Le
Opere
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I Contatti |
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Nasce nel 1940 a Genova dove vive e
lavora occupandosi di ricerca scientifica ed insegnamento presso la
Facoltà di Medicina dell’ Università di Genova.
Si é laureato in Fisica nel 1966 e ha
frequentato l'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova dal 1976 al
1980.
Nel 1991 ha frequentato la scuola di fotografia
di Maria Grazia Federico.
Nel 1999 ha frequentato la scuola dell’immagine
e della comunicazione “Famous Photographers” diretta da Giac Casale.
Dal 1993 é socio fondatore di Satura,
Associazione culturale per la promozione delle arti con sede in Piazza
Stella 5, nel centro storico di Genova, che organizza mostre di arte
visiva, incontri letterari e presentazione di libri.
La
Critica
I PAESAGGI INTENZIONALI DI MARIO PEPE
La scelta, da parte dell’artista Mario PEPE, della
fotografia a colori come mezzo espressivo e del paesaggio come genere
rappresentativo non potrebbe che dare valide rassicurazioni allo
spettatore sulla familiarità e del soggetto e del linguaggio, se non
fosse che le modalità combinatorie dell’immagine volute dall’autore
sono tali da poter ingenerare, lungo il percorso visivo più
insospettabile, insidiosi punti di collasso del reale, dove anche il più
avvertito degli osservatori potrebbe essere tratto percettivamente in
inganno.……
….Come rete di significati e di significanti, il
paesaggio, non configurandosi come un sistema di segni statico, bensì
dinamico, offre uno stimolante territorio di ambiguità e di mobilità
percettiva, su cui l’artista e il fisico non esitano a intervenire.
Ed è così che la mostra si configura, attraverso foto singole o in
sequenza, in vedute panoramiche apparentemente omogenee e compatte, in
verità strappate lungo linee di soglia, dove entrano, in contiguità
metonimica, foto di pagine riprese da riviste illustrate, da dépliant
turistici, da pubblicità, da poster, e ramoscelli, rocce, fiori dal vivo, nonché significativi
talloncini del prezzo e carte di credito.
Più sottilmente ambigui sono gli accostamenti o sfondamenti di
interni ed esterni con l’uso di specchi veri o falsi, o l’inquadratura
della veduta di campagna dal cristallo sopra il cruscotto dell’auto, o
addirittura l’inganno percettivo di una vegetazione riflessa
sulla carrozzeria azzurra, come se fosse il più suggestivo dei laghi.
Ci sono poi delle destabilizzanti sequenze di un' unica veduta
ripetuta quattro volte, dove
alternativamente viene a mancare, ad
aggiungersi, a spostarsi o a flettersi un particolare, ora naturalistico
ora architetturale. L’operazione, attuata con la complicità del
computer, non cessa di restituire l’oggettività debole di una
riproduzione fotografica che da sempre, quasi per statuto, si pretende
forte.
Ma non è tutto, infatti Mario Pepe prospetta anche scontri
ecologici paradossali tra un flusso, tanto inarrestabile quanto insensato,
di automobili e la tela dipinta di un secentesco, arioso, paesaggio di
rovine di Gaspard Dughet, un’ incombente onnivora discarica, un
oleografico rosso tramonto
sulle isole greche, un rilassato bagno di sole sullo specchio cristallino
di un sabbioso bagnasciuga.
La rete, simbolo di una condizione dell’uomo, figura della
sua cultura, della comunicazione veicolare o elettronica, delle file
d’attesa, oggetto topologico, viene adottata dall’artista nel suo
lavoro come rappresentazione di un’instabilità di conformazione, legata
alla mobilità del punto di osservazione, cattura, lettura del reale.
(Viana
Conti)
marzo 2001
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