Nitriti e nitrati


 

Una corretta e costante igiene dovrebbe garantire condizioni ottimali all’interno dell’acquario. Ciò è vero soltanto parzialmente, o meglio solo in via teorica, perché, come potrete del resto confermarmi con le vostre esperienze, la realtà a volte si discosta dai canoni ipotetici che dovrebbero fare di ciascuno di noi un perfetto acquariofilo.

Mi riferisco in particolare all’eterno dilemma che riguarda la presenza di nitrati e la conseguente proliferazione di alghe all’interno della vasca che ospita i nostri amici.

Tralasciando in tale sede i trattati sulla chimica dell’acqua e sul ciclo dell’azoto, vorrei esporre le mie esperienze su questo argomento, sperando di potere consolare quanti di voi non riescono a venire a capo di improvvisi picchi di NO3.

I pesci, si sa, sporcano. Con i loro escrementi, a cui si aggiungono eccessive somministrazioni di alimenti, l’acqua dell’acquario diventa deposito di sostanze azotate che vengono trasformate in ammonio (se il ph è acido) o ammoniaca (se il ph è alcalino). Dai ceppi batterici nitrosomonas queste sostanze vengono trasformate in nitriti (NO2) e successivamente in nitrati per effetto dei nitrobacter. Il nitrato è, quindi, il prodotto finale del processo di nitrifcazione aerobica che avviene per effetto della filtrazione biologica all’interno del filtro.

Un’assenza di nitrati è, pertanto, effetto di due cause: totale assenza di nitriti, che quindi non possono essere trasformati in nitrato, ovvero un assoluto e perfetto equilibrio biologico che consente alle sole piante di assorbire i nitrati presenti nell’acqua.

La realtà, per quanto mi riguarda, è diversa da quanto prospettato il linea puramente teorica.

Ogni acquario rappresenta un microcosmo con propri equilibri e proprie disfunzioni. Ritengo che questa “tipicità”, propria ed esclusiva di ogni allestimento acquatico, possa essere la chiave per risolvere eventuali problemi connessi a squilibri all’interno dell’acquario.

Quante volte abbiamo sentito dire che regolari cambi d’acqua, illuminazione efficiente, presenza di pesci fitofagi e piante a crescita veloce erano garanzia sicura di un perfetto equlibrio? Conoscete la teoria del caos? Credo che sia questa.

Tante variabili assicurano tanti risultati… variabili.

Ironia a parte, l’esperienza che ho maturato con i miei acquari mi ha dimostrato che non esiste un decalogo assoluto per eliminare i nitrati. Personalmente effettuo cambi d’acqua osmotica settimanali, cerco di mantenere (ma senza eccedere) filtro, ghiaia e impianto di illuminazione puliti ed efficienti, valori di ph, kh e gh più stabili possibili, evitando nel contempo di sovralimentare i pesci, ma nonostante questi accorgimenti, a volte, assisto sconsolato ad improvvisi picchi di nitrati con conseguente proliferazione algale, soprattutto negli acquari più piccoli (50 e 90 litri).

Raramente questi eventi si verificano nelle vasche più grandi (150 litri) ricchissime di vegetazione e sovradimensionate rispetto al numero dei pesci.

Recentemente ho provato ad utilizzare resine assorbenti anti nitrato che, combinate all’uso di un diffusore di CO2, sembrano dare ottimi risultati sotto il profilo della riduzione delle alghe a pennello.

Ritengo, quindi, che sia inutile incaponirsi cercando di eliminare in modo assoluto e definitivo i nitrati dall’acqua, ma che un uso combinato ed intelligente della chimica, in uno con una corretta manutenzione, possa consentire a mantenere i valori dei nitrati entro limiti tollerabili (30/40 mg/l), garantendo ai nostri pesci ottime condizioni di vita.


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