I ciclidi del Malawi


 

Mi hanno affascinato subito, con loro è stato un amore a prima vista.

Non so cosa abbia fatto scattare in me il desiderio di averli a casa: forse le loro livree, o la spiccata personalità che li distingue rispetto ad altri pesci  un po’ più “banali”. 

A loro ho dedicato un acquario da 150 litri netti che ospita una popolazione complessiva di circa 15 esemplari tra Pseudotropheus zebra, lombardoi e socolofi, Melanochromis auratus, Labidochromis caeruleus, Aulonocara (che però non fa parte degli ‘Mbuna) oltre un paio di intrusi estranei al biotopo del lago Malawi, Julidochromis ornatus e Lamprologus brichardi, tipici del lago Tanganica, al quale spero un giorno di dedicare una vasca. Qualcuno potrà forse obiettare che il numero dei pesci è eccessivo rispetto al volume dell’acquario, ed in effetti anch’io mi ero posto questo interrogativo. 

Accurati studi, mi hanno fatto optare per un numero di pesci tale che non consentisse di stabilire una vera e propria territorialità all’interno dell’acquario.

Diversamente e volendo eventualmente cimentarsi nella riproduzione, che non escludo possa verificarsi anche nella mia vasca, suggerisco non più di sei o sette esemplari (2-3 femmine per ogni maschio) per 150 litri effettivi, avendo cura di evitare la convivenza di più esemplari di Melanochromis Auratus che combatterebbero a vicenda fino alla morte di uno dei due contendenti. 

L’allestimento della vasca ha richiesto un considerevole quantitativo di rocce (è indifferente che siano calcaree) da accatastare fino a formare una vera e propria muraglia ricca di anfratti e piccole grotte, ad imitazione di quanto accade nei laghi del Reef.

E’ buona norma posizionare le pietre direttamente sulla base dell’acquario, eventualmente ricoperta da una sottile rete di plastica o gomma per evitare pericolose incrinature; è altresì utile posizionare le rocce più grandi esattamente in linea con i supporti (generalmente sono degli spessori rotondi) posti tra la base dell’acquario ed il vetro interno.

Per assecondare le loro abitudini di scavatori, ho utilizzato sabbia silicea che i pesci sembrano gradire molto dato che passano parecchio del loro tempo realizzando vere e proprie caverne. 

Un piccolo cenno merita il tipo d’acqua da utilizzare.

I grandi laghi africani sono caratterizzati da acque alcaline in cui i valori del ph possono spingersi oltre gli 8 - 8.5. Anche la durezza carbonatica e generale (kh e gh) hanno valori molto elevati.

Fatte queste premesse, indispensabili per chi volesse cimentarsi nell’allevamento degli ’Mbuna, vorrei rappresentare le due diverse scuole di pensiero circa la preparazione dell’acqua: alcuni sostengono che per i ciclidi del Malawi non siano necessari particolari accorgimenti, nel senso che della normale acqua di rubinetto addizionata con del buon biocondizionatore, è sufficiente a garantire idonee condizioni ambientali a questi pesci.

Altri, ed io appartengo a questa categoria, optano per l’uso di acque più “pulite” come quelle di osmosi, opportunamente corrette nei valori di ph, kh e gh con complessi di sali minerali appositamente studiati per i ciclidi africani. 

L’uso di bicarbonato di sodio, un cucchiaino raso per 50 litri d’acqua, completa la preparazione, stabilizzando i valori dell’acqua sui parametri prescelti.

La vasca dei miei Pseudotropheus non presenta alcun tipo di vegetazione, dato che essa non è presente nel biotopo del Malawi, almeno nelle fasce del lago occupate da questi ciclidi.

L’assenza di piante è un fattore da tenere in considerazione quando si allestisce un biotopo del genere perché durante l’allevamento di questi pesci, l’assenza di vegetali superiori, in uno con l’alcalinità dell’acqua ed il carico organico prodotto dai pesci, determinano spesso il proliferare di alghe verdi e/o marroni.

Per evitare o limitare questo inconveniente (indubbiamente apprezzato dai Pseudotropheus che adorano raschiare la patina di alghe che si forma sulle rocce), soprattutto quando riguarda alghe verdi in sospensione, è utile provvedere con abbondanti cambi d’acqua settimanali, abbinati eventualmente con l’uso periodico di resine capaci di ridurre la quantità di nitrati, fosfati e silicati che, come abbiamo spesso evidenziato, rappresentano degli ottimi nutrienti per le alghe. 

Per quanto riguarda l’alimentazione, suggerisco una dieta varia e bilanciata privilegiando mangimi a base vegetale (spirulina), come pure spinaci e lattuga cotti.

Un ultimo accorgimento che mi sento di suggerire è quello che riguarda la pompa dell’acqua che dovrà essere di portata anche tripla rispetto al volume dell’acquario (gli ‘Mbuna amano acque mosse e cristalline), come pure il sistema filtrante (50% biologico - 50% meccanico) che dovrà essere sempre pulito ed in perfetta efficienza.


inizio pagina


Scegli l'articolo che ti interessa