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L'amore verso la Madonna Addolorata "Vedevo
bene che Gesù mi aveva tolto i genitori,
e alle volte mi sgomentavo, perché credevo di essere abbandonata. Quella
mattina me ne lamentavo con Gesù; e Gesù sempre più buono, sempre più
tenero, mi ripeteva: "Io, figlia, sarò sempre con te.
La Madonna entrò molto presto nella vita di Gemma. Ancora piccina ella ricevette dalla mamma una formazione mariana non comune. Fu la sua santa mamma a insegnarle che la nostra più vera mamma è la Madonna; dalla mamma terrena la piccola Gemma ricevette in dono una statuetta dell'Addolorata; la mamma le ispirò il proposito a cui Gemma fu sempre fedele: recitare ogni giorno tre Ave Maria con le mani sotto le ginocchia per la custodia della purità verginale. Altri fiori profumati della sua devozione alla Madonna furono questi. Alla vigilia della Prima Comunione fece il proposito di prepararsi a ogni festa della Madonna con qualche mortificazione ed ogni sera chiederà la benedizione della Mamma Celeste. Ogni giorno nella sua stanzetta recitava in ginocchio un Rosario intero, e poi un altro con la famiglia. A venti anni, il giorno 8 dicembre offrì il suo voto di verginità all'Immacolata. Compiva con entusiasmo i tridui e le novene per le feste della Madonna; frequentava con amore i due mesi mariani di maggio e ottobre; leggeva e meditava libri sulla Madonna, parlandone poi e invogliando quanti poteva a venerare e amare la Celeste Madre. I suoi incontri estatici con la Madonna avvenivano di solito al sabato, "giorno dedicato a Maria, giorno a me destinato per vedere la Mamma mia". "La cara Mamma mia", "La Mamma buona", "La Mamma amorosa" che guiderà la Santa sulla via del Calvario fino alla perfetta conformazione a Gesù Crocifisso. In cammino con la Madre dei dolori Gemma
visse un'esistenza povera, travagliata, piena di umiliazioni, di stenti,
di dolori, disprezzi e incomprensioni. Prescelta
da Gesù per divenire "un fiore della sua Passione, un germoglio
delle sue Piaghe", mai ella si allontanò dalla via della sofferenza.
"Gemma, coraggio, ti aspetto al Calvario, è su quel monte che sei
diretta". Con queste parole, ispiratele interiormente durante la
Santa Comunione, Gesù l'andava preparando alle grandi prove e alle grazie
straordinarie di intima partecipazione alle sue pene, che l'avrebbero resa
in pochi anni una copia vivente del Crocifisso. Quando,
in giorno memorabile, Gesù appare a Gemma per imprimere nel suo corpo
verginale i segni della Passione, è ancora la Mamma celeste che la
prepara a tale grazia inestimabile, purificandola da ogni macchia nel nome
di Gesù e ricoprendola del proprio manto, per sorreggerla nella sua
debolezza. Da tale dolce rifugio, la piccola ricevette nelle mani, nei
piedi e nel cuore le piaghe di Gesù crocifisso. D'ora
in poi, si susseguiranno nella vita della Santa, con un ritmo che lascia
senza fiato, estasi, rapimenti, partecipazione sempre più intensa alla
Passione di Gesù, che ogni giovedì le rinnova le stimmate, le pone sul
capo la corona di spine, le fa provare le pene atroci del sudore di sangue
e della flagellazione. "Gemma, non ami che me?" "Io l'amo tanto questa Mamma, e se non l'amo abbastanza mi deve dare essa un cuore più infiammato, e poi mi deve condurre presto da Gesù in Paradiso. E domani voglio una grazia dalla Madonna: mi deve dare una croce grossa grossa, ma ben grossa, che possa con quella seguire il mio Gesù Crocifisso. Non son buona a patir bene, ma insieme con la croce voglio anche la pazienza". "Sì, sì, l'ho provato più volte: la festa della Mamma mia è pur sempre un giorno di pace maggiore, di amore più grande e di santificazione per tutti. In quel giorno tutti, anche i più cattivi si ricordano che abbiamo in Cielo una Mamma tutta sollecitudine e tenerezza per noi che siamo suoi figli". Veramente piena di sollecitudine e di tenerezze celesti si dimostra Maria verso questa creatura prediletta, purificata dal dolore, con la quale ella ama intrattenersi in colloqui di soave semplicità. "Gemma,
non ami che me?" le domanda un giorno la Vergine mentre la Santa
riposa sul Cuore di Lei. "Oh no! Prima di te amo un'altra
persona!". "Dimmi, chi è? ". ''No, non te lo dico",
replica la Santa scherzando con la semplice confidenza dei bimbi. E Maria
amabilmente si compiace di scherzare anch'ella. e più volte ripete la sua
domanda. "No, non te lo dico... no, non te lo dico. Vedessi, Mamma
mia, ti somiglia per bellezza, i tuoi capelli hanno il colore dei
suoi". Ancor più teneramente la Mamma celeste insiste: "Figlia,
di chi intendi parlare? ". Allora, come dandosi per vinta in questa
amorosa schermaglia, Gemma infine grida forte: "Ma non capisci? Di
Gesù! Di Gesù! ". Può sembrare infatti che nulla abbia a che fare con la nostra piccola e semplice esistenza quotidiana la vita di una Santa tutta immersa nelle profondità di un'esperienza mistica straordinaria, a noi totalmente sconosciuta. Eppure, ci sbaglieremmo di grosso, perché la santità di Gemma non consiste nelle visioni, nei rapimenti, nelle estasi, nei doni straordinari. Questi sono le semplici manifestazioni esteriori della predilezione, che Dio concede per dimostrare l'opera del suo amore. Come Maria, umile serva del Signore Gemma è una creatura che ha attirato lo sguardo di Dio con la sua profonda umiltà e semplicità. Come Maria, ella ha compreso di non essere altro che l'umile serva del Signore. E tale si è sempre considerata. Questa giovinetta angelica, che Gesù circondava di tanto amore, si stimava l'ultima di tutti, la "povera Gemma" degna solo di disprezzo e umiliazione. E' commovente leggere nelle lettere le sue continue proteste di cattiveria e le ripetute accuse che rivolge a se stessa, convinta di essere la più miserabile e ingrata delle creature. Gemma non ha soltanto amato la Madonna come la più tenera delle figlie, l'ha anche rivissuta in sé, cogliendo in Maria l'essenziale: l'umiltà. Tutta la sua vita si è svolta all'insegna dell'umiltà. Accolta negli ultimi anni in casa di una famiglia amica, ella si mise all'ultimo posto, e visse nell'ombra adempiendo le più umili mansioni. Accettata come figlia, Gemma si fece serva, nascondendo agli occhi di tutti le sue doti naturali e le sue capacità artistiche, accettando invece l'umile lavoro di calzettaia. Così, nel fedele adempimento dei doveri quotidiani, lungi dall'inorgoglirsi delle grazie straordinarie di cui il Signore la fece oggetto, ella si sprofondò ogni giorno di più nel suo nulla. Ancora sul letto di morte, a chi le domandava quale fosse la principale virtù, ella poteva rispondere: "L'umiltà, che è il fondamento di tutte le altre". Sì, veramente Gemma visse in piena umiltà, accettando con la semplicità di una bimba tutti i doni straordinari di cui Dio si compiaceva ricolmarla, continuando il suo cammino ancorata alla fede e alla pratica delle virtù. Né certo facile le fu la via tra incomprensioni, calunnie, disprezzi, mentre dai più era considerata un'isterica, e veniva contraddetta perfino nel più intimo e caro desiderio del cuore, di cui non arriverà a vedere il compimento sulla terra: essere monaca Passionista, per dedicarsi completamente a Gesù e alla sua Passione. Sul Calvario con l'Addolorata Di
giorno in giorno alla scuola di Maria Addolorata, Gemma si è inoltrata
sulla via del Calvario fino ad essere "assorbita" da Gesù
Crocifisso. La Madonna, che aveva custodito il suo entrare nella vita, accogliendola fin da piccina come figlia prediletta, custodì anche il suo partire dalla terra. "Mamma mia, raccomando l'anima mia a te! Di' a Gesù che mi usi misericordia", così pregò la Santa poco prima di spirare. Dopo morta, le fu posto sul petto, assieme al Crocifisso, l'emblema dei Passionisti, essendo stata ella passionista sempre col suo amore, anche se non monaca della Passione. Al polso della mano destra aveva la corona del santo rosario. |