Turris nell'età dei giudicati


Sull'organizzazione dei giudicati sappiamo molto soprattutto dopo il 1000. I giudicati erano divisi in più curatorie a capo di ognuna delle quali c'era un curatore. Ogni curatoria era divisa in ville ciascuna delle quali era amministrata dal mayore. Questo sistema resistette per secoli. I curatori e i mayores amministravano la giustizia. La carica di giudice non era ereditaria, probabilmente venivano eletti tra varie famiglie abbienti. Il giudice aveva una reggia palazzo; spesso era assistito da ecclesiastici ed uomini di cultura; abitavano con lui la moglie e i figli, alle sue dipendenze stavano vari amministratori. Sotto il giudice la società era divisa in tre classi: liberi, coloni e servi. Questi ultimi erano tali per nascita, si dividevano in tre categorie (integri, laterati e pedati) a seconda del numero di giornate lavorative dovute ai loro padroni.
Il periodo dei giudicati è caratterizzato da un'economia di tipo curtense. Già dal 827 d.C. inizia la fuga dei Sardi dal mare e le città dei litorali vennero quasi tutte abbandonate soprattutto a causa della paura dovuta alle incursioni degli Arabi che piombavano sulle coste e facevano prigionieri uomini e donne che venivano venduti nei mercati orientali come schiavi.
I Sardi si rifugiarono nelle zone interne soprattutto in paesi arroccati e le zone costiere si trasformarono in zone paludose, malsane e perfino malariche. L'economia fu molto difficile perché non era possibile il commercio e perciò erano costretti a produrre il necessario all'interno. Nasce così un tipo di economia agro-pastorale a carattere prevalentemente chiusa.

 

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L'autonomia amministrativa


Il paese contava allora un migliaio di abitanti ed era diviso in due nuclei: uno in prossimità di Monte Angellu intorno alla basilica abitato da contadini della Nurra, di Sorso e di altri paesi ( i cosi detti bainzini) e l'altro tra la chiesa della Consolata e la torre aragonese dove abitavano genovesi, napoletani e corsi, dediti ai traffici marittimi (i cosi detti naviculari).
Nei primi anni dell'autonomia Porto Torres non aveva un edificio comunale e per le riunioni consiliari il comune prendeva in affitto una sala del "palazzo del Marchese", non esistevano edifici scolastici, il paese era molto povero.
Nel 1851 viene costruito il primo mercato pubblico, nel 1864 la prima farmacia.
Nonostante l'economia molto povera il paese è andato progressivamente e faticosamente aumentando il numero degli abitanti: nel 1861 ne contava 2225, nel 1901 erano 4225 che sono raddoppiati nei primi cinquant'anni del 1900.

 

 

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L'industrializzazione


Anche uno stabilimento petrolchimico può avere il suo fascinoIl processo di industrializzazione comincia negli anni sessanta. Nel 1959 venne costituita a Sassari la S.I.R., Sarda Industria Resine per iniziativa della Società Italiana Resine di Milano. Per l'installazione degli impianti venne scelto Porto Torres per vari motivi:
1) la città si trovava in una zona pianeggiante e sufficientemente vasta e inoltre consentiva una facile ed economica movimentazione delle materie prime e della produzione;
2) il luogo prescelto permetteva di usufruire delle agevolazioni regionali e nazionali previsti per le aree economicamente arretrate;
3) il porto di Porto Torres era uno dei più importanti dell'isola e godeva di una favorevole posizione geografica;
4) esisteva la possibilità di disporre di vaste aree pianeggianti in riva al mare;
5) in prossimità del porto esisteva già un buon sistema di collegamenti stradali, ferroviari e marittimi. 
Gli impianti petrolchimici per la lavorazione del petrolio greggio entrarono in funzione nel 1963 con la produzione di fenolo, acetone necessari per la produzione di resine, materie plastiche e fibre sintetiche. Successivamente si è passati alla produzione delle sostanze di base (etilene, propilene, aromatici, cloro-soda, acido solforico ect...).
La nascita dell'insediamento petrolchimico ha avuto una grande importanza sullo sviluppo dell'economia e della società non solo di Porto Torres ma anche della provincia. Contribuì a far salire rapidamente l'occupazione: nel 1978 (prima della crisi) contava 4000 addetti più 1500 lavoratori impegnati nelle manutenzioni. Per la costruzione degli impianti vennero inoltre create numerose società di montaggio che occuparono 3000 addetti. Si registrò una notevole crescita nella popolazione a Porto Torres e nel suo hinterland poiché gli impianti occupavano migliaia di lavoratori venuti da ogni parte della Sardegna.
L'aumento della popolazione e del reddito determinarono inoltre l'innalzamento della spesa per consumi e una forte espansione del settore distributivo e del terziario.
Nel corso degli anni settanta il settore petrolchimico entra in crisi e determina la chiusura di molti impianti e il ridimensionamento di altri.

 

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