Wally Serra

Le Opere
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I Contatti
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     Nasce a Genova, dove vive e lavora, nel 1948.
     Ha partecipato all'atelier di Arteterapia di Cea Boggiano presso "L'istituto delle Materie e Forme Inconsapevoli" fondato da Claudio Costa.
     Una documentazione del suo lavoro è presente all'Istituto Gramsci e al Museo di Villa Croce, inoltre il materiale fotografico inerente alla sua ultima produzione è presente al "National Museum of Women in the Arts" di Washinton.
     Ha sperimentato varie tecniche e materiali, la sua produzione comprende infatti sculture in terracotta e cartapesta, disegni a matita, pastelli ad olio, quadri ad olio su tavola e su tela, nonchè lavori tridimensionali con carte, stoffe e cartapesta. 


                                                     Le Critiche

     C'è qualcosa di insolito, qualcosa che ci interroga nei personaggi smagriti, scomposti, cui Wally Serra ha dato forma e nome.
      Perché i suoi 'cavalieri dell'utopia" si mostrano palesemente estranei alla dimensione d'armonia immutabile, al "sogno di trasparenza" da sempre legato all'anelito verso un mondo perfetto.
      Figure di primitivi o di scampati o un disastro ignoto, sembrano reggersi alle loro lance piuttosto che brandirle per colpire, i loro torsi, innestati su gambe esageratamente allungate, non riflettono ma assorbono se mai, la luce.
     Nulla di più distante, in apparenza, dalla professione di fede ‑ che Zamjatln attribuisce ad uno dei personaggi di "Noi" - nel "domani, quando gli uomini e le cose non proietteranno più ombre ed il sole attraverserà tutto".
     Così come lontane dalla nobiltà degli Houyhnhnms swiftiani appaiono le sembianze  del cavallo modellato dall'artista, ossuto e macilento al pari del Ronzinante chisciottesco.
     Ma il tratto costitutivo di questi guerrieri in cartapesta, insidiati o - si direbbe - erosi dal vuoto che Ii contorna, risulta in ultima analisi ambivalente.
     Come non avvertire che la denuncia, insita nelle loro fattezze artatamente deformate, della condizione d'offuscamento in cui al presente versano le tensioni utopiche, per il tetto stesso d'affermare una presenza, di permanere comunque sul posto, seppur malfermi, testimonia su un altro versante la volontà di non indietreggiare, di mettere radice e, insieme, di sollevarsi di nuovo?
      E come non cogliere, nella consistenza rappresa delle figure calate dalla tela nello spazio, la consapevolezza che l'utopia vada cercata attraverso le impurità vitali della terra e le contraddizioni umane piuttosto che in uno costruzione cristallina da cui è bandita l'immaginazione?

                                                                                                               Sandro Ricaldone

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     La scissura che attraversa longitudinalmente i volti dei personaggi dipinti da Wally Serra palesa nell'evidenza di un tratto greve, marcato, il risvolto simbolico della sua pittura, che imprime nelle figure anonime, colte nella quotidianità dei loro gesti, la traccia d'una condizione tragica.
     A questo approdo l'artista sembra esser giunta attraverso un percorso che ha coinvolto sia la elaborazione della sua poetica sia aspetti più propriamente esistenziali.

     Già nella prima fase della ricerca, svolta sul crinale fra dimensione astratta ed affioramento figurativo, emergeva una considerazione dei quadro come spazio, pur se non teatrale, atto a riflettere quel contrasto di forze che, secondo l'interpretazione nietzschiana, si pone all'origine della tragedia.

     Posso dire - scriveva l'autrice nel presentare una mostra tenuta presso la galleria Il Punto nell'ottobre del 1982 ‑che nei miei lavori la forma ed il ritmo propri dell'apollineo sono rappresentati dai velari onirici chiari e dai telai e cornici abbozzati e determinanti piani e spazi, mentre il dionisiaco che è musicalità e tensione vitale è dato dal movimento, dalla forza dei segno che incide la forma".
     A ben vedere, nonostante la misura sorvegliata di queste composizioni, già vi si accennava l'intento di, affrontare 'Il cammino nel profondo", di addentrarsi in "un terreno di forze contrastanti ed oscu
re": nel Tartaro ove, secondo l'immagine di Fink, la montagna incantata dell'Olimpo ha le sue radici. In questa esplorazione, dopo aver toccato la corda della concitazione parossistica (in special modo con le sculture in cartapesta e con le tre versioni di Genius loci, compiute nel 1991-94, ove gigantesche figure mostruose incombono sullo scenario metropolitano) è venuta in luce, da ultimo, una nota maggiormente concentrata.
     Senza rinunziare alle deformazioni ed alla violenza cromatica tipiche dei vocabolario espressionista, senza estromettere le implicazioni simboliche, nelle opere più recenti (Re della notte; L'appuntamento; L'uomo in nero) Wally Serra ha fissato la sua attenzione su figure riconducibili ad un contesto ordinario: avvolte nel tono azzurro della notte o nel tepore giallo dei giorno; riprese nel sonno o nell'atto di sfogliare un giornale.
     Ma con la fronte divisa, sempre, fra una parte illuminata e l'altra in ombra, separate come da una ferita che si manifesta nel contempo sutura, quasi una soglia tra futuro e passato, un confine tra volontà e destino.
     Una linea attorno alla quale si equilibrano "gli spaventi e le atrocità dell'esistenza" e la "splendente creazione di sogno". Forse un analogo della bocca, evocata da Nietzsche, attraverso cui "alla fine Apollo parla la lingua di Dioniso".


                                                                                                                
Sandro Ricaldone

Di lei hanno scritto:

     C. Caselgrandi, G Beringheli, C. Scardovi, A. Sartori, S. Ricaldone, G. Scorza, V. Caserta, G. Arato; "Il Lavoro", "Il Corriere della Sera", "Il Corriere Mercantile", "La Repubblica.

 

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Mostre personali e collettive.