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GRADARA LUDENS

 

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GRADARA LUDENS FESTIVAL

Giocare per apprendere, apprendere per gioco.  

Introdurre e utilizzare il gioco nella pratica didattica sicuramente vuol dire trasmettere dei contenuti in una forma più accattivante rispetto a una lezione frontale, e quindi motivare maggiormente  alla curiosità del conoscere; vuol dire coinvolgere l’alunno in modo partecipe, per imparare ad imparare.

Ma il gioco non è solo un modo per imparare divertendosi, risultato che sarebbe di per sé sufficiente in una scuola che è spesso molto poco a misura di bambino e di adolescente. È, a seconda del tipo,  anche uno strumento per favorire la socializzazione, per dare spazio alla creatività, per  capire che si può raggiungere insieme uno scopo, impegnarsi per farlo, e che per ottenerlo però bisogna seguire un sistema di regole, e rispettare ognuno il proprio ruolo, il proprio turno….

Costituendo così una metafora di molti dei principi educativi che vogliamo siano acquisiti.

Eppure nella nostra scuola, solo nella scuola d’infanzia il gioco ha un ruolo significativo, mentre si riduce sempre di più nelle elementari fino a scomparire del tutto nella secondaria, dove anzi gioco e educazione sono spesso considerati termini in contraddizione tra loro. Né questo trova giustificazione nello spazio crescente che hanno le discipline negli ordini superiori di scuola, visto che il gioco si adatta benissimo, e ce ne sono esempi importanti, allo studio delle discipline.

Si ritiene infatti il gioco un’attività caratteristica dell’età infantile, come se non fossimo in grado di vedere l’attrazione che i giochi esercitano ad ogni età, come se il gioco servisse solo come mediatore tra il bimbo e la conoscenza della realtà, ma esaurito questo scopo non ne avesse altro. Disconoscendo il ruolo della simulazione, del virtuale, dell’immaginazione… in aperta contraddizione con quello che la nostra epoca ci insegna. E invece…

-         Si può giocare con la fantasia…e si può farlo liberamente, facendo volare l’immaginazione. Sapere di giocare toglie l’ansia del risultato, e quindi libera l’inventiva, la creatività, e permette così più facilmente di trovare soluzioni, scoprire nuove strade, risolvere i problemi.

Si può così fingere simulare, emulare… Interpretare e inventare ruoli, e quindi vivere esperienze, che nella realtà non si riuscirebbero a vivere, ricostruire situazioni, immedesimarsi in problemi, pensare a possibili soluzioni.

Gli alunni “agiscono” per riprodurre una situazione. Pensiamo a quale aiuto questo può dare perché dal nostro impegno educativo si producano modifiche nelle abitudini di vita che inducano a comportamenti consapevoli e responsabili. Risultati che sono invece impensabili, o almeno altamente improbabili, se ci occupiamo solo della sfera cognitiva.

-         Si può giocare in gruppo, in modo cooperativo o in modo competitivo e confrontarci quindi con le regole. Imparare a rapportarci agli altri, a trovare una strategia individuale o di gruppo per conquistare un traguardo.

Il gioco cooperativo insegnerà che non si procede se non si mettono insieme conoscenze, competenze, materiali… E quanto è importante questo in una società che si confronta quotidianamente con la complessità? Dove il mito del “faccio tutto da me” è ormai perdente, non consente di gestire in modo efficace alcuna situazione, ed è invece vincente chi trova sinergie e riesce a mettere in comune, a orientare ad un solo scopo, specializzazioni diverse?

Il gioco competitivo d’altro canto, meglio se tra gruppi, insegnerà che comunque per essere vincenti bisogna seguire delle regole. Che competere non è obbedire alla legge del più forte, alla prepotenza, alla sopraffazione, ma confrontarsi lealmente e correttamente, in un sistema di regole e procedure. Anzi vince chi riesce ad acquisire meglio le regole, ad utilizzarle per ricavarne un vantaggio, per costruirci una strategia, e non le vive solo come ostacolo. E giocando quindi si apprende a “praticare” il rispetto di sé, degli altri, delle cose, delle regole, e a capire che è nel proprio e nel collettivo interesse. Obiettivi che nessuna spiegazione cattedratica permetterà mai di raggiungere.

-         Si può giocare con la logica…per innescare intuizioni logiche. Con forme, colori, numeri, parole, enigmi… perché la competizione che premia maggiormente è quella con noi stessi, il metterci alla prova, sondare, sfidare, migliorare le nostre capacità. E in questo modo stimolare la ricerca, la curiosità della scoperta, l’invenzione, l’impegno. Quanto si fatica nelle lezioni di tipo tradizionale per tendere a questi obiettivi? E ci si riesce? Quasi mai…

-         Si può giocare con la lingua, le parole, i suoni, le lettere, la scrittura. E così favorire le abilità linguistiche, la comunicazione, la comprensione reciproca. Indagando sui meccanismi della lingua,  della comunicazione, del pensiero. Tentare un uso creativo delle lingua vuol dire sperimentarne le possibilità combinatorie di lettere e parole, porre l’attenzione al linguaggio, considerato nel suo ruolo semplicemente ludico, e a lettere e a parole in sé, nel loro aspetto fonico e grafico, e avviarsi ad apprezzare anche il linguaggio poetico, gli elementi estetici della lingua, la rima, la scansione, il ritmo, esplorare ed arricchire il lessico…

E se la lingua non è la nostra… imparare a capire l’altro, a confrontarsi con le diversità, ad allargare gli orizzonti.

-         Si può riprodurre e giocare giochi popolari e tradizionali. Ritrovare la dimensione del villaggio, della sagra, della comunità che si riunisce e si ritrova nella festa, nella celebrazione di un evento di interesse comune. Cogliere e riscoprire la propria identità culturale ed i valori propri della comunità di appartenenza, in vista della comprensione di altre comunità e culture.

-         Si può giocare con le nuove tecnologie. Tutto si può riprodurre con l’ausilio del computer e della rete, permettendo di confrontarsi nel gioco con amici lontani, di simulare scenari fantastici, di sviluppare velocità, intuizione, oppure strategie… Ritroviamo molti (non tutti!) degli obiettivi che definiamo introducendo i vari tipi di gioco nella pratica didattica, con in più la possibilità di utilizzare tecnologie avanzate, ambienti multimediali, favorendo inoltre l'acquisizione di competenze multimediali e telematiche.

-         E si può far inventare un nuovo gioco. Che esercizio incredibile per la creatività (invenzione, disegno, uso di colori, forme, materiali), per la manualità (comporre, costruire, creare), per la logica (inventare il sistema di regole, l’algoritmo del percorso, verificarne la fattibilità e la coerenza), per il linguaggio (saper comunicare agli altri con chiarezza, sintesi, semplicità regole e modalità del gioco) e anche per la responsabilità (visto che i contenuti, i comportamenti, le consapevolezze che si vogliono far acquisire attraverso il gioco creato, dovranno essere trasmessi ad altri).

E infine: guardiamo l’impegno che i bambini (ma anche gli adulti!) mettono nel gioco. Se il gioco insegnasse anche soltanto questa serietà nell’applicazione, non sarebbe - a parte tutte le altre considerazioni fatte - un motivo sufficiente per introdurlo nella pratica educativa, per tutte le fasce di età?

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GioNa 

Sabato 14 settembre 2002, presso la Sala del Consiglio  Comunale di Gradara, si è svolta l'Assemblea Costitutiva di GioNa - Associazione Nazionale delle Città in Gioco. Soci fondatori dell’Associazione sono: la Provincia di Pesaro-Urbino, sei capoluoghi di Provincia: Torino, Bari, Ancona, Brindisi, Ravenna, Verbania, la Comunità Montana Cusio Mottarone di Omegna (VB) e undici altre città:  Napoli, Arzano(NA), Bergantino (RO), Cattolica (RN), Gradara (PU), Omegna (VB), Ostuni (BR), Pioltello (MI), San Vito dei Normanni (BR), Valle Salimbene (PV), Jesi (AN), Minturno (LT), Senerchia (Avellino),

GioNa si propone di coordinare le amministrazioni che hanno scelto di investire su quella risorsa preziosissima che è il gioco, nelle sue molteplici forme e attività (ludoteche, tornei, musei, attività educative e di formazione, centri gioco, feste...), quale elemento chiave della qualità della vita e risorsa spesso non abbastanza valorizzata.

La nascita di GioNa mira al coordinamento e rilancio delle molte attività ludiche che si svolgono sul territorio nazionale.

GioNa si propone di valorizzare il gioco, i percorsi e gli eventi ludici, le occasioni di studio e di ricerca, la costituzione e lo sviluppo di progetti di punta nel settore delle ludoteche e dei centri gioco.

L’Associazione non ha scopi di lucro e “opera in collaborazione con gli enti pubblici e strumentali competenti, con le associazioni e con i privati per lo sviluppo delle attività ludiche, rivolte al piacere gratuito, all’educazione ed alla formazione, alle attività di sviluppo turistico e locale” (art. 3 dello Statuto).

Il piccolo comune di Gradara, che ha ospitato l'Assemblea Costitutiva, ha molti meriti ludici: è sede di Gradara Ludens, il più longevo festival di giochi in Italia, ha un Assessore al Gioco, ma soprattutto si trova pochi chilometri sotto il Rubicone, al confine fra Romagna e Marche: il posto ideale per dire, quindi, "il dado è tratto" a sottolineare l'inizio di una piccola importante partita per il futuro del gioco nelle città d'Italia.

GioNa avrà presto un sito web: www.ludens.it/giona

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Workshop E.I.P- SI.RE.NA Gradara Ludens 2002

RETE MELAVERDE -NAPOLI

Istituto Superiore " G. Mazzini"

UNA PAIDEIA PER IL NUOVO MILLENNIO.

CONOSCERCI PER CAPIRCI:

CULTURE E STILI DI VITA TRA I GIOVANI DEL MEDITERRANEO

Conoscerci e capirci: sono le parole chiave del progetto educativo che da ormai un anno impegna docenti ed alunni della nostra scuola, coinvolgendoli in attività curricolari ed extracurricolari.

Ci muove il convincimento  che la costruzione della pace passa concretamente attraverso la comunicazione tra le culture. Trovarne i punti di contatto è il primo passo verso il dialogo che porta alla condivisione delle esperienze nel riconoscimento delle diverse identità.

Tale progetto si estrinseca in diversi sottoprogetti.

 Conoscersi per capirsi, nel senso riflessivo dell’espressione. Dunque conoscere se stessi ritrovando le proprie radici culturali nel tessuto urbanistico di Napoli, nei suoi vicoli, nelle sue piazze, nelle sue chiese. Magari per scoprire che attorno al vicolo, al tempio e alla piazza è cresciuta gran parte delle città mediterranee, siano esse arabe, africane o europee. Conoscere se stessi anche riscoprendo le proprie radici nella tradizione musicale partenopea, le cui sonorità, anche nelle loro espressioni più recenti   (Pino Daniele, Almamegretta) sono riconducibili ad una matrice inequivocabilmente mediterranea che accomuna cantanti come Noa e Kaled.

 I ragazzi hanno fotografato la loro città, ne hanno confrontato la topografia con quella di alcune città del Mediterraneo, hanno ascoltato la loro musica e l’hanno messa a confronto con quella araba. Ne è venuto fuori un CD ROM di grande interesse.

Conoscersi per capirsi, nel senso transitivo dell’espressione. E perciò conoscere le persone che vivono in luoghi e contesti diversi dai nostri. Abbiamo formato, con 20 ragazzi del nostro liceo e altrettanti di un liceo del Cairo, una classe virtuale: gli studenti comunicano via e-mail e chattano scambiandosi informazioni e impressioni sui rispettivi paesi, sulle loro abitudini ed usanze.

Conoscersi attraverso la letteratura. Abbiamo proposto a diversi studenti la lettura di opere di autori contemporanei provenienti dai paesi del Mediterraneo: da David Grossmann a Nagib Mahfuz, da Oran Pamuk e  Nazim Ikmet a Erri De Luca. I ragazzi sono stati poi invitati a riflettere sui testi, ad individuarne il messaggio, a recensirli e a manipolarli riscrivendone il finale o riproponendoli in forma di sceneggiatura.

Capirsi attraverso il cinema. Sono stati presentati agli studenti film incentrati sul tema Il resto del mondo, che ha stimolato il confronto sulle problematiche della diversità, dell’esclusione, della discriminazione.

Conoscersi anche attraverso il reperimento di notizie e informazioni su tematiche specifiche quali gli insegnamenti del Corano, il ruolo della donna nel mondo islamico, le dinamiche economiche e politiche tra Nord e Sud del mondo. Gli allievi hanno scritto articoli giornalistici di documentazione e commento dei temi trattati, che hanno trovato spazio sia su “Fahrenheit”, numero unico del giornale d’istituto, sia sul nostro sito Internet.

Capirsi, diventando consapevoli del comune ceppo abramitico delle tre religioni mediterranee. Il romanzo di Thomas Mann “Giuseppe e i suoi fratelli”, è stato lo spunto per una pièce teatrale in cui i ragazzi hanno presentato, attualizzandola, la figura di Giuseppe, il nipote di Abramo, come  quella di un uomo che grazie alla sua profonda religiosità compie una coraggiosa scelta di perdono e di pacificazione.

Capirsi, riappropriandosi del canto dell’anima, il gospel, la preghiera degli africani schiavi in una terra straniera. E’ stato il lavoro del nostro coro polifonico Armonia che ha interpretato in diverse manifestazioni pubbliche, alcuni dei gospel più noti, da My Lord a Happy days

 Diverse tipologie e modalità di intervento ci hanno permesso di coinvolgere buona parte degli allievi del nostro liceo in un discorso  “a tutto tondo” sugli uomini che abitano attorno Mediterraneo che ce ne ha fatto esplorare sogni, bisogni, speranze e paure per metterci in grado di scoprirne insospettati punti di contatto.

E se è dalla condivisione di valori comuni che nasce una comunità, allora pensiamo di essere sulla buona strada: forse i nostri ragazzi sapranno trasformare i popoli del Mediterraneo in una comunità di cittadini

Armida Parisi  
Referente  Progetto MELA VERDE
 Ist.Sup.Stat. G. Mazzini - Napoli

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download "Mediterraneo. il futuro di una storia - Preside Pecoraro"

download "Mediteterraneo: il futuro di una storia - Preside Tantucci"

download "Mediterraneo: il futuro di una storia - Presidente Mancini"

download "Il Mediterraneo fra ieri e oggi - Predrag Matvejevic’

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