Preistoria e mondo della scuola.

 Quale didattica?

 

Le prime, grandi civiltà non nascono con la scrittura.

Le incisioni sulle tavolette numeriche sono, in realtà, il risultato di un lungo processo che ha visto il progressivo affinamento delle nostre capacità di rielaborazione concettuale e insieme con esso l’emergenza di nuove, sempre più complesse, forme di strutturazione culturali e sociali.

Un luogo del vissuto, la “Preistoria”, in cui l’uomo prende coscienza delle proprie capacità, scruta il mondo che lo circonda, impara a controllare gli elementi della natura e forgia la materia che la natura stessa offre.

Sperimenta. Muore e vive rinnovato dall’esperienza, prova, verifica, affina. È simile a noi, il nostro antenato, con le nostre capacità intellettuali e organizzative: trattiene e utilizza le conoscenze, le tramanda.

Comunica. Emergono le prime forme incerte di comunicazione verbale, poi sempre più complesse, quindi il linguaggio scolpito, dipinto sulle pareti delle grotte, inciso sulle pietre. Nascono i primi nuclei sociali.

Eppure per molti - parliamo anche di chi forma i giovani - la nostra cultura inizia laddove inizia la scrittura.

E la storia dell’uomo, quella “totale”, viene trascurata. “’Storia totale’ - scrive Emmanuel Anati - significa esattamente ciò che il termine esprime: non storia delle avventure dei singoli, non storia dei regnanti o dei personaggi politici, dei condottieri o dei colonnelli, ma storia della vicenda umana, con le realtà ideologiche, concettuali e materiali, con i problemi esistenziali, economici e sociali che di volta in volta hanno coinvolto il nucleo umano fin dai primordi. E questo non per i brevi periodi e le limitate regioni in cui hanno circolato le storie apologetiche di corte, prodotte dal potere, ma anche a livello tribale, fin dai primordi della produzione artistica, e nel mondo intero”.

Il lavoro svolto dai nostri massimi studiosi di Preistoria non è stato solo quello della catalogazione e della schedatura. La grande novità consiste nello sforzo di ricostruzione del vissuto delle origini, del suo senso complessivo. Soltanto la sua comprensione fa sì che un reperto, altrimenti di puro valore estetico, possa diventare testimonianza storica, specchio della realtà che lo ha prodotto.

È da questa base che nasce l’esigenza, la necessità, di una rinnovata scienza paleontologica che sappia dialogare con tutte quelle discipline che possono concorrere alla ricostruzione del quadro dei primordi: dall’antropologia alla semiotica, dall’estetica alla psicanalisi.

Le tecniche e i metodi sono mezzi, non sono fini a se stessi, ma è anche vero che la ricerca preistorica non può fare a meno del rigore scientifico.

Negli ultimi anni si è sviluppata la tendenza a valorizzare lo studio della Preistoria all’interno dei programmi scolastici, a partire dalla scuola primaria sino agli istituti superiori.

Questa novità ha investito diverse materie, dalla storia alle scienze naturali, coinvolgendo spesso anche le scienze sociali. Si tratta indubbiamente di un trend positivo, al quale tuttavia non sempre corrisponde né una adeguata formazione dei professori coinvolti, né una revisione dei libri di testo  aggiornata in modo soddisfacente. Molto, in effetti, si è fatto nella didattica della Preistoria a livello elementare. Pensiamo soltanto a tutti gli esperimenti interattivi e alla creazione di laboratori in cui ricostruire le culture materiali delle origini (Come custodivano il fuoco i nostri antenati? Come si vestivano? Quali strumenti musicali utilizzavano? e così via). Un approccio spesso appassionante, ma del tutto insufficiente. Lo stesso discorso vale per molti libri di testo: per quanto abbiano dilatato la cronologia degli avvenimenti spingendosi a ritroso nelle culture preistoriche, non sfuggono dal rischio della banalizzazione.

La Preistoria richiede un approccio complesso e multidisciplinare e questo crea grandissimi problemi. Non si tratta esclusivamente di sviluppare un dialogo tra i docenti, ma anche di progettare nuove scansioni modulari che sappiano intersecare i programmi delle diverse discipline, creare contemporaneità, ricostruire quadri sinottici globali delle vicende preistoriche…

Per quanto riguarda gli studenti degli istituti superiori, nella maggior parte dei casi, ricevono brevi, spesso vaghe, raramente aggiornate  informazioni sulle origini della nostra specie e sulle prime culture nel corso del programma di storia del primo anno. L’argomento viene poi ripreso, dopo due o tre anni, nell’ambito delle discipline biologiche e nell’ambito della storia dell’arte, senza connessioni e confronti. Necessariamente, dunque, discutendo di didattica, si entra nella più ampia questione della riforma della scuola…

Come ha sottolineato in numerosi interventi il Direttore scientifico del nostro Corso,  gli studenti non sono invogliati a proseguire nello studio delle materie scientifiche in quanto queste vengono presentate troppo spesso in modo arido, senza attinenza con la realtà, con il “vissuto”. In genere, nei licei, sono le letterature o le filosofie le discipline dalle quali i giovani si aspettano una risposta ai problemi di senso. Il raccordo scienze naturali e scienze umane, assolutamente necessario per la comprensione delle culture preistoriche, potrebbe offrire un bell’esempio di come le cose non stiano necessariamente in questi termini.

   Purtroppo anche in campo pedagogico le occasioni di dialogo sono scarse e prevale ancora l’idea che le discipline scientifiche siano “ausiliarie” all’Archeologia preistorica, cioè incapaci di sostenere un ruolo fondamentale nella ricostruzione del quadro di senso del vissuto delle origini.

Di fronte a questo panorama, il nostro Corso non soltanto intende dare spazio a una nuova disciplina come Didattica della Preistoria, ma anche attivare un progetto pratico, sperimentale che ci veda impegnati direttamente nelle scuole superiori e nelle università.

La prima questione. Perché Didattica della Preistoria in un Corso di Formazione come il nostro che non ha carattere pedagogico? Perché la didattica non è un passe-partout capace di aprire tutti gli orizzonti disciplinari. Ciascun ambito del sapere richiede un modo specifico di approccio e presenta peculiarità assolutamente proprie e imprescindibili. Prima ancora dei pedagogisti, o meglio, insieme ai pedagogisti, di didattica della Preistoria devono occuparsi gli studiosi di Preistoria.

La seconda questione è di carattere pratico. Quale progetto sperimentale? Intenderemmo muoverci

su due livelli. Il primo, rivolto agli studenti soprattutto delle classi terminali degli Istituti Superiori, prevede sia la preparazione da parte nostra di materiale didattico ad hoc (audiovisivi, calchi, rilievi ecc), sia un nostro diretto intervento in “classi accoglienti” supportato dalla compresenza di alcuni insegnati della classe (scienze, storia, storia dell’arte, filosofia, storia delle religioni, psicologia - a seconda dei curricula). A questo potrebbe aggiungersi sia una escursione guidata “in campo”, ad esempio in Valcamonica, sia la proposta di momenti di verifica in classe con questionari mirati redatti da noi e calibrati dai docenti della classe.

Il secondo livello dovrebbe riguardare l’aggiornamento dei docenti, in particolare dei giovani laureati che si accingono ad entrare nel mondo della scuola, un momento che potrebbe prevedere accanto ai nostri interventi anche il coinvolgimento dei nostri docenti del Corso di Formazione, esperti e studiosi di Preistoria a livello specifico e particolarmente sensibili e attenti alle questioni didattiche. Pensiamo qui, ad esempio, a un rapporto collaborativi con le SILSIS volto ad ampliare nei futuri docenti le conoscenze sui progressi che Archeologia, Paleontologia e Antropologia hanno compiuto negli ultimi anni e a preparare insieme a loro materiale didattico specifico, moduli e unità formative proponibili nei diversi livelli scolari. Anche qui, la nostra scommessa è organizzare un intervento didattico mirato sulle culture delle origini che non si  limiti alle scuole dell’obbligo, ma che sappia coinvolgere anche le ultime classi dei licei e degli istituti tecnici.

Momenti curriculari in cui rileviamo le maggiori carenze formative  L’obiettivo è, in ogni caso, liberare la Preistoria dall’immaginario collettivo alla Tarzn per restituirle il carattere di grande centro costitutivo di civiltà in cui si sono formate le matrici della nostra spiritualità e della nostra concettualità.

 

Silvana Damiani e Anna Dal Passo

 

 

 

 

 

 

 

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