B.S. L'esercito israeliano ha attaccato intere comunità palestinesi, uccidendo centinaia di civili e distruggendo le infrastrutture e le istituzioni pubbliche palestinesi, come risposta all'Intifada ed agli attacchi dei kamikaze. Si è così aggravata l'insicurezza e la sofferenza di entrambi i popoli, distruggendo ogni prospettiva di pace: l'uso della forza militare per costringere la sottomissione di una nazione ad un'altra, porta inevitabilmente a trasformare i civili innocenti in bersagli e a commettere crimini di guerra. Per ristabilire un clima favorevole alla ricostruzione di un dialogo politico, perché i due popoli possano cominciare a lavorare per realizzare la pace, si devono sradicare le cause di questo conflitto: deve cessare la politica di espropri e colonie portata avanti da Israele nel corso di 34 anni di occupazione, va avviato un dialogo politico e si deve porre fine a tutti gli atti che causano danno a gente innocente. Poiché una pace giusta è una pace tra eguali, facciamo appello per uno stato palestinese (sui territori occupati il 4 giugno del 1967), a fianco allo stato d'Israele, dotato di una reale sovranità, compreso il controllo sulla terra e sulle risorse naturali. Un accordo basato sulla legge internazionale che impone la condivisione della città di Gerusalemme, lo smantellamento delle colonie e una giusta soluzione alla questione dei rifugiati secondo le risoluzioni dell'ONU rilevanti in merito. La costruzione di un'altra generazione di gioventù palestinese frustrata, la vendetta, l'odio e l'oppressione non contribuiscono a risolvere un secolo di conflitto: solo il riconoscimento reciproco ed il rispetto dei reciproci diritti individuali e collettivi aprirà la strada alla pace. Tratto dal giornale on-line dell'istituto pubblicato sul sito internet www.lafragola.it |