Il carbone attivo


 

Per un neofita il carbone attivo è, probabilmente, uno dei tanti accessori da acquistare all’atto dell’allestimento di un acquario; un insignificante sacchettino nero, utile alla depurazione dell’acqua e al benessere dei pesci; un ulteriore complemento del quale il nuovo appassionato conosce poco o nulla, sa soltanto di doverlo inserire nel vano filtro, di doverlo sostituire ogni mese … e quant’altro.

Tutti noi, più o meno, ci siamo interrogati, almeno una volta, sull’uso di questo accessorio, sulla necessità di mantenerlo permanentemente in vasca, sui suoi eventuali effetti collaterali, sui meccanismi chimici e fisici che si innescano per effetto del suo utilizzo.

L’acquariofilia, purtroppo (o per fortuna), non è una scienza esatta.

Forse il bello è proprio questo: ci consente di sperimentare, di sostenere tutto ed il contrario di tutto, di confrontarci con gli altri e con noi stessi. Credo sia questa la vera essenza di questo fantastico hobby.

L’uso del carbone attivo o, come meglio dovrebbe dirsi, adsorbente, credo che renda esattamente l’idea di quanto ho affermato. Anche per questo accessorio, così come succede per tutti gli altri (aeratore, tipo e qualità dell’illuminazione ecc.) le “scuole di pensiero” sono tante e piuttosto eterogenee, c’è l’hobbista che lo usa costantemente, lo specialista che ne fa un uso sporadico e mirato, l’ipercritico che lo disdegna…

Ma qui siamo su AcquarioFacile, niente teorie, per quelle ci sono gli esperti, ed io non lo sono.

Ricordo di avere acquistato la prima confezione di carbone attivo contestualmente all’allestimento del mio primo acquario. Anch’io non sapevo nulla di questo materiale filtrante. L’esperienza e la documentazione sulle sue caratteristiche credo mi abbiano aiutato a comprendere i pro ed i contro circa il suo utilizzo.

Il carbone adsorbente è costituito da torba, lignite, antracite, fibra di cocco ed altri materiali organici ad alto contenuto di carbonio, preventivamente carbonizzati ed attivati.

Fatta questa premessa ritengo sia utile evidenziare che le sue caratteristiche gli consentono di trattenere sia piccole particelle in sospensione, per le quali si dimostra un validissimo aiuto come “filtro meccanico”, sia, e questa è certamente la sua peculiarità, come elemento depuratore di alcune sostanze disciolte in acqua, oltre a rappresentare un idoneo substrato di insediamento dei batteri nitrificanti.Questi i pro.

Il carbone adsorbente non è però esente da alcune considerazioni per così dire “negative”.

Non è un filtro intelligente: non sa cosa e quanto assorbire. Trattiene tutto, elementi inutili e dannosi, ma anche sali, acidi umici ed oligoelementi indispensabili all’equilibrio dell’acquario.

Si satura facilmente: il suo potere adsorbente non è costante e duraturo. Trattiene il massimo, qualitativamente e quantitativamente, nei primi 4/5 giorni, riducendo drasticamente le sue proprietà già dopo una settimana di uso continuativo.

Il suo potere adsorbente non è irreversibile: il carbone attivo può rilasciare in acquario le sostanze che ha trattenuto e delle quali si è saturato.

Non è riciclabile: le caratteristiche chimico fisiche del carbone attivo non consentono un suo riutilizzo in acquario. Il potere adsorbente viene meno e non è ripristinabile terminata l’efficacia dello stesso.

Queste brevi considerazioni ci portano, per l’ennesima volta, a sostenere che, anche in questo caso, non esistono regole precise. Ognuno di noi avrà la ricetta ideale, fatta di successi e fallimenti, di teoria ed esperienza.

Indicativamente suggerisco di utilizzarlo soltanto in caso di effettiva e comprovata necessità: quando si renda necessario eliminare i residui di medicamenti, per rendere cristallina un’acqua eccessivamente ambrata, per eliminare piccole particelle in sospensione.

In ogni caso sarebbe opportuno eliminarlo entro sette giorni dal suo impiego.

I migliori rendimenti li ho avuti posizionandolo dove c’è un buon movimento dell’acqua ed una costante ossigenazione (all’interno del vano filtro, tra i cannolicchi e l’ovatta filtrante).

Volendo, invece, ridurne l’efficacia adsorbente, può essere inserito nel vano pompa, poco sotto l’uscita dell’acqua (il movimento dell’acqua è qui più ridotto).

Prima di essere utilizzato è buona norma sciacquarlo (meglio se con acqua prelevata dall’acquario, per evitare contatti con il cloro) per eliminare le polveri  residue che, altrimenti, verrebbero depositate sul fondo del filtro.

Un’ultima annotazione va fatta circa le sostanze “refrattarie” alla filtrazione con carbone attivo: nitriti, nitrati, fosfati e silicati sono pressoché immuni al suo potere adsorbente.

A voi le conclusioni.


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