Eleonora Pagnotta
Liceo Scentifico Statale Enriques di Roma
Anno Scolastico 2001/2002




Tra i dannati di Guantanamo



Base navale americana di Guantanamo (Cuba)- La baia dei dannati, l'enclave militare statunitense, trasformata nella super prigione dei taliban e dei terroristi di Al Qaeda, è un inferno di feroce bellezza, dove i giorni non hanno tempo e gli uomini non hanno nome…dall'alba dell'11 gennaio, in questo angolo di deserto trecento fantasmi color arancio, trascorrono in gabbia i loro giorni, con la speranza, un giorno, di tornare a casa. Trecento stie per altrettanti prigionieri, tenuti sotto controllo da nove torri di guardia e da una squadra di intervento rapido fatta di marines, fanti e paracadutisti che ogni giorno scruta le sue creature, registrandone ogni reazione e ogni variazione nel numero, pronta a fronteggiare anche la più violenta delle rivolte.
X-Ray, così è denominato il campo di detenzione di Guantanamo, è una discarica umana priva di acqua corrente e sistema fognario, che si abbevera da un pozzo cartesiano, circondato da due miglia di filo spinato; lungo il lato ovest, una tenda con tre docce cui i detenuti hanno accesso una volta la settimana, i bagni chimici, una baracca per l'immatricolazione, la biblioteca della Croce Rossa, tre baracche in legno per gli interrogatori e i silos per gli alimenti; sul lato meridionale, l'infermeria, venti celle di segregazione e una camera in legno bianco come sala d'attesa per chiunque abbia bisogno del medico di turno; a est, i prefabbricati della "forza intervento rapida", con gli strumenti per sedare eventuali rivolte: manganelli, scudi, elmi integrali, parastinchi.
Ognuno dei condannati ha il suo Corano, il catino per le abluzioni e per orizzonte un cartello che indica la Mecca. Quando il muezzin in divisa da marine chiama cinque volte al giorno alla preghiera, i detenuti si genuflettono a oriente e per un momento le voci dei cristiani tacciono "in segno di rispetto".
Degli uomini rinchiusi e delle loro vite nessuno sa nulla, nella maggior parte dei casi neppure il loro nome; a chi se lo merita, a chi ha dimostrato "un comportamento rispettoso delle regole", viene servito tè dolce una volta al giorno in aggiunta al "menù" quotidiano. Ci chiediamo se abbiano mai pensato di ribellarsi, ma la maggioranza sembra aver capito che gli conviene sottostare alle norme: se ne ricevono solo benefici, come quello di non perdere il diritto alla deambulazione per quindici minuti, due volte la settimana, oltre alla possibilità di scrivere due lettere e quattro cartoline al mese. Scrivere aiuta a non impazzire o a non morire: si sono verificati cinque casi nel campo di X-Ray, due da psicosi, tre da sindrome post-traumatica. I detenuti sono stati tirati fuori dalle gabbie quando ci si è resi conto che il loro parlare si era fatto incoerente e sono stati trasferiti nel "Fleet Hospital", l'ospedale da campo della marina, l'unico luogo in mezzo a quello sconfinato deserto, dove c'è un po' di aria condizionata; sembra quasi essere la meta ambita da qualsiasi rinchiuso.
Chi comanda a Guantanamo sono quelli del "Dog"(Detention operation group): nel campo di X-Ray sono quelli che stabiliscono le regole e che giurano di non odiare "perché il lavoro è lavoro"; con i reclusi non hanno nulla da dire, nulla da condividere. Tanto meno la pietà. L'Europa invece, invoca per quei prigionieri il rispetto della Convenzione di Ginevra: "i taliban- dice l'avvocato Dershowitz- devono essere considerati detenuti di guerra e a loro devono essere riconosciute tutti i diritti di prigionieri, cosa che non vale invece per i militanti di AlQaeda; l'amministrazione Bush sta prendendo tempo- afferma- insistendo sulla circostanza dei "prigionieri non identificati", evitando così di applicare a pieno la Convenzione, e lasciando che i militari dettino altre regole all'interno del campo: è logico allora che i rinchiusi di Guantanamo non avranno mai un regolare processo, perché l'America li ha già condannati.



Tratto da "Federigo", il giornale degli studenti del L.S.S. Enriques





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