Testimonianze e Ricordi 

<<...Io sono nato nel 1951 e sono il 3° dei tre figli di Ferrari Corrado e Zampini Ester. Mio padre, operaio delle Ferrovie dello Stato, voleva che studiassimo per ottenere almeno il diploma, ma al tempo stesso durante le vacanze estive, dovevamo lavorare per "aiutare la famiglia e imparare un lavoro", come amava esprimersi lui.
Negli anni ’55-60, i miei fratelli Bruno e Mauro, in estate facevano i garzoni presso qualche negoziante e successivamente come operai stagionali negli zuccherifici della zona di Rovigo. Io ero troppo piccolo per lavorare e quindi, essendo molto affezionato a mia nonna Ortensia, passavo l’estate a San Vincenzo di Galliera (BO), scambiandomi con mio cugino Luciano Zampini, che invece si trasferiva a Rovigo, dove abitavamo noi in quegli anni.
Io adoravo andare dai nonni e mio zio Tonino (Antonio) mi aveva insegnato a guidare il trattore con rimorchio all’età di sette anni (ricordo ancora che pur essendo molto alto per l’età, non potevo sedermi sul sedile, altrimenti non arrivavo alla pedaliera di freno e frizione). Aiutavo nei lavori dei campi movendo prima e rastrellando poi “l’erba spagna” che mio zio tagliava con il “ferro” . Poi, io guidavo il trattore e mio zio con qualche lavorante caricavano con il forcone l’erba secca che, sempre attraversando la campagna, portavamo nel fienile accanto alla casa colonica.
A volte, con una vecchia e scassatissima bici da donna, volavo come solo un bambino può fare, portando acqua e vino a mio zio o al nonno, che erano al lavoro nei campi assolati.
Nel tardo pomeriggio, facevo il bagno “nell’albi”, che era un antico abbeveratoio scavato in un vecchissimo blocco di marmo vicino al pozzo e che mia zia Imelde o mia nonna Ortensia avevano riempito d’acqua.
Ricordo che subito dopo pranzo il nonno Ugo e lo zio Tonino riposavano un paio d’ore e io amavo parlare con mia zia Imelde. Spesso la nonna Ortensia mi prendeva per mano e andavamo tra i campi oppure nella "vigna" dello zio Gustavo Zampini e lei mi parlava moltissimo ed io amavo la sua voce che mi sembrava molto calma, pacata e sicura: credo di aver imparato molto di lei e da lei.
Tra i tanti ricordi mi torna alla mente una domanda che spesso le facevo: io mi chiamo Ugo Ferrari perché il mio papà si chiama Ferrari, ma il tuo papà si chiama Leis: è un cognome così strano che non ho mai sentito e se io sono un pezzettino di te, come dici tu, noi da dove veniamo?
Purtroppo la sua risposta è sempre stata la stessa:
- Io posso solo dirti ciò che i miei nonni dicevano e cioè che noi non siamo di questi posti, veniamo da molto lontano, ma non sappiamo esattamente da dove, abbiamo passato tante guerre dove bastava pochissimo per avere problemi; c’è chi dice che siamo di origine francese ma io, a te Ugo, posso dirti una cosa: noi non veniamo dalla Francia -.
Purtroppo nel 1960 mia nonna Ortensia Leis moriva all’età di 70 anni ed io avevo solo 9 anni. Mio nonno Ugo Zampini disse che la nonna mi aveva cercato prima di morire.
Chissà, forse era solo il desiderio di avere al proprio fianco in quel triste momento un giovane nipote con il quale aveva condiviso tante ore passeggiando e parlando. Io amo pensare che se fosse vissuta più anni, avrebbe potuto sentire al suo fianco non più un bambino ma un uomo (magari simile a lei) e se lo avessi meritato dal suo punto di vista, dirmi quella verità che lei certamente conosceva.
Ho posto la stessa domanda qualche volta anche a mio nonno Ugo Zampini, ma ogni volta mi rispondeva: - Non so nulla, è una cosa della quale i Leis non parlano mai e con nessuno - ...>>

U.Ferrari