Marta Vincenzi
Liceo Scentifico Statale Enriques di Roma
Anno Scolastico 2001/2002




A proposito di organismi geneticamente modificati ...



Fu negli anni 70 che ebbero inizio le prime manipolazioni genetiche. Una frammento di DNA (gene), che codifica la produzione di una particolare sostanza (anticorpo, enzima, ormone ecc.) in un organismo, viene da questo estratto e trasferito ne DNA di un altro. Il tutto con un procedimento astruso da scienziati pazzi! Ma non è poi così complicato...
COME IL PASTICCIACCIO SI SPIEGA BENE CON L'ESEMPIO PRATICO.
L'insulina, che per coloro che soffrono di diabete è come i fazzoletti per chi è raffreddato (cioè assolutamente indispensabile alla sopravvivenza!) fu in assoluto la prima sostanza ad essere sintetizzata nel chiuso di un laboratorio grazie all'ingegneria genetica.
Il gene magico venne estratto dall'unico organismo in grado di fabbricare insulina assolutamente biologica D.O.C.: un funghetto parassita che cresce nelle risaie.
Appena prelevato, il gene fu infiltrato, come una talpa nei servizi segreti, in un affarino che galleggia nel citoplasma di una cellula batterio, Il batterio del, tutto ignaro dell'inghippo, ha iniziato a produrre un'insulina tutta sua.
L'insulina che il batteriucolo produceva, però, non era affatto raffinata per il fisicaccio degli esseri umani, che si sa, è alquanto schizzinoso.
Per rimediare, si è applicato il concetto altamente scientifico secondo cui: basta un poco di zucchero e la pillola va giù! Per rendere l'insulina digeribile si è incollato al DNA del batterio un pezzettino di genoma umano, cosicchè il prezioso medicinale ci apparisse più simpatico e familiare! Che furbi!

Con questo meccanismo sono prodotti insulina, interferone, vaccini...ma questo non è il solo vantaggio di questi "giochi di prestigio" genetici.
I prodotti odierni dell'allevamento e dell'agricoltura sono il risultato di anni di selezione di piante e animali da parte dell'uomo. Sono specie resistenti alle malattie, prolifiche, e che danno sempre il maglio di ciò che è utile al consumatore.
Questo risultato si otteneva e si ottiene mediante una serie di incroci fra specie naturali. Ma questo procedimento può richiedere decine di anni. Con la manipolazione genetica invece, si ottengono organismi migliorati nell'arco di circa due anni.
Le potenzialità della biotecnologia sono infinite. Nei paesi più sviluppati dove impera l'obesità tornerebbero sicuramente utili i super-legumi ricchi di acido oleico che riducono il colesterolo, nelle aree in cui si lotta contro la malnutrizione sarebbero vantaggiosi invece quelli che hanno in se' tutta la gamma degli otto amminoacidi essenziali. Gli ultimi di fatto potrebbero sostituire il fabbisogno di carne: il che non solo risolverebbe il problema della scarsità di questo cibo, ma ridurrebbe anche l'entropia (cioè la dispersione di energia) nel corso della catena alimentare.
Un'agricoltura più produttiva farebbe fronte all'aumento della popolazione mondiale ( considerando che le terre ancora vergini e coltivabili sono poche) prevenendo gli svantaggi derivanti dall' uso di fertilizzanti chimici, pesticidi, erbicidi. Nord America ed Europa fanno scuola: l'aspetto del loro territorio nelle aree agricole è cambiato radicalmente da quando le monocolture meccanizzate e protette con armi chimiche hanno preso piede.
Se è vero che la biotecnologia offre molte potenzialità, studiosi e consumatori sono in genere unanimi nell'affermare che il suo utilizzo necessiti quantomeno di un'ampia sperimentazione preliminare e di scrupolosi controlli che mettano al bando eventuali degenerazioni nella sua applicazione: nell'industria agraria così come sul mercato.
I produttori saranno ad esempio tenuti ad elencare sull'etichetta le quantità dei diversi ingredienti transgenici nonchè il tipo di modificazione per tutelare la libera scelta degli acquirenti e la loro salute (ad esempio in caso di allergie).
La modificazione apportata, ad esempio per resistere all'erbicida può consentire all'agricoltore di farne un uso eccessivo anche vicino al tempo della raccolta.
Ma le pericolose eventualità correlate all'accettazione dell'ingegneria genetica sono svariate.
Neanche a dirlo : l' immissione in natura di organismi transgenici non potrà che essere giudicata dopo una lunga sperimentazione. Questa risponderebbe alle domande: si corre il rischio di alterare per sempre un equilibrio che la natura ha impiegato millenni a costruire? Non provocheremo l'estinzione di specie naturali?
E la "caccia al gene" non potrebbe infine trasformarsi in un ulteriore motivo di sfruttamento delle aree non industralizzate, vale a dire del Terzo Mondo?
Di biodiversità (cioè di varietà di specie sul territorio) da queste parti non è rimasto che il ricordo, o qualche roccaforte nei parchi naturali che d'altronde sono intoccabili.
Forse in un futuro i DNA di piante o animali tropicali varranno più dell'oro.



Tratto da "Federigo", il giornale degli studenti del L.S.S. Enriques





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