Gian Francesco Melina: un filantropo del 1600

Quale biografia di questo filantropo? Purtroppo, nessuna. Tentare di concepirla per il momento è utopia. Ma, per quanto tempo ancora essa resterà avvolta nel mistero della Storia, non ci è dato neppure saperlo. Bisogna frugare negli archivi e con la speranza di rinvenire quegli elementi, oggi sconosciuti, che messi insieme ci daranno poi un quadro esatto della sua vita e della sua professione. E la vita, come la sua opera deve venire alla luce perché non può restare per sempre in letargo. Oggi parlando della sua "fondazione" si costruisce la sua personalità e lo si fa rivivere con le sue idee e la sua cultura. Nell'antica Carife del 1654, grazie a lui, nasceva un "MONTE" di beneficenza con cui si creava una scuola e dieci maritaggi all'anno per i poveri. E' sorprendente però come quest' "OPERA", abbia finora suscitato un sì scarso interesse da essere completamente ignorata anche da chi si è cimentato a scrivere accuratamente e con intelligenza, le vicissitudini della propria "terra". Questi scrittori hanno perfino sdegnato di accogliere le tradizioni orali, ed hanno così sorvolato, forse, sulle pagine più belle e gloriose della "Nostra Storia". ma, se non si voleva concedere un ampio spazio di descrizione alle accennate istituzioni, andava fatto almeno un cenno, perché queste hanno inciso profondamente per oltre 150 anni sulla nostra cultura e sulla nostra economia. Comunque, resta un fatto tutt'ora inspiegabile: a questa "VOLONTA' BENEFATTRICE" non è stata mai data una'accurata ed approfondita attenzione da parte di chicchessia e neppure innalzato un sasso alla memoria. Certo, spesso le "COSE" vengono viste esclusivamente da un punto di vista soggettivo e quindi alcune si ignorano, altre si deprezzano per limitarne il significato e la portata. Ma, i fatti antichi, che non costituiscono leggende e che sono una testimonianza di vita vissuta si sommano, esplodono e raccontano.

Il dottor Gianfrancesco Melina visse presumibilmente dalla fine del 1500 al marzo del 1654. Ed in Napoli nel 1654, con atto stipulato dal notaio Lonardo campanile, pure di Napoli, fondò le due istituzioni di cui Carife va fiera: "La Scuola e i Maritaggi". Debbo però subito dire che fin'oggi ogni ricerca dell'atto costitutivo è stata vana e tutti i tentativi di rinvenimento si sono rivelati sterili. Nell'Archivio di Stato di Napoli tra gli atti del citato campanile, manca proprio quello del Melina. In questo "fondo" però è stato rinvenuto un preambolo che viene riportato integralmente.

 

Preambolo del fu dottore Gian.Francesco Melina.                                                                                                                                    

"Si fa fede per informazione della Magna Curia Vicaria che mediante decreto di preambolo di detta Magna Curia sotto il giorno 28/marzo/1654 la venerabile Chiesa e Conservatorio di S. Maria della Pietà dei Turchini, dentro questa città di Napoli nella piazza dell'Incoronata, la quale è governata per sei magnifici governatori e cioè due degli oratori dei Bianchi esistenti dentro il Conservatorio di detta Chiesa ed altri quattro del detto Oratorio, fu dichiarata erede universale con beneficio di legge ed inventario del fu A.M.D.F. Melina con condizioni, vincoli e dichiarazioni in detto testamento e codicilli contenuti, da governarsi detta eredità da detti Governatori e dal Priore dell'Oratorio giusta la forma di detti testamenti e codicilli salvo, tuttavia il diritto di chiunque come risulta agli atti del predetto preambolo...."

In fede. Napoli 22 giugno 1654.

 

Un passo indietro

Ma, che cosa sono i  " MONTI  DI  PIETA' "  a cui il nostro benefattore si è ispirato? Chi e quali gli amministratori delle sue rendite? Cercherò brevemente di rispondere a questi interrogativi. I "Monti di Pietà" nascono in Italia nel principio del XVI° secolo con l'intento di sottrarre i bisognosi agli usurai. E col tempo poi, pur mantenendo lo spirito iniziale, ne sorgeranno altri con altri fini, forse più nobili, ma utili quanto i primi. La loro amministrazione non può essere affidata se non a cittadini ritenuti onesti ed idonei. E la scelta cade nel nostro caso, come si evidenzia dal "Preambolo", sul Conservatorio della chiesa di S. Maria della Pietà, retto da due governatori "Bianchi" e quattro "Turchini". Vediamoli.

Confraternita dei Bianchi

"Si chiama così perché quelli che la formano vestono di bianco; è composta di sacerdoti secolari e regolari i più distinti. I nostri storici dicono, che fu fondata da San Giacomo della Marca nel 1430, e che per le vicende dei tempi si estinse. Fu restaurata da Gio:Pietro Caraffa, che fu poi papa sotto il nome di Paolo IV. Coma la confraternita era composta di persone le più ragguardevoli, sotto il sospettoso Filippo II re di Spagna, nel 1585, mentre stavano congregate fu loro intimato, per mezzo di un reggente del Consiglio collaterale, che i secolari non dovessero più radunarsi, sotto pena di ribellione. La compagnia rimase così di soli preti. Il loro istituto è di confortare i condannati a morte. Quando tutti abbandonano questi infelici, i soli confrati, ne' tre ultimi giorni l'assistono, lo consolano, lo soddisfano in tutti i suoi desideri, l'accompagnano in processione al patibolo, e cercano inspirargli la rassegnazione fino all'ultimo respiro. Lo seppelliscono, soccorrono le mogli ed i figli, maritano le figlie quando sono povere. Tale istituto è nobile per ogni riguardo. Esso impedisce ancora che i figli di un infame diventino scellerati".

I Turchini

"Nei primi decenni del quattordicesimo secolo si stanziarono a Napoli gli Ospedalieri detti di San Cleto. Li chiamò la nobile famiglia dei Carmignano nel 1334 a dirigere l'ospedale allora costruito presso la nuova chiesa di S. Maria del sobborgo dei Vergini, i cui resti sono venuti alla luce nel 1963, in seguito a lavori eseguiti nei sotterranei della chiesa attuale. I napoletani li chiamarono Padri Crociferi, perché portavano una Croce tra le mani, e Turchini, dopo che nel 1460 ebbero cambiato il colore dell'abito da grigio in azzurro. Non è abbastanza chiaro, però, a quale Ordine essi appartenessero. Potrebbero identificarsi con i frati di San Giacomo d'Altopascio, in quanto si ha notizia per il giugno del 1329 di un fra' Selvaggio, appartenente a detto Ordine, procuratore del maestro e del Capitolo, di un non meglio identificato ospedale napoletano. Altri ritiene trattarsi dei canonici regolari di S. Croce, istituiti a Clairlieu (Belgio) nel 1211. La Provincia italiana di quest'Ordine preferì alla predicazione, imposta dagli statuti d'ispirazione domenicana, l'opera dell'assistenza ospedaliera, e in Italia e in Palestina aveva la cura di ben quaranta lebbrosari".

Ma a noi interessa il nostro 600. Un mondo certamente povero e rurale, anche se abbondavano i frantoi oleari e le fornaci. L'analfabetismo e la superstizione avevano il loro mostruoso impero. Il contadino era abbrutito dal continuo e duro lavoro dei campi, reso più pesante dalla mancata istruzione elementare sulla coltura delle piante. Per il conteggio della vendita dei suoi prodotti ricorreva alla tacca. Il cittadino, in genere, veniva informato solo delle disposizioni legali mediante i banditori comunali e dalla voce del parroco in chiesa. Questa antica tradIzione ora si sta lentamente spegnendo. Aggiungasi poi la peste del 1656 ed i terremoti successivi. Queste misere condizioni lo portavano ad una mostruosa soggezione e lo rendevano incapace, forse, anche di conservare con un numero ristretto di persone. In questo periodo i lavori dei campi era la panacea di tutti i mali. E per la droga, se fosse esistita, non ci sarebbe stato spazio. In questo mondo il Melina, con le sue istituzioni, ritenne di legarsi ai giovani, inseguendo, forse, un futuro migliore, fatto di crescita culturale, sociale, etica ed economica.

Ma come arriviamo noi a scoprire quest' "OPERA" ?

Al nome ci portano tradizione, un documento familiare, storici, atti notarili del 1600/700/800 e la vasta documentazione esistente nella biblioteca del conservatorio musicale "San Pietro a Maiella" di Napoli, sotto il fondo "Pietà dei Turchini". La narrazione fatta di generazione in generazione in Carife sul nome Melina, come sinonimo di benefattore, non si è mai spenta ed è giunta fino a noi. Tutti, per il passato, ne hanno parlato ancora come di una favola. E spesso all'oscurità dei fatti si aggiungevano delle invenzioni, talvolta esagerate e qualche volta distorte. Ma, nel racconto vi era sempre un "QUID" di vero anche se il vero nome del benefattore veniva ignorato.

Gli Storici

Paolo Salvatore, nato a Carife il 1869 ed ivi morto nel 1960, in un dattiloscritto depositato presso la biblioteca provinciale di Avellino così scrive:" ....il dottor Gianfrancesco Melina prima di morire in Napoli nel 1700, per notar Campanile, lasciò erede del suo asse l'arciconfraternita dei Turchini perché ne avesse costituito maritaggi per le donzelle povere di Carife. Ma il capitale (in base a quale decreto o sopruso?) fu invertito nella creazione del collegio musicale di San Pietro a Maiella in Napoli dove, a magro conforto degli eredi e delle donzelle povere, esiste murata una semplice lapide al suo nome". In questi righi vi è l'omissione della scuola e l'inesattezza dell'anno di fondazione dell'"OPERA". E la menzionata lapide, pur avendola accuratamente cercata, non è stata mai trovata. Oggi, purtroppo, è inesistente. Forse, il tempo e l'incuria hanno fatto la loro parte!

A.M.Iannacchini, nato a Sturno l'8/5/1839 ed ivi deceduto il 25/1/1920, nella sua opera "Topografia Storica dell'Irpinia" parlando di Carife tra l'altro dice:" .....A tacere in ultimo come la peste del 1656 assai lo afflisse, rammento come è stato anche patria di eletti ingegni. Fuvvi un uomo di casa Melina medico distintissimo in Napoli, nato in Carife. Or questi morendo lasciò suo erede il Conservatorio della Pietà in Napoli, detto dei Turchini, coll'obbligo di mantenere in Carife una scuola per ragazzi ed un Monte di maritaggi per donzelle povere". Iannacchini appare più preciso del Salvatore perché menziona entrambe le istituzioni e fa riferimento esatto anche alla loro data di nascita, menzionando la peste.

Lorenzo Giustiniani, nato a Napoli il 1716 e ivi morto il 1824, nel tomo III° del "Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli", così parla dell'antica Carife: "....Un suo cittadino di casa Melina, che aveva molto acquistato con la sua professione di medico nella città di Napoli, nella sua morte lasciò erede il conservatorio della Pietà dei Turchini, col peso di mantenere nella sua patria una scuola per ragazzi e un monte di maritaggi per le povere del suo paese". Anche questo storico, che apparentemente appare obiettivo, trascura l'anno di fondazione dell'"Opera", omette i dati biografici, nè cita il fondo da cui ha attinto il "FATTO STORICO".

Atti Notarili

Questi sono ricavati dal fondo: "Notai di Ariano" - Archivio di Stato di Avellino. Ne cito solamente alcuni, che saranno sufficienti a convalidare quanto innanzi accennato. Il primo atto rinvenuto, in cui si parla di maritaggi Melina è stato rogato dal notaio Domenico Cella di Castelbaronia il 5/3/1674. Seguono poi il notaio Donato Nigro di Carife (Fascio 576 - pag.113. atto del 1696): il notaio Antonio Flora anche di Carife (Fascio 596 - volume I° del 1776). In quest'atto leggiamo: "Capitoli matrimoniali tra Onofrio Sgrillo e Rosina Tudisco. Rosina dichiara d'aver ricevuto ed avuto ducati trenta... come una delle cinque figliole povere ed orfane di questa terra. Il tutto per esecuzione della pia volontà ed istituzione di esso magnifico Medico Melina, in forza del suo ultimo testamento rogato... Vincolati però li suddetti ducati trenta nel Banco suddetto per convertirsi ed impiegarsi in compera...". Notaio Tedeschi Vincenzo, pure di Carife (Fascio 590 - pag.8 - Anno 1801). Qui leggiamo: "Capitoli matrimoniali tra G. Gaetano di Feo della terra di Guardia dei Lombardi e la zitella Antonia Rigillo di questa suddetta terra di Carife.... Primieramente li ducati trenta del pio legato del magnifico dottor fisico Giovanni Francesco Melina, da esigersi dal reale conservatorio dei Figliuoli Turchini della città di Napoli, a proprie spese del riferito Gaetano suo futuro sposo, spettandoli, come una delle cinque figliole povere ed orfane di detta Terra". Ed è ancora il notaio Antonio Flora, che scrive (fascio 599, nel volume 9° del 1812: ".... E finalmente li surriferiti Vincenzo, ed Orsola hanno altresì costituito in dote alla prenomata Mariagata loro figlia, il maritaggio di ducati sessanta, ossia lire dugento sessantaquattro, del pio legato del fu Dottor Fisico Gianfrancesco melina da esigersi dal conservatorio della Pietà de' Torchini di Napoli quale creditore anzidetto Dottor Fisico".

Biblioteca del Conservatorio Musicale San Pietro a Maiella di Napoli

Questo conservatorio è una fonte di notizie per Carife, ma le ricerche si rendono difficili per due motivi principali: in primo luogo gli incartamenti contenuti negli scaffali non sono ordinati e né questa raccolta ha le schede dei documenti esistenti e conservati, e quindi si va a tentoni. In secondo luogo il tempo è limitato all'anno ed all'orario scolastico. Il primo documento fu quì rinvenuto dall'occhio attento del dottor A. Raffaele D'Ettorre, pure da Carife. Ed è quello che segue. Esso è costituito da due fogli volanti, contenenti il bilancio dell'amministrazione "pro tempore".

Dal "Conto di Tesoriere" 1660/64 apprendiamo: "Eredità Melina": 1662, ai 6 dicembre, ducati 25 al R.D. Gioseppe Russo, Maestro di scuola della Terra di Carifi per l'annata finita a' 25 agosto passato prossimo". Qui non aggiungo alcun commento perché ogni parola è superflua. Traspare chiaro lo stipendio al maestro di scuola di Carife, i 10 maritaggi all'anno, dotati 5 di 60 e 5 di 30 ducati e i 12 per le 120 Messe annue, che dovevano celebrarsi in suo suffragio.

Dal raccoglitore che va dal 1693/95 trascrivo:

"Si fa fede che Salvatore Torre, nostro collega e tesoriere, potrà pagare al Reverendo D.Gio:Battista d'Antiquis maestro di scola della terra di Carifi, ducati venti cinque. Dessi se li pagano per sua provvigione di un anno cominciato dal primo di settembre prossimo passato 1692 a tutto agosto 1693, atteso nelli 15 agosto dell'anno 1692 fu eletto in publico parlamento dalli Sindico ed eletti di detta Terra di Carifi per maestro di scola ed in detto tempo have esercitato detto officio, iusta la presente fede di detta università. Qual pagamento se li fa in osservanza del legato e disposizioni del quondam medico Gio:Francesco Melina del quale n'è herede il nostro Conservatorio e con detto pagamento resta intieramente soddisfatto per detta annata. Napoli, 9 settembre 1693".

Sulla scuola mi sia consentito ora una semplice riflessione. In Italia le prime "Scuole Pie" videro la luce in Roma  nel 1597, grazie all'apostolato di San Giuseppe Calasanzio, che in tempi in cui l'istruzione era un privilegio di pochi ricchi, si diede all'insegnamento dei fanciulli poveri. Alla distanza di mezzo secolo, anche a Carife, in un villaggio dell'entroterra dell'Irpinia, nasceva una scuola non di casa, ma popolare!

da un registro, che va sotto il titolo: "Introito ed Esito 1673/1675" contrassegnato dalle lettere I/E si ricava: " Padre Salvatore Torre nostro Collega e Tesoriere potrà pagare al Reverendo D. Andrea Paparo ducati dudici per sua provvigione de mesi due, aprile e maggio 1674, a ragione di ducati sei il mese, come cappellano del quondam medico Gio: Francesco Melina del quale n'è herede il nostro Conservatorio e resta soddisfatto del passato. Napoli 8 Giugno 1674".

Governatori della Pietà De Torchini

" Padre Salvatore Torre nostro collega e tesoriere potrà pagare a Lorenzo Sala e Margarita Patogia, coniugi della terra di Carifi, ducati trenta e sono per uno delli cinque maritaggi del quondam Medico Gio:Francesco Melina, iusta la nomina fatta al 15 agosto 1670 del Reverendo D. Francesco Longarella, Abbate, e curato della maggiore Chiesa di S.Gio:Battista della predetta terra, ed del sindico ed Eletti d'essa a noi presentata con la fede del Reverendo D. Francesco Longarella al presente Abbate e Curato di detta Chiesa del matrimonio contratto ai 25 novembre 1673 - per haverci fatto costare che detti ducati 30 siano stato commutati in compra, con lo Reverendo D.Carlo Loffa, d'una vigna con piedi d'olive nella pertinenza di detta Terra e propriamente nel loco dove si dice alla valle d'Alessandra, iusta li beni di S.Francesco di detta Terra d'un lato e delli beni di Don Antonio Giordano da sotto, ed altri confini. Stante l'istrumento di compra, rogato ai 5 marzo 1674 per mano di Domenico Cella del Castello della Baronia al quale s'abbia relazione, con fede di detta Università di Carifi, per la quale costa del prezzo di detta terra d'un lato e delli beni di D. Antonio Giordano da sotto, ed altri confini. Quale compra in futurum resti obligata e sottoposta alli vinculi, e condizioni del testamento del detto quondam nobile Gio:Lonardo Campanile di Napoli, etc. e con questo restano detti coniugi soddisfatti li maritaggio predetto. Napoli 20 giugno 1674. Li Governatori della Pietà de Torchini e Priore dell'oratorio de Bianchi."

Dal Registro di Polizze del 1703/1705

"1703 ai 23 Gennaro

Banco del Sacro Monte della Pietà: delli denari a credito nostro, ne pagate ducati trenta a .... Donato Nigro, e Felice Cardasco, coniugi della terra di Carifi, donde sono per il maritaggio alla detta Felice, spettante, come una delle 5 nominate nel passato anno 1697 dall'Università di detta terra, in esecuzione della disposizione fatta dal quondam Medico Gio: Francesco Melina, del quale ne è herede detto nostro Reale Conservatorio giusta la nomina fatta per detta Università ai 15 agosto di detto anno, come dalla copia autentica di detta nomina in potere nostro, presentata assieme colla fede del matrimonio contratto ai 9 di novembre del passato anno 1698; come hanco havendone fatto costare ducati 30 esserno stati convertiti in compera d'una casa con cantina, sita alla serra della ripa in detta terra di carifi, giusta la via publica d'avanti, la Trasdona (?), da dietro ii beni dotali di Domenico Giulio e li beni di Francesco Salvatore etc. ducati 42; esatto altri ducati 12, completamente li sono stati pagati di contanti, come per istrumento stipulato per mano di notaio Angelo Evangelista della Terra di S. Nicola della Baronia, sotto li 15 agosto del passato anno 1701-havendono esso prestata fede dell'Università predetta, del valore e prezzo di detta casa dalli quali coniugi s'intende fatta col presente pagamento a beneficio del suddetto nostro Real Conservatorio, nel nome suddetto, ampla quetanza, di detta quantità e legato servata in omnibus la forma del testamento di detto quondam Gio:Francesco, quali ducati 30 si debbiano i suddetti coniugi girare al detto Francesco salvatore per lo prezzo della suddetta casa ne resta emessa a quale compra resti in futurum obligata alli rimedi e condizioni assegnate nel testamento rogato per mano del quondam Gio:Lonardo campanile di Napoli, al quale ne restano detti coniugi soddisfatti di detto maritaggio ducati 30".

Dal registro di polizze del 1700/1702

"1700 ai 26 Ottobre

banco del S. Monte dei Poveri: delli denari a credito nostro ne pagate sessanta ad Eupolo Manzo, e Anna de Stasio della Terra di carife coniugi, figlia legittima, e nata di Giulio de Stasio, ed Ippolita seu Polita Sporlino, una delle nominate dal quondam Medico Gio:Francesco Melina, nel suo testamento rogato ai 14 marzo 1654 per mano del quondam notaio GIO. Lonardo Campanile di Napoli, nel quale lasciò alle figlie nasciture dalle dette nominate, e descritte in detto suo testamento, tanto di linea mascolina, quanto feminina sino alla quinta generazione inclusive, ducati 60 pro una tantum per lo maritaggio di ciascheduna d'essa, qual dote se si dovesse promettere nelli loro capitoli matrimoniali..."

Nel VI° e VII° rigo del suddetto documento appare chiara la data dell'atto e quindi l'anno di fondazione del "MONTE" 1654. Tenuto poi conto della pubblicazione dei "Preamboli" da parte della VICARIA, avvenuta pure nel 1654, e poiché le date dei due documenti combaciano, mi hanno indotto a ritenere per vero che l'OPERA sia nata indiscutibilmente il 1654. Tutte le altre sono indicative. Ma solo il rinvenimento dell'atto originale potrà dare la certezza storica. L' "OPERA", è ancora lo storico locale, Paolo Salvatore che parla: ".... fu poi convertita al conservatorio musicale San Pietro a Maiella di Napoli". ma, anche qui il Salvatore è ancora lacunoso perché non ci indica né l'anno e né il decreto di soppressione e annessione. Però si dimostra un riflessivo acuto quando afferma: "Decreto o sopruso?". Ma, l'anno dell'inversione, preso per vero, ce lo suggerisce un discendentre dello stesso benefattore, il prof. Michele Melina, 1799. Anche questo non menzionando alcun decreto, pur parlandone, ci lascia nel dubbio perché l'ultimo maritaggio risale al 1812. Il fatto poi che i documenti riportati sono stati rinvenuti presso il suddetto conservatorio e non negli Archivi di Stato dimostra veramente che l'intero asse e rendita Melina furono amministrati dagli Ordini dei Bianchi e dei Turchini esistenti in Napoli e nel loro convento. E che qualche decreto, forse, napoleonico sulla soppressione degli "Ordini Religiosi", dovette essere esteso anche all'annullamento delle "OPERE PIE". E così Carife venne privata di un vistoso beneficio mentre il nascente "Conservatorio Musicale impinguava le sue casse". Che cosa ebbe Carife in cambio? Perché contro questo decreto non fu presentata opposizione? Perchè il sindaco "Pro Tempore" non richiese, contro una tale perdita, nemmeno un posto per uno dei suoi cittadini? Ma infine, fu legittimo tale decreto? Ecco perché la ricerca del decreto di soppressione è tanto importante quanto l'atto di donazione. Chissà se un giorno il bandolo di questa matassa ingarbugliata verrà fuori! Speriamo di sì.

Oggi sarebbe auspicabile che la Sezione carifana dell'associazione culturale: "P.S.Mancini" ricordi il Melina con una lapide. Potrebbe essere la seguente.

"A. GIANFRANCESCO MELINA 

ILLUSTRE MEDICO IN NAPOLI

FONDATORE MUNIFICO DI BENEFICHE ISTITUZIONI 

PER CARIFE SUA PATRIA

DA CUI BRAMO' BANDIRE L'ANALFABETISMO 

E L'INDIGENZA DAL 1654 AL 1812".

Stefano Melina