Le Attività - 2003 - Comunicato Stampa 

Sabato 18 gennaio 2003 ore 17.00
Inaugurazione

"ARTE TRA NATURA E TECNOLOGIA"
mostra personale di
Gianfranco Carrozzini
a cura di
Miriam Cristaldi

Aperta fino al 5 febbraio 2003
dal martedì al sabato ore 16.30 - 19.00
chiuso lunedì e festivo

 "Chiunque alla velocità della luce tende a diventare nessuno e alla velocità della luce tutti gli eventi di questo pianeta tendono a diventare simultanei" dice Mc Luhan riferendosi alla civiltà contemporanea. Se lo sviluppo scientifico e tecnologico ha comportato nella società cambiamenti radicali, radicale dovrà essere il cambiamento del nostro modo di pensare. Ancora, se da un lato la tecnologia ci permette di attraversare in tempo reale il mondo intero  e la scienza di vivere sdoppiamenti e trasmutazioni genetiche, nasceranno necessariamente problemi comportamentali ed etici assolutamente nuovi in attesa di codifiche altrettanto nuove. Anche in arte - quale sensibilissima antenna capace di captare, se non anticipare, le istanze del presente - si attivano processualità inedite con l'uso di mezzi tecnologici figli di questo millennio, tempo straordinario e veramente complesso, investito del nuovo fenomeno della globalizzazione. Il nostro corpo si fa centralino, rete-comunicazionale, luogo e soggetto di un racconto ove possono inverarsi tutti gli scenari possibili. Un "racconto apocalittico da fine del mondo" suggerisce Pierre Restany. Oggi, difficilmente gli artisti possono esimersi dal praticare una conoscenza tecnologica, accanto ad una consolidata pratica manuale. Conoscenza utile anche per smascherare i condizionamenti dei mezzi informatici. Franco Carrozzini è uno di quegli artisti che lavora da tempo con la tecnologia elettronica computerizzata, ed è per questo che sa mantenere una giusta  distanza dal mezzo. Distanza che è propria di chi ha superato lo stupore iniziatico ed è frutto di un atteggiamento di scanzonato disincanto. Per il farsi dell'opera l'artista si serve di semplici gesti delle mani: movimenti minimi che agiscono su piccoli oggetti, in questa mostra frutti della natura, posati sullo scanner di un computer. Perciò tecnologia sì, ma il racconto emozionale che ne nasce ha bisogno per realizzarsi anche di una  semplice, ma ben direzionata, pressione della mano sull'oggetto prescelto in modo che l'azione venga fissata dal lampo fotografico di tale mezzo. Prende allora corpo quell'unica, numinosa immagine che è somma di numerose successioni spaziali (la scomposizione futurista insegna), "mossa" secondo fotogrammi in successione e che si materializza in una sola, luminosa, video-interfaccia Interfaccia costituita da pixell del linguaggio elettronico, pronta al successivo processo di stampa  per diventare infine quadro, opera compiuta. Nella poetica del lavoro si evidenzia così un procedere di carattere ossimorico: la fredda operatività dell'uso tecnologico esige e si accompagna ad una figuralità calda, semplice, essenzializzata in immagini-simbolo, estremamente ridotte alla pura naturalità e al contempo ricche di significati impliciti. La complessità del vivere può tradursi quindi nella costruzione di un'iconografia realizzata con l'alta definizione del  linguaggio elettronico, ma che - al contempo - sa affrontare una vistosa regressione riscontrabile in oggettualità sostanzialmente naturali, scevre da barocchismi e da complicazioni formali. In questo senso, un'iconografia analizzata anche nei suoi aspetti antropologici per
elevarsi a caratteristiche di tras-figura, figura che va oltre l'immanenza…

Con preghiera di pubblicazione e/o divulgazione.

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