ANNO VII Numero 10 (109) |
Bari-Bologna 30 aprile 2000 |
L'EDITORIALE |
A rivederci - G. Flavio Campanella - |
A rivederci in A. L'appuntamento è per il quarto campionato
consecutivo nella massima serie (il sesto con Fascetti in
panchina). Non si conoscono ancora le date del prossimo calendario
(ci sono le Olimpiadi, che bisogna rispettare: forse si comincerà
ad agosto per poi riprendere a fine settembre o a ottobre), ma si
sa che sulla panchina biancorossa resterà il tecnico viareggino.
Del resto, quando un obiettivo è raggiunto, le conferme diventano
inevitabili, soprattutto quando si va d'amore e daccordo (per
stima, per fiducia, per convenienza, per necessità, per timore di
non trovare un sostituto all'altezza). Mettendosi nei panni di Matarrese, Fascetti è in effetti il nome più indicato perché accetta (anche in cambio di un lauto ingaggio) la strategia societaria riuscendo, nello stesso tempo, a garantire l'ottimizzazione degli investimenti (ad esempio, valorizzando il parco giocatori) e a mantenere la squadra sempre a debita distanza dalla zona retrocessione (questa è una costante che è giusto sottolineare). Anche in questa stagione ci sono i pezzi pregiati da mettere all'asta: Andersson andrà via, mentre Cassano ed Enyinnaya (i cui esordii sono stati determinati dal caso e le cui conferme sono giunte anche per una sollevazione popolare) si fermeranno ancora per un periodo imprecisato (un anno il pibe di Bari, forse altrettanto la gazzella nigeriana). Se le premesse cambiassero, sarebbe invece tutto da rifare (come avrebbe detto un Bartali, arrivato in cima col sudore). Si dovesse decidere basandosi sugli scontri (verbali, per fortuna) tra Fascetti e la critica (una parte dei tifosi, ormai, fa solo coreografia), allora il discorso sarebbe diverso. La pretesa dell'allenatore che tutto ruoti intorno a un punto di riferimento (si tratti del Bari in generale o del tecnico in particolare, che peraltro non godono di consenso unanime), senza che ci sia opposizione, è una posizione non solo arrogante, ma anche ingiusta. La crescita deriva dal confronto, non dalla dittatura. La frase di Fascetti "voglio che si decida e si operi tutti assieme" o è riferita ai giocatori e ai dirigenti oppure è un'apertura che contrasta con i comportamenti tenuti più volte negli ultimi mesi sia durante gli allenamenti sia in sala stampa. Forse il tecnico ha deciso di cercare il dialogo, ma non è detto che si debba trovare sempre un'intesa. I chiarimenti sono benaccetti e sono propri della gente civile, indipendentemente dall'esito (potrebbero anche non appiananare i contrasti). Quello che è fondamentale e indiscutibile è che si debba avere rispetto del lavoro e delle opinioni altrui. Si può non condividere, si possono difendere aspramente le posizioni, ma non si può impedire agli altri di averne. Il consenso non lo si può ottenere con l'imposizione (tantomeno il controllo del consenso). La leadership si conquista (e si mantiene) sul campo con gli esempi. Il discorso vale anche per la presidenza. Può darsi che Matarrese abbia voluto davvero entrare in Europa dalla porta principale e non ci sia riuscito. Ma una dirigenza che vuole mantenere le promesse non può, ad esempio, rinunciare a priori all'opportunità che offre l'Intertoto. Lo scotto è stato già pagato. Lo scorso anno il Bari si sarebbe trovato di fronte alla possibilità di affrontare il torneo estivo dell'Uefa senza programmazione. Ma in questa stagione si sapeva in partenza dell'eventualità di trovarsi nella medesima situazione. Del resto, con le sette grandi e l'Udinese (che ormai si piazza con puntualità) favorite per i primi posti, entrare direttamente in Coppa Uefa non è (e non sarà mai) semplice. Il calendario, però, offre ancora margini di qualificazione (si comincerebbe a sgobbare a giugno). Il successo col Bologna potrebbe valere il decimo posto (l'ultimo utile per l'Intertoto). Il Perugia riceve la Juve (che deve difendere il primato), la Reggina è impegnata a Roma con la Lazio (ancora in corsa per lo scudetto), il Lecce va a Parma (che ha bisogno dei tre punti per la Champions League). Tre punti con i bolognesi potrebbero, insomma, spalancare per davvero le porte dell'Europa e far respirare aria nuova alla tifoseria barese, già persuasa in passato che l'avventura continentale avrebbe comportato solo guai (solo che poi c'è l'esempio della Juve che sta per vincere il tricolore). Come si nota, volere è potere, sebbene la qualificazione all'Intertoto sarebbe un palliativo perché non cambierebbe il discorso di fondo, che è molto più complesso. Si dice: gli investimenti non producono necessariamente i risultati. La Fiorentina, che ha speso moltissimo, è in perenne affanno. Il Bari, invece, con la politica dei piccoli passi è tra le società più invidiate del campionato. Bene, ma se non riescono a stabilizzarsi in zona Uefa i viola, come potrà mai farlo il Bari che ha potenzialità economiche inferiori e che, per scelta, non reinveste nemmeno quel che potrebbe? Per concludere, ecco le parole (da adattare al caso specifico) che il direttore Mario Sconcerti ha utilizzato per commentare il presunto errore di De Santis in Juve- Parma. "Io sono stanco di queste situazioni, di questi errori, di questi dubbi che diventano ogni volta più forti. Tre giorni dopo nessuno si ricorda più di niente, tanto è già estate e il mercato promette di rilanciare la promessa annuale. Questa leggerezza del calcio è sempre stata la vera forza dei forti". |
[ HOME ] [ CHI SIAMO ] [ L'EDITORIALE ] [ PRO E CONTRO ] [ IL MERCATO ] [ EMAIL ] |
Corner on line è edito da FLA.GI. EDITORE. Copyright © 1999-2000 FLA.GI. EDITORE. Tutti i diritti riservati. Webmaster: campanella.dario@libero.it |