Venerdì 30 giugno 2000
Caro diario, non s'era mai visto che in una manifestazione come gli Europei di calcio non ci fossero voli charter per i tifosi di una finalista. In Italia è successo. La Sestante, che ha pagato per aver l'esclusiva dei pacchetti legati alle gare dell'Italia, ha finito per diventare un botteghino: ha proposto solo i biglietti. Troppo ravvicinate semifinale (con l'Olanda) e finale per poter organizzare l'esodo azzurro (così almeno si giustificano). Nessuno s'è sognato di puntare sulla qualificazione degli azzurri per la finale di Rotterdam. Nessuno ha voluto noleggiare aerei in anticipo (e all'oscuro) per una finalissima che gli azzurri non avrebbero mai dovuto giocare. Invece, il destino e Francesco Toldo hanno sovvertito i pronostici. Il treno per Milano è in partenza dal binario 6 alle 23.57. Dalla biglietteria nessuno avverte che se non si è accorti si finisce per prendere i vagoni che si separeranno per andare a Torino. Una signora per fortuna ci informa. Partiamo.
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Sabato 01 luglio 2000
Sono circa le 10 del mattino a Milano, quando l'espresso arriva alla stazione centrale. Siamo a metà del percorso. Per arrivare ad Anversa, dove c'è Casa Azzurri, bisogna percorrere altri 1000 km. Non c'è volo di linea: tutto esaurito. Ci tocca riprendere il treno oppure noleggiare un'auto. Optiamo per la seconda soluzione secondo questo itinerario: Milano, Lugano, Lucerna, Basel, Strasburgo, Metz, Lussemburgo, Liegi, Anversa. Si parte alle 13.30, si arriva alle 24 circa con due soste nel mezzo. Sandra Michelini di Media Partners ci attende al quartier generale (Casa Azzurri), ma il viaggio è stressante. Preferiamo fermarci all'Astrid Grand Plaza, in pieno centro, per pernottare e alzarci la mattina del 2 luglio, il giorno della finalissima con la Francia.
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Domenica 02 luglio 2000
Casa Azzurri è un hangar sul fiume Schelda, all'interno del quale tutto è italiano: le hostess che ti ricevono, gli stands degli sponsor della Nazionale, la cucina. L'accesso è destinato anche agli uomini della FIGC e del CONI: c'è anche il presidente Gianni Petrucci. Alle 13, in attesa della partenza del GP di Francia (con Scumacher in pole), il pranzo è servito: carpaccio, orecchiette, vitello con vino, dolce e frutta preparati dai migliori cuochi portati dall'Italia. Volendo, ci si può accontentare, tra un aperitivo e l'altro, con le stuzzicherie offerte al bar (posto tra i computer per navigare in Internet e il punto Kombat 2000: così è denominata la nuova divisa azzurra della Kappa). Ma la giornata sarà lunga: meglio pranzare (e aspettare l'acuto della Ferrari).
Alle 16 c'è il pullman per Rotterdam. L'evento si avvicina, mentre le Mc Laren piazzano il colpo (brutto segno). Lo stadio De Kuip (quello del Feyenoord) è mezzo pieno, quando alle 18.45, scortati dalla Polizia olandese, arriviamo nella zona destinata agli italiani. L'aggressione ai giornalisti deve essere appena avvenuta. Le sedie a rotelle che ci anticipano devono essere quelle dei portatori di handicap per i quali si è scatenata la bagarre. Ma non ci accorgiamo di nulla. Siamo dentro all'avvenimento. Ad attirarci sono prima le tifoserie già calde. Poi, i giocatori che fanno il riscaldamento, mentre accanto a noi entrano, uno dopo l'altro, i parenti di Totti, di Cannavaro, di Nesta, la signora Maldini. C'è anche Zambrotta, attorniato da due ragazzi con la maglia del Bari: Gianluca e Giacomo.
L'inno di Mameli succede ai cori in favore di Bisteccone Galeazzi, che dalla postazione RAI fa un gesto allargando pollici e indici di entrambe le mani ("a sti francesi gli facciamo un... così"). Gli azzurri si abbracciano, gli italiani cantano ("dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa..."), la gara inizia con Delvecchio e Totti. Nessuno contesta la scelta, nemmeno alla fine del primo tempo peggiore degli Europei. Guarda caso, proprio il romanista la mette sotto la curva azzurra. L'entusiasmo è indescrivibile. L'Italia è campione d'Europa per parecchi minuti. Il tifo è alle stelle, anche se Del Piero sbaglia due volte e merita le imprecazioni dei romani, dei napoletani, dei milanesi, dei catanesi che sono intorno a noi.
La palla arriva a Totti. Mancano pochi secondi al fischio dell'arbitro. Basta tenerla nei pressi della bandierina nella metà campo dei francesi. Del Piero (ancora lui!) sbaglia di nuovo (ma in TV non hanno potuto accorgersene). Invita Totti a dare la palla a Pessotto che la butta via. Nasce il contropiede del pareggio, dal quale gli azzurri non si riprenderanno. Dagli spalti parte l'incoraggiamento. Sono i ragazzi di Bari a trascinare gli altri fino a quando il golden gol di Trezeguet frantuma il sogno.
La signora Maldini è impietrita, il fratello di Cannavaro è immobile, tutti gli italiani hanno l'espressione pari (forse) solo a quella dei tedeschi del Bayern Monaco sconfitti nei minuti di recupero della finalissima di Coppa Campioni. Ma a noi, che siamo italiani, sembra non ci sia amarezza superiore. Pure la festa a Casa Azzurri sarà adesso in tono dimesso. Inoltre, ci sono 2000 chilometri da percorrere per tornare da Rotterdam a Bari. Caro diario, bisogna saper perdere. Ma così proprio non si può.
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G. Flavio Campanella