DAL CONGRESSO DI VIENNA ALL'ETÀ DELL'IMPERIALISMO |
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Si era dunque di fronte ad un mondo libero? Da un punto di vista economico certamente sì. Libertà in tutto: di comprare, di vendere, di costruire società e banche, di conquistare nuovi mercati. Si era finalmente realizzata l’aspirazione alla libertà che aveva animato la lunga lotta dei ceti borghesi contro l’immobilismo dei gruppi aristocratici terrieri. Negli stati dove erano ancora presenti, vennero aboliti gli ultimi segni dell’oppressione feudale. In Austria come in Russia venne abolita formalmente la servitù della gleba e lo schiavismo scomparve dalla legislazione di tutti gli stati europei. Il "mondo nuovo" sognato dai liberali era sotto gli occhi di tutti. Un mondo più ricco, nel quale al dominio dei proprietari di terre, tipico della società preindustriale, si era sostituito quello dei proprietari delle industrie e delle banche. Alle grandi famiglie feudali si erano sostituite le nuove dinastie industriali come quella dei Rothschild dapprima in Germania e, in seguito, in Inghilterra; dei fratelli Mallet e Pereire in Francia; dei Krupp, degli Oppenheimer, degli Ottinger in Germania; dei Carnagie e dei Morgan in America. La borghesia era diventata ormai a tutti gli effetti la classe dirigente. |
2 L'affermazione della società borghese |
La classe operaia si era venuta formando in Inghilterra durante la prima rivoluzione industriale. Dopo il 1850 la classe operaia cominciò a diffondersi anche negli altri paesi europei, assieme e contemporaneamente allo sviluppo delle industrie. Non si trattava però solo dell’incremento del numero dei lavoratori che ne facevano parte. Allo stesso tempo cresceva anche la consapevolezza e la capacità politica dei lavoratori. Dopo il 1850 vari gruppi di operai cominciarono ad organizzarsi politicamente, a formare società di mutuo soccorso e di assistenza: la classe operaia diventava così, da un punto di vista politico, un movimento organizzato. Il movimento operaio inizialmente non si identificava col movimento socialista. Progressivamente tuttavia molte organizzazioni operaie aderirono alle teorie ed ai progetti politici del partito socialista. Il socialismo d’altra parte non era un movimento politico unito e compatto. Tra i socialisti alcuni gruppi erano favorevoli a riforme graduali fatte dallo stato, altri ad un superamento del capitalismo, altri addirittura all’abolizione dello stato. |
2 L'affermazione della società borghese |
Nella seconda metà dell’Ottocento l’Inghilterra era stata definita la "padrona del mondo". Anche se il suo sistema industriale non era più l’unico esistente, l’Inghilterra continuava ad essere la maggiore potenza economica mondiale. Il primato dell’Inghilterra non si basava più solo sulla produzione industriale, ma anche sugli scambi economici e finanziari. Le ingenti ricchezze, ricavate durante il periodo della rivoluzione industriale, erano state investite nella formazione del suo immenso impero coloniale, un impero su cui si fondava la prosperità economica dell’intera Inghilterra. Anche dal un punto di vista politico l’Inghilterra poteva godere del vantaggio di essere la nazione più ricca del mondo. Lo stato, infatti, era in grado di realizzare riforme sociali; le lotte fra capitalisti e salariati erano meno accese rispetto agli altri paesi europei. Il vantaggio dell’Inghilterra consisteva, insomma, nell’essere arrivata per prima all’industrializzazione. |
2 L'affermazione della società borghese |
Il congresso di Vienna, nel 1814, era stato un trionfo per l’Austria e la Russia; la Germania non era riuscita a realizzare le sue speranze di unificazione nazionale; al contrario la Francia era riuscita a ridurre al minimo i danni derivanti dalla sconfitta subita da Napoleone I. All’indomani della conclusione del congresso di Vienna dunque la Germania e la Francia avevano un ruolo di secondo piano rispetto a quello di Austria e Russia. Nel giro di mezzo secolo la situazione si rovesciò completamente. La Germania riuscì a realizzare l’unificazione nazionale e dimostrò di avere l’esercito più potente di tutto il continente europeo. La Francia sotto il regno di Napoleone III, raggiunse una notevole prosperità e un ruolo prioritario come potenza economica. E’ vero che, nello scontro diretto con la Germania, Napoleone III subì una durissima sconfitta, ma fu un unico episodio isolato. A questo punto Francia e Germania erano le due maggiori potenze del continente ed erano divise da una profonda rivalità. |
2 L'affermazione della società borghese |
Nel 1814 Russia e Austria erano uscite da dominatrici dal congresso di Vienna. Dopo mezzo secolo esse subirono delle dure sconfitte: l’Austria perse i domini italiani e il predominio sulla Germania; la Russia cercò di espandersi nei Balcani, ma dovette subire il veto di Francia e Inghilterra. A cosa era dovuto il declino dell’Austria e della Russia? Principalmente a un fatto: a differenza dei paesi dell’Europa occidentale, l’Austria e la Russia non avevano avviato grandi processi di industrializzazione e la loro economia era rimasta molto arretrata. L’arretratezza economica si collegava alla debolezza della borghesia, una borghesia debole non era in grado di imporre il cambiamento dello stato. Russia e Austria avevano così uno stato assolutista, una società arretrata, un’economia debole. Tutto questo spiega il loro declino anche politico fra le grandi potenze. |
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Verso la metà dell’Ottocento gli Stati Uniti cominciarono a diventare una potenza industriale. Era un fenomeno che negli stessi anni avveniva anche in alcuni stati europei, come la Francia e la Germania. Negli Stati Uniti però solo la via dell’industrializzazione fu più agevole che in Europa, perché era facilitata da alcune condizioni naturali e da alcune vicende storiche. Gli Stati Uniti erano un paese molto ricco di risorse naturali, come minerali e fonti energetiche. La terra era inoltre abbondantissima e forniva una produzione agricola superiore ai bisogni del paese. Anche la manodopera era piuttosto abbondante: negli Stati Uniti approdava infatti un’emigrazione composta in prevalenza da persone in età lavorativa. La guerra di secessione fu lo scontro militare fra la parte industriale e la parte agricola del paese. La vittoria del Nord portò alla liberazione degli schiavi e quindi a una radicale trasformazione dell’economia statunitense. Gli ex schiavi costituivano infatti un’enorme massa di manodopera che si staccò dal mondo agricolo e si rese disponibile a lavorare nell’industria. La lunga conservazione dello schiavismo e la sua improvvisa abolizione favorirono così lo sviluppo delle industrie negli Stati Uniti. |
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In Italia i sostenitori dell’unificazione nazionale nel 1848-49 avevano subito una durissima sconfitta. Era fallito il tentativo dei moderati, che avevano sostenuto Carlo Alberto; ed erano caduti anche i governi rivoluzionari di Roma, Firenze e Venezia. Occorse quasi un decennio perché il movimento nazionale riprendesse nuova vitalità. I moderati trovarono un leader, Cavour. Egli seppe vedere la complessità della situazione italiana e quindi la necessità di sostenere l’economia, di favorire la borghesia, ma anche di conquistare l’appoggio delle grandi potenze, creando una situazione internazionale favorevole all’unificazione italiana. Intanto avvennero nuovi tentativi insurrezionali che, però solo, fallirono tutti. I democratici e i rivoluzionari allora capirono che un’insurrezione non poteva scoppiare solo sul tema dell’unità nazionale: il popolo dei contadini e dei lavoratori si sarebbe mosso solo con la prospettiva di cambiare le proprie condizioni di vita. |
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Il problema dell’unificazione nazionale italiana si era posto già all’indomani del congresso di Vienna. Per quasi quarant’anni si erano susseguiti i tentativi di espellere gli austriaci dalla penisola e di unificare i sette stati italiani. Si era pensato ad una confederazione guidata dal papa, a una confederazione con a capo i Savoia, a un regno unitario dei Savoia, a una repubblica unitaria, a una federazione di repubbliche. Alla fine, in poco più di un anno, tra il 1859 e il 1860, l’unità d’Italia si era realizzata. All’unificazione avevano contribuito in molti, dentro e fuori Italia. Avevano contribuito Napoleone III portando l’esercito francese in Lombardia, gli inglesi dando il loro assenso, i Savoia e l’esercito piemontese combattendo per espandere il regno di Sardegna, Cavour con il suo lavoro diplomatico e politico, i liberali piemontesi e lombardi sostenendo il difficile progetto di Cavour, le popolazioni dell’Italia centrale chiedendo l’annessione al Piemonte, i democratici e Garibaldi organizzando la spedizione dei Mille, i contadini del meridione combattendo a fianco di Garibaldi per abbattere lo stato borbonico. Ciascuno di loro aveva combattuto avendo in mente un progetto particolare, ciascuno pensava a un’Italia diversa. |
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