TUTELA DELL'AMBIENTE

- AL DIRETTORE CIRCOSCRIZIONE AEREOPORTUALE ROMA-FIUMICINO
- ALLA COMMISSIONE DI RISERVA RISERVA NATURALE. STATALE LITORALE ROMANO
- AL SINDACO COMUNE DI FIUMICINO
- AL CORPO FORESTALE DELLO STATO

Oggetto: Considerazioni sul progetto di "abbattimento ostacoli alla navigazione aerea per testata 07 della pista 2 (07/25)" - Pineta di Coccia di Morto.

Abbiamo avuto modo di esaminare approfonditamente il progetto presentato in occasione della Conferenza di Servizi tenutasi a luglio. Ci preme mettere al corrente le S.S.V.V. delle nostre valutazioni nella speranza che si possa evitare o quantomeno drasticamente ridurre l'abbattimento di alberi.
La Pineta di Coccia di Morto è infatti zona 1 della Riserva naturale statale Litorale romano ed è area di considerevole pregio ambientale per la quale la metodologia di intervento dovrebbe essere accuratamente studiata. Le considerazioni qui esposte hanno quindi l'obiettivo di apportare un positivo contributo alla risoluzione del problema.

Siamo consapevoli che la pineta è un impianto artificiale, probabilmente destinato con il tempo a scomparire, però i 348 pini (Pinus pinea) che s'intende abbattere, nei 40 anni dal loro impianto sono diventati parte integrante dell'ambiente e del paesaggio tanto da caratterizzarlo. Vi nidificano diverse centinaia di uccelli, ghiri e moscardini vi trovano cibo e rifugio e tutta una catena alimentare parte e si sviluppa attorno.

Il bilancio ambientale complessivo dell'intervento non è così positivo come si scrive: "a fronte di un abbattimento di 435 alberi (348 pini e 87 eucalipti), si prevedono nuove piantumazioni per un totale di 16.860 unità". La chioma di un pino, infatti, equivale sicuramente a ben oltre 100 nuovi arbusti o alberelli di nuovo impianto; la biomassa sottratta all'ecosistema non è nemmeno comparabile con quella che s'intende reimpiantare!
Ad eccezione del censimento delle alberature, manca un adeguato studio botanico - vegetazionale e floristico - e dell'ambiente in generale, presupposto essenziale per una corretta gestione del processo di rinaturalizzazione. La scelta e l'impianto delle essenze in sostituzione dei pini non sembrano rispettare alcun criterio ambientale, infatti:
- sono state scelte specie come l'albero di Giuda (Cercis siliquastrum), il terebinto (Pistacia terebintus), l'acero minore (Acer monspessulanum), l'orniello (Fraxinus ornus), che non ci risultano essere già presenti nell'area;
- non vengono spiegati i criteri ambientali di scelta nella localizzazione dei reimpianti, a seconda della specie;
- non si fa menzione circa la necessità di utilizzare materiale genetico autoctono al fine di evitare l'inquinamento dei genotipi e dei fenotipi (le piante messe a dimora devono essere nate da semi di provenienza locale garantita), al punto che potrebbe essere preferibile evitare del tutto nuovi impianti.
A nostro avviso tutto ciò contraddice l'intento dichiarato di apportare benefici di ordine naturalistico ed ambientale all'area.

Non vengono evidenziate le modalità di intervento nelle operazioni di abbattimento dei pini: l'utilizzo di pesanti mezzi meccanici apporterebbe ingenti danni al sottobosco, che oggi si presenta per larghi tratti molto fitto e lussureggiante.

Altro aspetto molto importante è l'influenza del taglio sull'intera pineta. Infatti, mentre oggi ad essere danneggiati dai venti marini sono solo i pini esterni maggiormente esposti, una volta realizzato il taglio - che è, ricordiamo, a forma di trapezio con la base maggiore parallela al mare - i venti marini penetrerebbero nel cuore della pineta con gravi conseguenze per la sopravvivenza di molti altri pini. Inoltre, verrebbe a mancare la protezione degli eucalipti in posizione di frangivento, la cui efficacia non sarà rimpiazzata dai previsti tre filari di tamerici.

Non si tiene conto, inoltre, dei fattori di stress che rendono molto difficile l'attecchimento in questo ambiente: la presenza di forti venti marini carichi di aerosol salmastro ed inquinato, il periodo di aridità estiva insieme al suolo sabbioso e quindi molto permeabile fanno si che il fattore di sopravvivenza dei nuovi impianti, in mancanza di cure idonee (principalmente annaffiature nel periodo estivo, per i primi due anni), sia prossimo allo zero.

Non va, infine, sottaciuta la portata emotiva dell'intervento: lo sappiamo bene noi del WWF che ogni qualvolta viene abbattuto un pino veniamo subissati da decine di telefonate di cittadini! Come reagirà la cittadinanza se il taglio di ben 435 alberi dovesse davvero avere luogo?

Certi che comprendiate lo spirito di queste nostre osservazioni, siamo disponibili per eventuali approfondimenti del problema.

Cordiali saluti

Il Presidente
Fulco Pratesi

5 ottobre 1999

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