Le
Opere
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I Contatti |
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E' nato a Genova nel 1952, dove si è diplomato
all’Accademia di Belle Arti e laureato in Architettura.
Vive e lavora a Genova.
Ha partecipato a numerose mostre collettive e ha
allestito varie personali, ottenedo premi e favori della critica.
E’ presente nel “Repertorio illustrato degli
artisti liguri” e in vari altri cataloghi.
Di lui hanno scritto: Italo Guzzi, Mauro Bocci, Germano Berlingheri,
Salvatore Amodei, Miriam Cristaldi, Mario Pepe, Giannina Scorza.
La
Critica
“Angelo Pio Biso propone le sue “nature morte”, impregnate di umanità:
abiti sgualciti poggiati con negligenza su grucce, biciclette abbandonate,
poltrone.
L’abbandono, già. Come se l’uomo fosse il
protagonista assente di queste tavole, che spesso hanno i colori aciduli
dell’acrilico, magari sapientemente mescolati con i toni più caldi
dell’olio.
A rendere più evidente questo senso di
“spiazzamento” che Biso vuol comunicare è la peculiarità della sue
inquadrature: dall’alto, dal basso, insolite, quasi ad evidenziare
un’alienazione delle cose colte ormai non drammaticamente ma con sereno
distacco” .
Mauro BOCCI
“Il fare pittura di Biso tende ad esibire al
senso tattile (e visivo) quegli aspetti grumosi da “carta-vetro”
capaci di creare, nell’estensione del colore quella tarma pittorica
“mobile”, percepibile alla visione e al tocco come “pelle
sgranata”,in reminiscenza della tecnica del frottage.
E la polvere di pastello tende a creare un tessuto
pittorico composto da ruvide gestualità organizzate in ritmi obliqui che
vanno da destra verso sinistra seguendo i moti irrefrenabili di
automatismi psichici, senza soluzione di continuità.
Prende
avvio allora una vibratile e fluida superficie cromatica, sovente giocata
sulle gradazioni delle terre, ocre, aranci (tipiche di una certa pittura
fiorentina rinascimentale) in cui irruneti gestualità tendono la materia
fuori dai limiti della forma …”
Miriam CRISTALDI
“Sono gli oggetti della vita quotidiana che
interessano Angelo Biso, oggetti dimenticati dalla percezione cosciente e
riportati dal pittore ad una dignità di percezione primaria in una
dimensione che diventa anche esercizio introspettivo. (…) quella di Biso
non è una produzione virtuosistica e decorativa densa del gusto
estetizzante del rifiuto come nell’ultimo Rauschenberg.
Sceglie invece oggetti comuni su cui non indaga
sfruttando plasticità formali e sottili effetti di luce, bensì ne
delimita con decisione le strutture minimaliste sufficienti a fornire una
dimensione psicologica della loro percezione.
La sua è una ricerca sull’inconoscibilità e
l’ambiguità delle cose più semplici.”
Mario PEPE
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