DAL CONGRESSO DI VIENNA ALL'ETÀ DELL'IMPERIALISMO |
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In seguito al congresso di Vienna l’Europa sembrava avere riacquistato l’assetto politico precedente al periodo napoleonico: i vecchi sovrani erano ritornati sui loro legittimi troni e le libertà conquistate dai popoli sull’onda della rivoluzione francese del 1789 erano state totalmente cancellate. Un rigido sistema di polizia e ferree alleanze internazionali furono istituiti dalle monarchie vittoriose perché gli equilibri della Restaurazione fossero garantiti. Ma non pochi problemi rimasero senza soluzione; soprattutto le aspirazioni nazionalistiche dell’Italia, della Polonia e della Germania, a cui si aggiungevano i fermenti autonomistici delle popolazioni balcaniche, minacciavano questo rigido ritorno al passato. D’altro canto, nei singoli stati europei, con l’unica eccezione dell’impero austriaco, il ritorno al passato fu meno drastico di quanto apparisse. In Inghilterra e in Francia, infatti, rimasero forme di controllo costituzionale che comunque limitavano l’assolutismo monarchico.
Tutte queste contraddizioni mostravano quindi con chiarezza che una pura e semplice restaurazione era impossibile. |
1 Dalla restaurazione alle rivoluzioni del 1848 |
Il congresso di Vienna non aveva tenuto in alcuna considerazione le aspirazioni all’indipendenza nazionale che molti popoli europei avevano manifestato. Italiani, tedeschi, polacchi e slavi non potevano certo dirsi soddisfatti delle decisioni prese a Vienna: Queste decisioni li condannavano ad essere divisi e talvolta soggetti a governi stranieri. Il congresso di Vienna aveva deluso anche quei ceti borghesi, formati da imprenditori, commercianti e intellettuali, che si erano formati ed erano cresciuti durante il periodo napoleonico. Questi ceti avevano fatto proprie alcune idee della rivoluzione francese e avevano aderito al liberalismo. I liberali si opponevano alle monarchie assolute restaurate dal congresso di Vienna e lottavano per ottenere la partecipazione della borghesia al governo. I movimenti nazionalistici e liberali vennero duramente repressi dai governi autoritari della Restaurazione e furono costretti a organizzarsi in società segrete. La loro presenza politica era ancora debole, ma era il segno che un vasto movimento di opposizione alla Restaurazione aveva incominciato a formarsi. |
1 Dalla restaurazione alle rivoluzioni del 1848 |
Negli anni venti del XIX secolo scoppiarono in numerosi stati dell’Europa diversi moti rivoluzionari. In Spagna, nel napoletano e in Piemonte queste insurrezioni avevano l’obiettivo di introdurre delle costituzioni liberali. Dopo una prima fase vittoriosa, tutte queste insurrezioni vennero duramente represse. Più o meno negli stessi anni altri moti scoppiarono in Grecia e nell’America del Sud. L’obiettivo stavolta era l’indipendenza nazionale. In entrambi i casi la lotta fu coronata da successo. Al di là della loro riuscita, i moti scoppiati per ottenere la costituzione o l’indipendenza nazionale avevano un punto in comune: erano avvenuti alla periferia del sistema delle grandi potenze. In altre parole, i grandi stati europei non erano stati toccati dalle rivoluzioni. L’Austria si era presa il compito di reprimere molti di questi moti, ma non ne era stata coinvolta. La Francia e l’Inghilterra avevano sostenuto la lotta degli indipendentisti greci, ma questa guerra non le riguardava direttamente. Cosa avrebbe potuto accadere nel momento in cui le rivoluzioni fossero scoppiate in Francia e in Austria? |
1 Dalla restaurazione alle rivoluzioni del 1848 |
Nel 1820-21 le rivoluzioni erano scoppiate in aree abbastanza periferiche del sistema internazionale: la Spagna, l’Italia meridionale, la Grecia. Nel 1830-31, invece, le rivoluzioni scoppiarono nel cuore del sistema internazionale, in Francia, o in punti nevralgici come il Belgio, la Polonia, l’Italia del Nord. In Polonia e in Italia l’esito dei moti fu totalmente negativo; ma in Belgio e soprattutto in Francia le forze liberali e nazionali conseguirono la vittoria. Nel 1830-31, a differenza di dieci anni prima, non fu possibile un puro e semplice ritorno al passato. In Francia, Belgio Grecia, l’assetto europeo stabilito a Vienna era stato superato e governi costituzionali avevano sostituito le vecchie monarchie. L’unità d’intenti tra le grandi potenze venne meno. Si delinearono così due blocchi: da un lato le potenze liberali, Francia e Inghilterra, dall’altro gli stati assolutistici, Austria, Prussia e Russia. Questa frattura internazionale favorì notevolmente l’azione delle forze d’opposizione liberale che ora potevano sperare nell’appoggio o nella benevola neutralità di due potenti stati. |
1 Dalla restaurazione alle rivoluzioni del 1848 |
In Italia la rivoluzione del 1831 era miseramente fallita. Dopo questa sconfitta il movimento liberale italiano si era dato un nuovo obiettivo politico: l’unità nazionale. Intorno a questo obiettivo si erano formate due correnti politiche. La prima era quella dei moderati, che pensavano che l’unità d’Italia dovesse essere realizzata dai sovrani e dai ministri. La seconda era quella dei radicali e dei democratici, che sostenevano che l’unità si potesse conseguire solo con la partecipazione e la lotta del popolo. Per circa quindici anni, dal 1830 al 1845, il movimento democratico italiano avviò continui tentativi per far scoppiare una rivoluzione popolare, prima nelle città del Nord, poi nelle campagne del Sud. Uno dopo l’altro tutti questi tentativi terminarono con dei fallimenti. Ma se i democratici avevano fallito, i moderati non si erano neppure mossi. I loro progetti di unità guidata dal papa o dai Savoia apparivano lontani e confusi. Il tema dell’unità nazionale si era diffuso nella coscienza di molti italiani, ma la sua realizzazione appariva estremamente difficile. |
1 Dalla restaurazione alle rivoluzioni del 1848 |
Gli anni precedenti il 1848 videro uno eccezionale sviluppo economico in Europa. L’Inghilterra era il paese di gran lunga più industrializzato, ma anche in Germania, Austria, Francia e Belgio il processo d’industrializzazione compì notevoli passi avanti, allargandosi poi gradualmente al resto d’Europa. Questa fase di grande espansione era però percorsa da notevoli contraddizioni economiche e sociali. La maggior contraddizione era interna al sistema stesso: la capacità di sviluppo dell’industrializzazione europea si basava infatti sulla possibilità di pagare poco la forza lavoro; solo in questa maniera gli industriali europei potevano mettersi in concorrenza con la già affermata industria inglese. Ma, conseguentemente, le basse paghe dei lavoratori riducevano le possibilità di consumo. La situazione arrivò ad un punto critico nel 1846-47, in concomitanza con una crisi agraria. I lavoratori dovevano impiegare tutto il loro reddito per comperare gli alimenti e non potevano più acquistare prodotti industriali. Non riuscendo a vendere i loro prodotti, molte industrie fallirono e aumentò la disoccupazione. |
1 Dalla restaurazione alle rivoluzioni del 1848 |
Tra il febbraio e l’aprile del 1848 mezza Europa fu sconvolta da rivoluzioni. In Francia, nell’impero austriaco e in Germania i governi furono rovesciati. Queste tre rivoluzioni però avevano delle caratteristiche e delle motivazioni molto diverse. In Francia la rivoluzione scoppiò soprattutto per cause sociali ed economiche. Una crisi economica nel 1846-47 creò molto malcontento. La borghesia tolse il suo sostegno alla monarchia e si formò una nuova alleanza tra borghesia e classi lavoratrici. Questa alleanza era abbastanza instabile, ma fu in grado di sostenere per qualche mese un governo repubblicano. In Austria la rivoluzione scoppiò per rivendicare l’autonomia delle varie nazionalità: ceche, ungheresi e italiane. In Germania la rivoluzione mirava soprattutto a raggiungere l’unità nazionale, a unificare cioè i molti staterelli in cui era diviso il territorio tedesco. |
1 Dalla restaurazione alle rivoluzioni del 1848 |
Dalla Francia, la rivoluzione si estese rapidamente a tutta l’Europa, sostenuta dalle spinte indipendentiste e nazionaliste dei diversi stati. In Italia, mentre il movimento liberale si espandeva ovunque riuscendo a ottenere le prime riforme istituzionali, insorsero vittoriosamente contro gli austriaci le città di Venezia e Milano, sostenute da un vasto movimento patriottico e nazionale. L’aristocrazia e la borghesia liberale incominciavano a preoccuparsi per la piega radicale che il movimento patriottico stava assumendo; perciò spinsero Carlo Alberto di Savoia a mettersi a capo della rivolta, dichiarando guerra agli austriaci. Era la prima guerra che veniva combattuta per l’indipendenza nazionale. Il suo esito fu completamente negativo: Carlo Alberto fu sconfitto militarmente e i moderati che lo avevano sostenuto vennero letteralmente spazzati via dagli austriaci. Però era una nuova via che si stava aprendo, diversa da quella delle società segrete o della Giovane Italia. Il 1848 in Italia, come nel resto d’Europa, stava aprendo nuove speranze e nuove prospettive. |
1 Dalla restaurazione alle rivoluzioni del 1848 |
Con la caduta della Repubblica Veneta si chiuse un biennio rivoluzionario senza precedenti nella storia dell’Europa postnapoleonica. In tutta Europa i governi rivoluzionari erano stati abbattuti. Possiamo allora dire che tutte le forze rivoluzionarie erano state sconfitte? Nient’affatto. Erano stati sconfitti i democratici e i radicali, erano stati sconfitti quei ceti popolari che avevano partecipato alla rivoluzione. Ma la borghesia, che aveva guidato la rivoluzione, non era stata veramente sconfitta. A un’Europa aristocratica, basata sul potere della grande proprietà terriera e dell’alta finanza, se ne era sostituita un’altra, il cui potere era nelle mani della nuova classe borghese. Questa aveva compiuto la sua rivoluzione: era diventata in quasi tutta Europa la classe dirigente. |
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