Le
Opere
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E’ nata
a
Genova dove vive e lavoro in Corso Torino 2/6 sc. 2° - tel. 010/593681.
Dopo studi umanistici, ha frequentato l'Accademia Linguistica di Belle
Arti seguendo i corsi di diversi insegnanti, particolarmente influenzato
in una personale articolazione di percezione e di pensiero, da quel
naturalismo astratto tipicamente linguistico e di origine informale.
Dal 1989 fa porte dello Associazione Amici d'Albaro
partecipando attivamente alla vita dell'Associazione.
La
Critica
LA
PROIEZIONE SVELATA
L'opera di Paola Pastura muove dalla
rappresentazione veritiera e riconoscibile della realtà per giungere,
perdendo progressivamente i contorni delle figure e le coordinate del
luogo, a un insieme dinamico e in continua evoluzione di superfici cromatiche
e valori timbrici.
Sfaldando ogni forma definita - che in una figurazione realistica
può costringere il colore, annullandolo come entità espressiva, a
svolgere un compito di sola definizione - l'artista ritrova l'essenza e la
materialità della tinta, ora capace di modificarsi ininterrottamente e
dunque di annullare la staticità dei quadro.
Tale processo di costruzione tipico dell'arte di Pastura non può
però dirsi informale, e meno ancora astrattista.
Non cerca, al modo di uno pittura gestuale e materica, un
equilibrio o una relazione dinamico perenne tra le campiture di colore,
come anche non fissa indelebilmente sulla tela la testimonianza di una
forma evidente, più o meno tradita.
L'opera consiste nel rendere la realtà del quadro effettivamente
mobile, capace di avvicinare o allontanare continuativamente il segno
dello riconoscibilità.
Perennemente "In fieri", l'opera non troverebbe uno
definizione finale se non esistesse il momento dell'esposizione.
L'artista tratta il quadro come se fosse un'immagine trasmessa da
un proiettore, impossibilitato a metterla a fuoco: il macchinario continua
a inseguire la definizione dei contorni, ingrandisce e diminuisce la
silhouette degli oggetti, sgrana e condensa i pixel che costruiscono le
sagome.
Paola Pastura espone un quadro sempre perduto, testimonia la
difficile incertezza che assale chi affronta una tela o decide di lasciare
una testimonianza della vita.
Le sensazioni prendono il sopravvento sull'evidenza, l'emotività
vince ogni certezza e l'opera insegue l'inarrestabile fluire delle
possibilità.
Soggetto del quadro non è un paesaggio nè una tonalità: è
piuttosto lo scorrere dell'obbiettivo e della lente del proiettore, un
continuo cercare, un mondo sempre nuovo che nasce e muore ogni secondo.
I quadri prodotti dall'artista ricordano il dipinto in cui dimora,
in una vita presumibilmente eterna, il protagonista, interpretato da Robin
Williams, di "Al di là dei sogni".
Si trotta di un panorama aperto e fresco, affascinante ma,
costruito e fatto della stessa materia di molti lavori artistici: pittura
e colore.
Percorso e colpestato dal personaggio dei film cambia
continuamente, si trasforma, svanisce e riappare.
La corsa di un cane dalmata o di un uomo lasciano tracce indelebili
nel luogo e sul colore, tracce che mutano un albero in segno gestuale,
cambiano il paesaggio campestre in tavolo informale, variano la veduta lacustre
in un'opera ora irrealista, ora espressionista, infine virtuale.
Non esiste possibile imparzialità nel ritrarre lo verità.
Nemmeno la macchina fotografica, lo insegna Roland Barthes, é
capace di tanto.
Pastura mette in scena proprio un ambiente affine o quello dei film
sopra citato, sempre in moto, mai finito, sempre tradito.
L'intenzione evidente di non voler fermare il tratto è la forza
del lavoro, capace di svelare il tutto nascosto in un niente apparente, ma
anche la vacuità di una presuntuosa pienezza.
Ogni cosa può entrare in un quadro, e l'artista vuole farlo
capire, esemplificarlo, dimostrarlo.
Se "Sei gradi di separazione" ci dividono da ogni altro
individuo del mondo - potremmo arrivare a chiunque sulla terra, tramite
soltanto sei progressivi collegamenti - la stessa fatua distanza ci
allontana da tutta la realtà e immaginazione presente nell'universo.
E' a disposizione, basta capire che c'é, non inseguire un sogno
infingardo ma solo il contatto, il momento di passaggio di un'immagine a
un'altra, l'istante che porta una scelta alla sua negazione.
Ancora un film, ancora un mondo privo di certezze e di
contorni: sempre Robin Williams, ma in "Harry a pezzi" di Allen,
è il personaggio sempre fuori fuoco, mai ripreso nella propria pienezza.
Eppure, con tutti isuoi
dubbi, incertezze e depressioni, é l'unico giusto, poichè è il solo
capace di raccontare come la vuota prosopopea ritragga e testimoni
semplici inganni.
Solo l'incertezza è dimensione concreta dell'uomo.
La realtà - oramai non più sana e interessante - non
presenta valori tali da meritare di essere messa o fuoco e tramandata per
sempre.
I lavori
di Paola Pastura sono retti da una struttura costruttiva, coerente, che può
essere prevalentemente costituita da macchie di colore o da figure
riconoscibili, messe in crisi da un particolare luogo del quadro.
Un paesaggio banale, piccolo scorcio di campagna, con un albero in
primo piano, completamente giocato sui verdi e sui bruni, raccoglie in un
angolo una macchia porpora o gialla o rosso mattone, che sembro fuori
luogo.
E' il particolare che sposta il quadro in una dimensione altra,
traduce la trascrizione in ricerca, trasmette l'idea del mutamento.
Apparentemente negati da un ripensamento, da una riflessione
tardiva, i lavori sono in realtà forzati ad esprimere il senso stesso del
dipingere.
L'opera muore nel momento in cui si ferma, vive della perdita
totale del proprio luogo, freme nel momento in cui inizia o perderlo e
vibra l'istante in cui lo ritrova.
Paola Pastura svela lo schermo dietro la proiezione, ne
rivela gli strappi o i difetti di assemblaggio, lo sovrappone al magico del
cinema.
Raddoppiando la magia, poichè ne racconta anche la capacità
di fascinozione e incanto.
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