di Santa Barbara, patrona dei militari.

1850

Il paese non ha mai sopportato volentieri la dominazione austriaca tanto da risultare fra i centri più colpiti da arresti, retate, condanne e fucilazioni e per fronteggiare la situazione il governo di Vienna, con la "Legge Stataria" del 1850 affidò alle corti marziali il compito di giudicare i colpevoli. Il Tribunale militare si riunì per tre giorni in località Martinella e, forse, senza far troppa distinzione tra reati politici e reati comuni (era il periodo in cui girava la "Cumpagnia dal trav") fece fucilare alcune decine di Stientesi. Un conte austriaco, Antonio Hojos, fece stampare nel 1852 a Venezia un libretto dal titolo "Fatti storico-morali negli 1850-51 in causa di furti e assassinii" ed a pagina 105 di tale libretto si può leggere: "Alcun tempo appresso il Giudicio fu aperto in Stienta. Quasi tutti gli individui che comparvero davanti a quel tribunale erano del luogo; e alcuni anzi, guardando dalle finestre della loro prigione, potevano vedere le proprie case, i propri figli, i propri congiunti. Perlocchè fu bisogno consigliare e costringere anche i parenti ad allontanarsi dalle loro abitazioni, affinchè i condannati non avessero il doppio dolore di morire, e di morire da infami, sotto gli occhi di quei medesimi che loro appartenevano per vincoli di sangue. Questo provvedimento però non ebbe l'effetto desiderato. Il figlio di un delinquente stava sulla porta ad udire con gli altri le deposizioni del proprio genitore, imperterrito così da muovere i sacerdoti, la milizia, l'autorità civile ad allontanarlo.
Il nostro autore prosegue dicendo che il ragazzo, non contento di aver assistito impassibilmente alla morte del padre, presenziò ridendo alla morte degli altri fucilati e, per giustificare il suo riso, avrebbe risposto: "Non si divertirono forse ieri tanti e tanti sulla sorte di mio padre?; oggi voglio fare anchio lo stesso sulla sorte altrui".
Naturalmente tale fatto avrebbe colpito l'animo sensibilissimo del nostro autore e del Capitano Alessandro Poffemberg, Preside del Consiglio, da richiedere al sig. Colonello austriaco 50 educative frustate di punizione per il comportamento disumano del ragazzo che ne ebbe solamente 25 per l'intercessione di un sacerdote.
Così va il mondo, direbbe il nostro Manzoni: <<Chi ammazza ha il cuore tenero e lo fa a fin di bene, mentre chi fa da spettatore è una persona crudele dal cuore di pietra>>. Con questo non intendiamo affermare che quegli Stientesi fossero anime candide ma, in fatto di cuore, non erano certamente peggiori dei loro giudici.
Sotto l'Austria l'amministrazione del Comune era regolata dalla Legge 12 Aprile 1816, modificata nel 1848 e nel 1854, che stabiliva un Podestà al vertice affiancato da un Consiglio degli Estimati e da una Congregazione degli Assessori, che duravano in carica due anni. Il Comune provvedeva ai servizi di beneficienza, sanità, polizia, acque e strade, edilizia, istruzione, culto ecc. ma l'ingerenza dell'autorità superiore, e soprattutto la scelta dei capi da parte del Governo centrale, paralizzava ogni libertà d'azione concessa dalla legge ai Municipi. Il servizio militare di leva aveva la durata di ben otto anni e si poteva evitare solo comprando un sostituto.
Stienta in quegli anni era tenuta particolarmente sotto sorveglianza dal potere austriaco perchè aveva dato i natali ad Alfonso Turri che risulterà, fino al 1866, uno dei patrioti più impegnati nella lotta per l'indipendenza.

1866

Dopo la terza guerra d'indipendenza Stienta passò dall'amministrazione austriaca a quella del Regno d'Italia senza subire scosse sociali o perturbamenti tanto da conservare lo stesso Sindaco al vertice del Comune: Gaetano Suzzi. L'unico cambiamento fu nel titolo: da Podestà a Sindaco.

1875

Per iniziativa di pochi appassionati sorse in quell'anno la Banda musicale che, per il berretto rosso dei suoi componenti, verrà subito soprannominata garibaldina.

1880

Nel fondo agricolo denominato "Macchione", presso San Genesio, durante lavori agricoli di aratura profonda, vennero rinvenute monete, anfore, vasi e resti di pavimenti di epoca romana. Tale rinvenimento è descritto a pag.148 del libro "Memorie Polesane" di Antonio Cappellini ed aggiunge che i reperti finirono poi nel Museo Civico di Adria.

1882

11-18 Settembre 1882 l'Adige straripò ad Angiari di Legnago ed inondò una vastissima zona tanto da arrivare perfino in piazza a Stienta e molti concittadini furono precettati con carriole e badili per accorrere a tamponare le falle successivamente createsi.
Dopo questa alluvione si intensificò l'esodo migratorio verso l'America, specialmente meridionale, perchè le famiglie senza lavoro e decimate dalla pellagra non sapevano più come sopravvivere.

1884

Il primo sciopero agricolo del Polesine, conosciuto come "la boje", ebbe anche a Stienta momenti di grave tensione sociale. In occasione della mietitura di quell'anno, le manifestazioni di piazza e di protesta, iniziate nel Basso, si spostarono nell'Alto Polesine verso la fine di giugno e precisamente il 22 a Castelguglielmo sfociarono nell'invasione bracciantile delle Pelizzare del conte Camerini ed in una violenta manifestazione di piazza che si concluse con il ferimento di due carabinieri e convinse i proprietari a concedere il 16% di compartecipazione sulla mietitura al posto del tradizionale 8-10%. Tale concessione mise subito in agitazione anche i contadini di Stienta che si riunirono in piazza il 25 non appena si era sparsa la voce che i braccianti di Fiesso Umbertiano avevano ottenuto il 20%. Immediatamente venne deciso lo sciopero per i giorni successivi ma dopo soli due giorni alcuni possidenti, tra i quali Eugenio Bellinazzi e Giorgio Ferroni, accettarono di concedere il 20% ed in tal modo lo sciopero parve smorzarsi. Nelle campagne gestite direttamente dal conte Camerini la mietitura venne fatta da quei soldati che erano alloggiati in gran numero nella Villa del conte e per convincere il Ferroni gli erano state tagliate 145 viti in una sua campagna.
11-10 Luglio 1884 venne spedita da Bologna al Sindaco di Stienta, Gaetano Suzzi che amministrava i beni del conte Camerini, una lettera in cui si potevano leggere frasi di questo tenore: "Caro Gobbo, Voi siete una canaglia, perchè fate il male ai contadini per insignorirvi alle loro spalle (....) Voi fate venire le truppe ma noi ci ridiamo di voi e di loro. Fenili tutti ve li bruceremo (...) Servo impinguato alle spalle del padrone dilapidatore del sangue dei poveri, la vostra sote è decisa siete condannato irrevocabilmente dal comitato segreto rivoluzionario del Polesine".

E siccome alle minacce seguirono i fatti con incendi di pagliai e di fienili e tagli di viti nelle campagne gestite dai fittavoli del conte Camerini e del Sindaco Suzzi, il Prefetto inviò a Stienta una Compagnia di bersaglieri. I braccianti ottennero l'aumento delle paghe per i lavori invernali che salirono a ben una lira e cinquanta centesimi orari al posto dei 60 centesimi che percepivano negli altri paesi.


1895

Allo scopo di aiutare con finanziamenti quei contadini che in quegli anni volevano acquistare un lotto di terreno dai Conti Camerini che, a partire dal 1890, li avevano messi in vendita, sorse la Cassa Rurale. In quel periodo i fermenti sindacali cominciarono a farsi sentire tra i contadini che già nel 1884 tentarono un primo sciopero agricolo in Polesine e pertanto si può capire il motivo per cui la grande proprietà fondiaria cominciò a smembrasi. Si comincerà a scavare nel 1897 un grande scolo per debellare quelle acque che provocavano malaria, pellagra e disoccupazione e tale bonifica favorirà pure la nuova coltivazione della barbabietola.

Paragrafi
| Origini | XII secolo | XIII secolo | XII - XIII secolo | XIII secolo |
|XV secolo | XVI secolo | XVII secolo | XVIII secolo | XIX secolo |
| VILLA CAMERINI | XXsecolo | Stientesi da ricordare | Appendice |



VILLA CAMERINI

È stata costruita nella seconda metà del XVIII secolo, secondo criteri che risentono dell'architettura militare emiliana, ha scritto Antonio Canova in Ville del Polesine, nello stile di Villa Schiati di Ficarolo e di Villa Pepoli a Trecenta. La Villa venne edificata con due torri simmetriche laterali, ripartita su tre piani, con due eleganti portali sulla facciata rivolta a sud, centinati e coronati da una ghiera in cotto di vago stile lombardesco.
La cappella, anzichè a se stante, venne ricavata in un apposito vano a piano terra della villa.
Il rustico era costituito dalle scuderie ad est e dalle cantine, mentre ad ovest esistevano granai e magazzini vari con una vera e propria dependance nel retro quasi vicina alle mura, per il portinaio-custode che doveva osservare e controllare le entrate provenienti dalle campagne.

Tutto intorno esisteva un parco, ricco di piante anche rare, recintato da un alto muro che si apriva anteriormente in un artistico ingresso chiuso da una cancellata in ferro battuto sostenuta da poderosi pilastri.
Per tutto il secolo scorso la Villa ha funzionato come centro propulsore di tutta l'attività economica del paese costituendo quasi l'unica fonte di reddito da lavoro dipendente.

Attualmente è in stato di completo abbandono perchè gli eredi della famiglia Bertelè, che ne sono i proprietari, non sono in condizioni tali da poterla salvare dalla più completa rovina.

L'ingresso principale della Villa come si presentava alcuni anni fa, quando alcune famiglie abitavano nelle costruzioni laterali.


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|XV secolo | XVI secolo | XVII secolo | XVIII secolo | XIX secolo |
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1907

Racconta Primo Bacchiega nel suo volume "Sulle sponde dell'Eridano" che in quell'anno per opera e per merito di due giovani intraprendenti fu possibile vedere anche a Stienta, per la prima volta, quel cinematografo che da pochi anni era arrivato dalla Francia.
Alcune sequenze in bianco e nero, naturalmente senza sottofondo musicale vennero proiettate nel Teatro Cazzoli con l'ausilio di una macchina a vapore sistemata fuori del teatro dal Sig. Amilcare Natali e di una dinamo per l'energia elettrica, noleggiata a Ferrara, il tutto sotto la regia di Beppe Celotti.
Però solo dopo il 1923, con l'avvento dell'elettricità pubblica, sarà possibile avere in paese il cinema muto quasi in forma continuativa per la scarsità delle pellicole in circolazione mentre il sonoro lo forniva un pianista in sala e le parole si leggevano sotto forma di didascalie delle immagini tra frequentissime interruzioni di pellicola che permettevano commenti tra gli spettatori e mangiucchiamenti di brustoline, bagigi, faluina ecc.

1913

Da Castelletto del Garda giunsero a Stienta le Piccole Suore della Sacra Famiglia il 22 Ottobre e subito aprirono un asilo parrocchiale che, senza soluzione di continuità, tuttora opera sotto forma di Scuola Materna dal 1976.

1915

Dopo tre lunghi anni di lavoro si è finalmente realizzato il progetto del Comune di dotare il paese con un vero edificio scolastico. La scuola elementare, o le prime classi della scuola, funzionavano prima in parte nel terzo piano del Municipio ed in parte in una vecchia costruzione presso l'argine del Po, che resterà aperta per un altro paio di anni.
Si deve tener presente che il centro del paese era ben diverso da come si presenta attualmente e le costruzioni pubbliche e private non si edificavano in fretta, tanto che di fianco a quella che ora è la Via Maffei partiva dalla piazza un fossato fiancheggiato da una folta siepe e le strade erano poche e mal tenute.
Nel 1904 l'Amministrazione provinciale aveva deciso la costruzione di una linea ferroviaria tra Badia ed Ostiglia ma con una diramazione a Sanano per collegare pure Ficarolo, Stienta, Occhiobello con Santa Maria Maddalena. Scoppiata la 1a guerra mondiale il progetto venne accantonato e dopo la guerra si riparlò di un vero tronco ferroviario che doveva unire Ostiglia a Quinto M. Maddalena e si fecero progetti ed espropri, si diede il via ai lavori, ma il tutto finì in una bolla di sapone per una molteplicità di motivi politici ed economici, di confini e di competenze e Stienta conserva di quel progetto solo il ponte sul Cavo Bentivoglio all'altezza del podere "Catania" in Via Folega, mentre la striscia di terra su cui doveva correre la ferrovia di fianco all'ex Strada Nuova e stata poi incorporata nella costruzione di Via Eridania. A proposito di espropni fatti per pubbliche necessità sarà bene dare qualche indicazione sul valore dei beni agli inizi di questo secolo. Da un atto notarile del 1904, relativo ad una divisione ereditaria si è potuto rilevare che una casa colonica di 12 vani più un pollaio in mattoni, era valutata lire 1149,50, mentre pertiche di terra 18,95, quasi due ettari coltivabili, erano stimati lire 3350,78 in ragione di 176,82 lire per pertica.

1919

Nell'immediato dopoguerra si verificarono anche a Stienta come in moltissime altre parti, perturbamenti e sommosse in conseguenza di una forte disoccupazione e di mancate promesse fatte ai combattenti in periodo bellico ed allora tra uno sciopero ed una manifestazione venne incendiato perfino il vecchio Municipio, il 6 Luglio. Verrà subito ricostruito, solo con qualche leggera variante, nello stesso posto e con le stesse caratteristiche.

1920

Il decennio 1920-1930 è stato particolarmente ricco di avvenimenti importanti per le strutture ed i servizi sociali tanto che fin dal primo anno è stato possibile sfruttare un vecchio centralino militare per impiantare il primo telefono nel paese proprio nel luogo dove funziona tuttora un telefono pubblico.

Negli anni venti la "scavzzadùra" della canapa si faceva con la macchina a vapore, alimentata a legna ma anche a stecchi, come si può vedere.



Il primo utente privato del telefono è stato il Municipio un paio d'anni dopo. In quegli anni intanto si stavano costruendo alcuni grandi edifici per la raccolta e la conservazione del tabacco che si coltivava nella zona ormai dall'immediato dopoguerra. Per tutto quel decennio gli Essicatoi del tabacco costituirono una fonte di reddito per molte famiglie stientesi e solo verso la metà degli anni trenta il lavoro comincerà a ridursi tanto in fretta da sparire completamente prima della seconda guerra mondiale. Nel 1923 arriverà finalmente in centro del paese la luce elettrica mentre le zone marginali l'avranno più tardi nel 1953 (Zampine e Sabbioni) e nel 1961 (Chiavicone, Guerra). Nel 1928, poi, l'ing. Mario Colognesi riuscirà ad impiantare il primo apparecchio radioricevente che costituirà motivo di meraviglia e di ascolto per alcuni anni degli altri Stientesi. La difficoltà della ricezione consisteva nella costruzione di una grande antenna ricevente e la soluzione si avrà dopo il 1930.
Alla fine del decennio, e precisamente nel 1929, dal centro della piazza verrà spostata la Colonna della Vergine per far posto al nuovo Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale. Tale Colonna è sistemata prima ai bordi della piazza, proprio di fronte la portale della Chiesa e, successivamente, sullo stesso sagrato dove ancora si trova insieme all'altra di San Gaetano da Thiene. La prima statua del Monumento ai Caduti è stata asportata durante l'ultimo conflitto mondiale e fusa per farne cannoni.


Prima di chiudere sui fatti del decennio bisogna ricordare che nel febbraio del 1929 le acque del Po gelarono a tal punto da permettere l'attraversamento del fiume da una sponta all'altra a parecchi Stientesi.
La storia aveva registrato e registrerà altri inverni rigidissimi, con vaste superfici ghiacciate delle acque del Po come nel 1210, nel 1233, nel 1510, negli inverni 1628/29; 1857/58; 1879/80; 1954/55 ed il mese di gennaio del 1985.

1931

Sparisce l'ultimo esemplare dei mulini dalle acque del Po antistante l'argine del vecchio Borgo e se tale data segna l'inizio della macinazione meccanica. con i palmenti e poi con i cilindri, segna pure la fine di un artigianato pionieristico e rischioso dell'arte molitoria, legata alle piene del fiume, ai periodi di secca quando le acque diventavano stagnanti a tal punto da impedire alle pale del mulino di mettere in moto le macine. Di quel periodo alcuni ricordano le "pinze alla munara" che costituivano un vero... manicaretto.

1934

In località Zampine viene costruito un edificio scolastico con annessa abitazione per i maestri, al fine di evitare l'inadempienza all'obbligo scolastico e ridurre di parecchi chilometri la strada ai bambini delle prime classi elementari residenti in quelle popolose località.

1938

Fino a tale data la vigilanza sul territorio stientese era svolta dai carabinieri della stazione di Occhiobello ma da quell'anno funzionerà anche a Stienta una piccola caserma dei carabinieri che inizialmente aveva sede in Via Maffei, presso Villa Masi.

1941

Il decennio si è aperto con l'Italia impegnata nella seconda guerra mondiale ed il paese invece impegnato ad ultimare i lavori di costruzione di un nuovo cimitero in Via Argine Sabato, cominciati nel lontano 1932. Fino a questa data i defunti del paese venivano inumati nel camposanto che si trovava tra le Vie Gramsci e Via Don Minzoni, dove ora esiste una specie di giardino pubblico.
Il 26 Ottobre del 1944, in pieno periodo bellico, ma con l'Italia divisa in due Stati, Stienta si è trovata nella giurisdizione della Repubblica Sociale di Mussolini ed allora ha dovuto subire le gravissime conseguenze di un rastrellamento casa per casa eseguito da truppe tedesche spalleggiate da unità della milizia fascista in cerca di armi e di nascondigli dei partigiani. Vennero bruciate 11 case, deportati decine di cittadini, uccisi due partigiani.

1945

Il 24 Marzo una incuriose di aerei alleati provoca la morte di due persone, il ferimento di altre due e la distruzione del grande orologio del vecchio campanile. Un mese dopo, proprio alla vigilia dell'ultimo giorno di guerra, e precisamente il 24 Aprile alle ore 15, un cannoneggiamento delle truppe alleate che si erano attestate a sud del Po, provocò il crollo dell'intera torre campanaria che si alzava maestosa per ben 52 metri dal suolo.
Concluso il conflitto mondiale con il 25 Aprile, il "potere" venne assunto dal Comitato di Liberazione Nazionale, costituito dai rappresentanti dei Partiti Politici costituitisi durante il periodo della Resistenza. Il 2 Giugno, con un Referendum popolare, gli Italiani scelsero la Repubblica ed elessero il Parlamento che doveva promuovere la nuova Costituzione. In quella prima elezione democratica gli Stientesi si espressero cosi: 1962 voti per la Repubblica e 373 voti per la Monarchia.
Il 10 Novembre si votò nuovamente per eleggere il primo Consiglio Comunale che confermò Sindaco il Sig. Zosimo Bonatti, che era stato provvisoriamente nominato dal CLN.
Fin dal 1945 si è sviluppato nel paese un forte movimento Cooperativo che ha dato vita, in due-tre anni, prima alla Cooperativa di Consumo, poi a quella Edile, successivamente a quella dei Falegnami, per finire con quella Agricola. Sempre in quei primi anni riprenderà a funzionare uno sportello della Cassa di Risparmio e, sia pur modestamente, anche la Cassa Rurale.

1951

Il 14 Novembre le acque del Po, in piena da oltre un mese, non più contenute dagli argini, straripavano in alcuni punti ad Occhiobello e subito si riversavano anche su tutto il territorio comunale di Stienta, raggiungendo il livello massimo di un metro in piena piazza e di ben sei metri di altezza nella valle verso Runzi. Gran parte della popolazione ha trovato rifugio in altre parti d'Italia e, se molti poi ritornarono, tanti altri si trovarono un lavoro altrove. Il fenomeno migratorio di questo decennio, provocato dalla alluvione del Po ma successivamente alimentato dalla ristrutturazione agricola che ha lasciato senza lavoro centinaia di braccianti, risulta evidente dai dati dei censimenti successivi alla Liberazione. Nel 1951 la popolazione di Stienta risultava di 4142 persone, nel 1961 di 3349, nel 1971 di 3055 e neI 1981 di 3042. Se il fenomeno migratorio degli anni cinquanta sta rientrando in limiti più che accettabili, c'è da segnalare a questo proposito un altra forma di emorragia sociale: quella scolastica. Ecco i dati che si riferiscono agli stessi censimenti. Frequentavano le scuole elementari di Stienta nel 1951 ben 482 bambini che nel 1961 si erano già ridotti a 297, nel 1971 a soli 226 per finire nel 1981 con 201 scolaretti.
Questi numeri ci dicono che se nel trentennio la popolazione del paese èdiminuita del 26,5% i bambini sono calati del 58% e la denatalità non è tutta da incolpare al fenomeno migratorio.

1953/54

Con i contributi pervenuti alle popolazioni alluvionate è stato possibile intraprendere la costruzione di edifici per un Centro Sociale, un nuovo Asilo infantile alle Zampine e due aule in quello del capoluogo.
La piazza è stata riasfaltata, sono stati piantati dei pini marittimi tutt'intorno e di fianco al Municipio è stata predisposta una piazzetta con giardinetto da dedicare ai Martiri della Libertà.
Per fronteggiare meglio le piene del Po si sono iniziati dei lavori di rialzo del vecchio argine, chiudendolo definitivamente al traffico di ogni specie, con un soprassoglio di metri 1,20.
Per non isolare tutto l'Alto Polesine che manteneva le comunicazioni con Ferrara attraverso l'argine, si sta costruendo una nuova strada provinciale che dovrebbe collegare in un prossimo futuro Santa Maria Maddalena con Ostiglia. Naturalmente i lavori di rialzo hanno fatto sparire le ultime case di abitazione che si trovavano in golena e nelle quali il regista M. Antonioni ha girato il film dal titolo "Il Grido'.
Anche a Stienta come del resto avvenendo in tutta Italia, si sta diffondendo la televisione in bianco e nero, per ora, ma dicono gli Americani già in questo 1954 fruiscano di trasmissioni televisive a colori.

1956

Il 4 Novembre del corrente anno è stata inaugurata la nuova statua del Monumento ai Caduti in sostituzione di quella asportata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. In paese ci sono state alcune persone che hanno sollevato mugugni per il fatto che la statua non è stata riprodotta esattamente come l'originale pur essendo opera dello stesso scultore.

1957

Ad est della nuova Strada Eridania, sul terreno del lascito Resemini che finora aveva permesso ai giovani di sfruttarlo come Campo sportivo, si sono iniziati i lavori di costruzione di nuovi alloggi per gli sfollati dalla golena del Po ma anche per altre famiglie.
Il Villaggio sarà dedicato alla memoria dei caduti Bertasi-Ferrari e costituirà un vero e proprio quartiere residenziale.

1962

Anche in Polesine è stato istituito il trasporto gratuito degli alunni delle elementari e proprio a Stienta si è potuto iniziare tale servizio per raccogliere con un pulmino i piccoli alunni di Via Maffei e di Via Pace che negli anni precedenti potevano usufruire di una scuola sussidiata che funzionava per le prime due classi in località Pontefiocco. Il servizio nato da precise necessità, di anno in anno verrà ampliato ed esteso anche agli alunni delle altre classi elementari e delle altre strade del paese.

1964

Sono in corso nuovi lavori di rialzo dell'argine ma anche di allargamento delle banche di sostegno e per tale motivo si procede allo spianamento della vecchia rampa che conduceva dalla piazza sull'argine del Po ed al suo posto si forma una nuova piazzetta che verrà dedicata al sindacalista Di Vittorio. Per gli stessi motivi tutte le case del vecchio Borgo ottocentesco spariscono ed alcune famiglie le ricostruiscono un poco più staccate dall'argine, dando vita alla nuova Via Matteotti.



1966

Questo è stato un anno abbastanza importante nella storia locale per tre fatti di una certa rilevanza sociale:
a) Con i primi prodotti agricoli primaverili cominciò a funzionare il grande Magazzino frigorifero cooperativo di Via Eridania, che è sorto allo scopo preciso di favorire lo sviluppo e la conservazione della frutta che si produce a Stienta e dintorni;
b) Con l'acquisto di un apposito motocarro ha avuto inizio un servizio di trasporto dei rifiuti solidi da tutte le vie del centro ma è intenzione del Comune di istituire un vero servizio di Nettezza Urbana per tutto il territorio comunale. Questo avverrà in un secondo tempo quando sarà possibile acquistare un vero autocarro appositamente attrezzato;
c) 11-17 Dicembre è stato inaugurato il nuovo campanile che durante i lavori di ricostruzione, nel 1959, aveva subito una lunga interruzione per un gravissimo infortunio sul lavoro che aveva provocato la morte di due concittadini.

1967

Ormai da un paio d'anni le vie Maffei ed Argine Sabato sono passate in gestione provinciale e quindi sono state riasfaltate ed allora il Comune ha colto l'occasione per asfaltare anche la maggior parte delle strade comunali, per ampliare le rete delle fognature del centro e per dare un nuovo assetto alla piazza in modo da permettere alle numerose automobili di trovare un parcheggio.

1970

Il 20 Agosto del corrente anno, una violenta tromba d'aria ha devastato una larga fascia di terreni tra Stienta e Gaiba, scoperchiando case e fienili e provocando la morte di un uomo che si è trovato allo scoperto nel bel mezzo del violentissimo turbine e quindi scaraventato a terra dopo aver fatto un volo di duecento metri.
I danni sono stati molto ingenti perchè interi frutteti e vigneti sono stati sradicati completamente.

1972

Con l'approvazione del Piano Regolatore per le nuove costruzioni edilizie la toponomastica cittadina si arricchisce di Via Papa Giovanni XXIII, Via Gramsci, Via Don Minzoni, Via A. Bonatti, Via Brodolini.

1975

Il vecchio Asilo parrocchiale del capoluogo è stato ristrutturato e trasformato in Scuola Materna perchè può usufruire di moderne aule, sale di ricreazione, cucina e mensa.
Anche la Casa di Riposo del lascito Resemini, in Via Maffei ha subito una radicale trasformazione in conseguenza dell'ampliamento e del rimodernamento dell'edificio vecchio ed il Consiglio di Amministrazione attualmente gestisce l'istituzione come un albergo per anziani bisognosi o soli al mondo.

1979

Per l'ampliamento previsto nel Piano Regolatore, un nuovo quartiere residenziale è sorto sull'area dell'ex campo sportivo comunale, cioè il prolungamento di Via Papa Giovanni e le relative trasversali di Via Moro, Via Nenni e Vicolo Morandi con la Via Gramsci.
Sempre in questi ultimi due anni sono sorte parecchie altre costruzioni tra i vecchi capannoni degli essiccatoi del tabacco e così si sono aperte altre due strade quasi nel centro: Via G. Rossa e Via P. Togliatti.

Anni 80

Il decennio si è aperto con l'inaugurazione del nuovo edificio della Scuola Media "Alfonso Turri" in Via Maffei che fin dal 1963 funzionava precariamente in parte al terzo piano del Municipio ed in parte in alcune aule della scuola elementare del capoluogo.
Nel 1982 è stata ultimata una moderna ed attrezzata palestra che dovrebbe servire non solo alla locale scuola media ma soprattutto ad incentivare nuove attività sportive anche in periodi invernali o permettere incontri d'alto livello anche in Alto Polesine.
Pure nel 1982 è stato inaugurato un campo sportivo dotato di servizi, di una tribuna in fase di copertura e di uno spiazzo circostante per permettere il parcheggio o la costruzione di altri campetti per diverse pratiche sportive e nei pressi di tale campo sono state aperte Via Anna Frank e Via Vivaldi al fine di evitare intralci sulla via provinciale Eridania. Sempre nel 1982 è stata aperta una diramazione di Via Bonatti con la costruzione di Via Eugenio Montale.
Nel 1984 è stata costruita la diramazione dell'acquedotto di Fiesso Umbertiano per collegarla con il nuovo pozzo di rinforzo di Via Stradazza e nel contempo per fornire d'acqua potabile quei cittadini del centro che volessero farne richiesta perchè allo stato presente il servizio non può essere ancora reso obbligatorio per tutti.
Non appena il progetto diventerà esecutivo, anche Stienta potrà fruire di un metanodotto e di un depuratore per migliorare la rete fognaria ed i lavori dovrebbero essere terminati entro gli anni ottanta.

Paragrafi
| Origini | XII secolo | XIII secolo | XII - XIII secolo | XIII secolo |
|XV secolo | XVI secolo | XVII secolo | XVIII secolo | XIX secolo |
| VILLA CAMERINI | XXsecolo | Stientesi da ricordare | Appendice |


STIENTESI DA RICORDARE

1809-1883      Alfonso Turri: Patriota
1853-1930      Eugenio Valli: più volte deputato e senatore a vita
1859-1927      Clodomiro Resemini: Educatore e benefattore
1884-1935      Leopoldo Ferroni: Giurista di fama nazionale
1887-1962      Alessio Stefani: Campione sportivo ( su pista 1923)
1903-1945      Antonio Bonatti: Partigiano, medaglia d'oro della Resistenza

Paragrafi
| Origini | XII secolo | XIII secolo | XII - XIII secolo | XIII secolo |
|XV secolo | XVI secolo | XVII secolo | XVIII secolo | XIX secolo |
| VILLA CAMERINI | XXsecolo | Stientesi da ricordare | Appendice |


APPENDICE

La vita rurale degli Stientesi è stata condizionata, dopo la rotta di Ficarolo, dalle condizioni idriche del Po: per irrigare i campi; per fronteggiare pericolose e frequenti piene; per essere costretti ad attraversare quotidianamente il fiume per motivi di lavoro o scambi commerciali con gli abitanti della sponda opposta; per veri motivi di sostentamento diretto come la pesca od il servizio di traghetto ecc.
Per mettere ben in evidenza quale importanza e quale tutela venisse data al fiume nei secoli anteriori alla Rivoluzione Francese si propongono le fotocopie di alcuni Editti, Bandi o Decreti emessi dalle autorità di quei tempi e che noi abbiamo attinto dai "QUADERNI DI RICERCA (IV)" dell'Archivio storico di Stato di Ferrara.