Fabrizio Arena Relazione di un incontro con un medico, Professore Universitario L'incoscienza dei giovani provoca un forte aumento di traumi e morti nelle strade delle città. Il 18 aprile nel mio Istituto vi è stato un convegno con un professore universitario riguardo l'imprudenza dei giovani sui motorini e delle conseguenze traumatologiche che essi subiscono. Il docente ha fatto un breve accenno per invitare i ragazzi a portare il casco; poi ci ha mostrato diverse diapositive facendoci vedere tutti gli effetti di una guida superficiale e senza casco, con lo scopo di farci riflettere e fare un esame di coscienza. Mentre ci mostrava le diapositive, ci spiegava la delicatezza del cervello che controlla tutte le funzioni vitali sia quelle emotive che quelle fisiche e quindi l'importanza di portare sempre il casco. È stato più che altro un discorso scientifico, dove ci sono stati spiegati i traumi che il cervello può subire e i conseguenti effetti psicomotori; tutto ciò sempre al fine di sensibilizzarci. Sicuramente l'esigenza del casco è molto importante però, secondo me il problema principale è l'ignoranza da parte dei ragazzi delle norme stradali: infatti i giovani molto spesso si credono i "padroni della strada", guidano non avendo esperienza, "buttandosi" da una corsia all'altra senza guardare, non sanno cos'è la freccia, tagliano la strada con movimenti improvvisi senza nemmeno prestare attenzione: insomma, una guida approssimativa e incosciente basata sulla velocità e sul sentirsi più bravi e furbi. Mi capita spesso di trovarmi in due su un motorino, e devo dire che anche se la maggior parte dei miei amici guida discretamente, il rischio di rimanere coinvolti in qualche incidente è sempre alto, perché il pericolo viene anche dagli automobilisti, a volte anche loro distratti e imprudenti. Mi auguro che l'entrata in vigore della nuova legge che obbliga ad avere il patentino porti a qualche miglioramento, in particolare ad un atteggiamento più responsabile dei giovani e quindi ad una diminuzione degli incidenti, perché una "bravata" può condizionare e purtroppo anche pregiudicare la propria vita. Tratto dal giornale on-line dell'istituto pubblicato sul sito internet www.lafragola.it |