Le
Opere
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I Contatti |
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Nato a Genova nel 1938, Ha iniziato a dipingere
giovanissimo lasciandosiinfluenzare verso la metà degli anni Sessanta
dall'Action painting di stampo pollockiano.
Si è quindi rivelato importante l'incontro con
Rocco Borella presso il cui atelier ha completato quella formazione
tecnico-pittorica che loha indotto ad un impegno di piu' ampio respiro
sfociato in numerose esposizioni a partire dal 1970.
Lavora a Genova e a Pistoia, sue opere sono
presenti presso la Maison de Acos-Rappongi Minato-Ku-Tokio.
La
Critica
Nel 1996 Alessandro Dupont aveva concepito una sequenza di quadri dedicati
ai sanguinosi eventi del Ruanda che traducevano emozioni violente e
contrastanti, giocate sul piano della denuncia e dello sdegno, con
illuminazioni di nostalgia.
Per raggiungere tale scopo aveva progressivamente
abbandonato la bicromia rossa e nera per arricchirla di fantasmi vegetali
e di misteriose presenze ectoplasmatiche, una via già cercata in certi
lavori degli anni 1992-93.
E sono proprio due significative opere dell'anno scorso
ad aprire la nostra rassegna, quale riferimento mnemonico e nel contempo
quale deciso distacco interpretativo nei confronti delle carte dipinte e
dell'unica tela di recentissima produzione.
Nell'attuale circostanza si è inteso
privilegiare il felice impulso di Dupont che, raccogliendo quegli input
africani e ripescando nel suo passato alcuni interessanti propositi
compositivi, ha saputo volgere in senso liberatorio e decisamente solare
il magma emotivo che gli cresceva nell'intimo e che egli aveva sempre
risolto in pittura negli accesi contrasti astratti di matrice
espressionista.
Ora è lo spirito a crescere secondo i dettami della
natura, quasi per una riproposizione della sua spinta redentrice che
accompagna l'animo e il pensiero verso soluzioni assolute di libertà
interpretativa.
Il Dupont attuale pare sciogliersi e inebriarsi nei
colori brillanti che chiamano l'abbacinazione della luce: lo scopriamo
nelle architetture che si dissolvono nel latteo avvolgimento che le nutre
e le soggiace diluendole per consunzioni
verticali: la geometria narrativa dei verdi, dei gialli e dei rossi viene
dominata e assorbita da una benedizione dello spirito.
In altri casi è la mappa dei segni, dei simboli
essenziali e immediati a interrogare i campi delle tonalità, a
evidenziare quegli intimi significati che competono al nostro sposalizio
con la natura, all'idea di una terra finalmente liberata dal concepimento
funesto dell'uomo che la muta in boomerang, in rimbalzo di punizione, in
caduta senza ritorno.
I colori e gli spazi si frantumano, al pari del
racconto, in un furore propositivo di grazie per gli occhi e per la
personale sensibilità. In un nuovo clima di Blaue Reiter si percepisce la
necessità di fuga nella speranza che nutre emozioni attraverso vortici
concentrici e raccogli elementi
figurali nel cammino dell'alleluia (le foglie / reliquie dell'Africa
sognata e i soli verdi-gialli di un'alba/tramonto che scala la collina,
frutti utili al disegno cosmico che si fa graffito, traccia, biforcazione
di nervatura vegetale).
Alessandro Dupont scava dentro di sé, scava nel
desiderio di redenzione che ci assale nei momenti del massimo travaglio:
esplode allora la speranza dei toni caldi e brillanti che si depositano
lungo il solco persuasivo di una Alegoria che
cerca di abituare la realtà a contenerla e a diffonderla, a non esporla
come frammento inutile del rammarico.
Genova 8 Settembre 97.
Luciano
Caprile
Hanno
scrito di lui:
F.
Ballero -
G. Beringheli - L. Caprile - V.Coen - M. Cristaldi - L. Della
Femina -
G. Gatti
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