Università degli Studi di Cassino – Diocesi di Guinea Bissau
Agosto 2000
(Università degli Studi di Cassino, Cassino,
Italia)
Relazione sulla visita in
Guinea Bissau
Gli aspetti della educazione
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La visita dei professori Francesco Maria Battisti e Andrea Vania è stata effettuata dal 30 luglio al 6 agosto 2000. I due studiosi hanno avuto incontri con le autorità del paese: il Ministro per la Pubblica Istruzione ed il Ministro per la Salute, ed alcuni responsabili dei sistemi scolastici regionali e distrettuali. In questa relazione vengono riportate le osservazioni desunte nel corso della visita, predisposta per preparare un progetto riguardante la formazione degli insegnanti addetti alle scuole materne e per formulare eventuali altre proposte concernenti l’educazione sanitaria e professionale nel paese.
Figura. 1 Itinerario della visita marcato in rosso
Figura. 2 Strada per Bissau (video 1 min.)
Figura. 3 La strada per Cacheu (video 1 min.)
La situazione generale è quella di un paese che sta emergendo da un forte periodo di crisi dovuto alla guerra civile che ha parzialmente distrutto la capitale Bissau e le principali infrastrutture. Durante questo periodo anche edifici di pubblica rilevanza come ospedali e scuole sono stati distrutti, disabilitati od occupati per fini militari. Il progresso della vita civile ed economica si è fermato, come mostrano gli indicatori economici raccolti dal governo, e le esportazioni non hanno compiuto alcun progresso. Si può quindi parlare del 1999 e dell’anno 2000 come periodi della ripresa e della ricostruzione. Infatti solo al termine del 1999 i locali della Diocesi di Bissau sono stati restaurati in modo da divenire di nuovo utilizzabili e solo di recente anche l’Inep (Instituto Nacional de Estudos e Pesquisa) unico istituto di ricerca scientifica del Paese, è stato recuperato alla sua attività. Il vecchio ospedale risulta ancora in gran parte distrutto, e risultano inutilizzabili ancora molti edifici pubblici della capitale che è stata l’epicentro del conflitto.
Figura. 4 Ospedale in corso di riparazione (video 15 sec.)
Figura. 5 La capitale dopo la guerra (video 35 sec.)
Tav. 1 Profilo demografico generale
Popolazione totale (Luglio
1999) |
1.234.555 |
Tasso di crescita della
popolazione ( stima 1999) |
2,31% |
Tasso di natalità (1999) |
38 su 1000 abitanti |
Tasso di mortalità (1999) |
15 su 1000 abitanti |
Mortalità infantile (1999) |
109 morti su 1000 nati
vivi |
Attesa di vita alla
nascita per tutta la popolazione: |
50 anni |
per i maschi: |
48 anni |
per le femmine: |
51 anni |
tasso di fertilità |
5 nascite per donna |
Fonte: Nazioni Unite
Il paese non è densamente popolato (30 abitanti per km2). Il numero degli abitanti mostra un equilibrio demografico dovuto soprattutto ad un elevato tasso di mortalità, sia adulta, sia infantile (Cfr. Tav. 1). L’attesa di vita alla nascita è pari a 48 anni per gli uomini e 51 anni per le donne; è una delle più basse dell’Africa, nonostante la popolazione risieda in una zona di clima tropicale dove l’acqua e la vegetazione consentono coltivazioni di ogni genere di alimenti. L’elevata mortalità implica dal punto di vista psicologico l’accettazione di uno stile di vita non programmato, rivolto all’immediato futuro ed al bisogno contingente.
Un auspicabile miglioramento delle condizioni di salute del Paese nei prossimi dieci anni porterà alla crescita di una popolazione in media più adulta e con una speranza di vita più lunga. Ciò sarà possibile se essa sarà accompagnata da una occupazione stabile e produttiva e da un progetto individuale di vita non basato soltanto sulla fortuna e sulla precarietà.
La struttura della popolazione attuale è costituita, per la maggior parte da giovanissimi e da giovani al di sotto dei 15 anni (Cfr. Tav. 2). Con il miglioramento delle condizioni di salute e dello sviluppo, la quota di popolazione più adulta assumerà la maggioranza del paese, e quindi anche la «psicologia della popolazione» tenderà a cambiare verso un modello di vita più simile a quello delle nazioni industrializzate. Il consumo, che ora è prevalentemente individuale e senza propensione al risparmio, sarà rivolto alla acquisizione di beni stabili e di prodotti per il mantenimento della famiglia.
Tav. 2 Struttura della popolazione nel 1999
Classe di età |
Maschi |
Femmine |
|
|
|
0-14 anni (42%) |
260.821 |
259.520 |
15-64 anni (55%) |
322.607 |
356.513 |
oltre 64 anni (3%) |
16.233 |
18.861 |
Totale |
599.661 |
634.894 |
Fonte: Nazioni Unite
La terra della Guinea Bissau è fertile, ricca di minerali e di acque. Il clima tropicale umido costituisce una buona premessa per colture di ogni genere. La produttività non trova ostacoli nel clima e nella terra, ma piuttosto nelle ragioni sociali ed economiche che attualmente non spingono il Paese a svolgere un ruolo produttivo nell’ambito di una economia regionale.
La Guinea Bissau, a causa del suo retroterra storico di colonia poco sviluppata, appartiene al gruppo dei paesi meno ricchi, con un reddito pro-capite inferiore a 240 dollari US per abitante. Il Rapporto Mondiale sullo sviluppo la pone al 163° posto della graduatoria comprendente 174 paesi, con un indice di sviluppo umano del 0,212 (PNUD).
A proposito della economia della Guinea Bissau l’Enciclopedia Britannica scrive che: «l’economia è in gran parte agricola, con buone prospettive di sviluppo della produzione di legname e della pesca. Il riso è il principale prodotto, derrate di esportazione sono costituite da arachidi, caju, prodotti delle palme, legno e pesce. Anche il legname delle foreste costituisce un prodotto di esportazione principale. Il potenziale della pesca è stimato attorno alle 250.000 tonnellate per anno. La maggior parte della pesca è fatta da navi straniere su licenza. Il ristabilirsi della produzione ai livelli anteguerra è dovuto alla scarsa attenzione allo sviluppo rurale ed a politiche commerciali che favoriscono principalmente le aree urbane. Meno della metà della terra arabile è in uso; mentre le zone urbane soffrono di mancanza di cibo, e la valuta straniera è utilizzata per importare cibo»[1].
L’uso del territorio dimostra che molte potenzialità del paese non vengono adeguatamente sfruttate per nutrire la popolazione.
Tav. 3 Uso del territorio (stima del 1993)
Terra arabile |
11% |
Colture permanenti |
1% |
Pascoli |
38% |
Foresta e boscaglia |
38% |
Altro |
12% |
Fonte. World Factbook
Il sistema di produzione nel Paese rappresenta la strategia comune di sopravvivenza, basata su un reddito familiare minimo. Attività principali e più diffuse sono l’agricoltura di pochi prodotti base (riso ed arachidi), della pesca e dell’allevamento, previste per una dimensione familiare, di piccolo scambio al mercato e di autoconsumo.
Gli indicatori economici non sono favorevoli. Dal 1992 al 1996 il prodotto lordo nazionale ha avuto un ribasso, che si è verificato di nuovo tra il 1997 ed il 1998 (Cfr. tav.3).
L’importanza del secondo settore (l’industria) è sempre stata modesta nella economia del Paese (tra il 1991 ed il 1997, 16% in media) che aspira a divenire industrializzato.
Altrettanto stagnante è l’economia connessa ai servizi che rappresenta il 30% del prodotto totale. I risparmi domestici sono ridotti al 3% ed il divario tra necessità e risorse disponibili (resources gap) oscilla tra il 27% ed il 15%. Tale situazione pone il Paese in una situazione debitoria.
Figura. 6 Risaie nel paese (video 20 sec.)
Dai dati forniti dal FMI si può verificare come la maggior fonte di produzione di reddito siano l’agricoltura (55,0% nel periodo precedente al 1998) ed il commercio (23,5%). Nel 1998, la guerra civile che ha colpito la capitale dove il commercio era concentrato; pertanto l’importanza di quest’ultimo settore è scesa in quell’anno al 19%.
Le principali produzioni per l’esportazione: 137mila tonnellate di riso; 62mila tonnellate di cereali; 327mila tonnellate di frutta fresca, composta in maggioranza da noci di caju e da arachidi. Quest’ultimo tipo di produzione sta assumendo i connotati di coltivazione intensiva nel nord del paese.
La pesca costituisce una delle principali industrie del paese. Tuttavia, la «pesca artigianale» a scopi di autoconsumo rappresenta i 4/5 del valore aggiunto, rispetto a quella industriale, solo in minima parte dedicata alla esportazione.
Privo di comunicazioni efficienti, eccetto i porti, il paese appare «tagliato fuori» dai principali circuiti di comunicazione e di scambio.
Figura. 7 Scarico di containers al porto di Bissau
La produzione di acqua e di energia sono rimaste sostanzialmente invariate negli ultimi anni, nonostante la progressiva urbanizzazione della popolazione e lo sviluppo del paese ed alla qualità della vita urbana.
Le strade asfaltate costituiscono solo il 10% di quelle transitabili. Non vi sono ferrovie. Il solo porto attrezzato per il carico e scarico di containers è quello di Bissau, così come quello di Bissau è l’unico aeroporto internazionale.
Tav. 4 Trasporti (stima del 1998)
Ferrovie |
0 km |
Km di strade |
4.400 |
Km di strade asfaltate |
10% |
Aeroporti o piste di atterraggio |
30 |
Aeroporti internazionali |
1 |
Figura. 8 Comunicazioni con le isole
La maggioranza della popolazione, al di sotto dei 18 anni, si pone l’«obiettivo» del guadagno a breve termine che può essere ottenuto con lo scambio ed il commercio.
Ciò può essere attribuito alla presenza di aiuti internazionali, sotto la forma di generi alimentari che hanno per lungo tempo incoraggiato attese di assistenzialismo, e non hanno sviluppato la ricerca di identità e di autonomia economica.
L’avvicendarsi rapido di governi ha privato la classe dirigente di un «senso di responsabilità» nei confronti degli impegni presi con le organizzazioni internazionali. Mancano interlocutori politici stabili con i quali stabilire un patto per lo sviluppo di medio termine.
Gli indicatori di produttività mostrano una economia che tende al ristagno e che è incapace di adottare modelli di sviluppo che la portino ad una fase più avanzata.
Lo sforzo che il governo dedica ai problemi della educazione e della salute sono notevoli. La spesa per la salute è aumentata da 717 milioni di CFA a 838 nel 1998; tuttavia quella dedicata all’istruzione è diminuita da 2231 milioni di CFA nel 1997 a 1358 nel 1998 e rappresenta circa il 12% della spesa pubblica.
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