Echinodorus: le regine dell'acquario


 

Ogni regno ha un suo re ed ogni re ha una regina.

Se il Discus è, indiscutibilmente, il sovrano assoluto di ogni acquario tropicale, l’Echinodorus è la sua degna ed eletta compagna.

Ne esistono una moltitudine di varietà, nane e giganti, a foglia larga o sottile, verdi e rosse, insomma, possono accontentare anche l’acquariofilo più esigente e l’allestimento più ricercato.

Benché in natura le specie siano molto variegate ed eterogenee, le cultivar oggi in commercio riducono a volte la varietà di scelta alle classiche “amazonicus”, “bleheri”, “tennellus” e “ozelot”, probabilmente le quattro varietà di Echinodorus più diffuse.

Molto belle ed appariscenti anche le “major” con le loro enormi foglie, le “berteroi” eleganti e stilizzate e poi ancora le “cordifolius”, le “horemanii”, le “osiris”.

Originarie dell’Amazzonia, in natura vivono spesso in ambienti semi sommersi, dove la ciclicità delle piogge determina un’alternanza dello sviluppo di questi vegetali che riescono a sopravvivere egregiamente anche in maniera completamente emersa.

Provenendo da zone paludose, le Echinodorus presentano un apparato radicale ben sviluppato che rappresenta lo strumento indispensabile per l’acquisizione di tutti i nutrienti necessari allo sviluppo della parte vegetativa.

Questa ed altre caratteristiche bisognerà tener presente quanto si procederà alla loro piantumazione in acquario.

Quasi tutte le Echinodorus necessitano di acquari alti ed ampi, considerato che le piccole piantine che acquistiamo, possono raggiungere, se ben coltivate, delle dimensioni davvero ragguardevoli.

Non è assolutamente difficile che un esemplare di “major” occupi anche 50 cm di diametro in acquario, raggiungendo (e superando) i 60 cm di altezza.

Quando procediamo ad inserirle in acquario dobbiamo, pertanto, tenere presente le loro dimensioni future, evitando di ammassarle  l’una all’altra, ovvero di incorrere nel più comune errore di posizionarle nella parte anteriore piante che, trascorsi sei mesi, creeranno un invalicabile muro verde, impedendo la visuale della parte posteriore dell’acquario.

Le Ecinodorus sono piante robuste e versatili, come tutte le regine sono a volte capricciose, ma sapendole prendere per il giusto verso riescono a ripagarci con la loro eleganza.

Come si diceva, in natura occupano zone paludose o semi paludose molto ricche di nutrienti e sedimenti depositati dalle piene dei fiumi amazzonici.

In acquario è, purtroppo,  impossibile ricreare un esatto corrispondente, dato che il notevole carico organico e il materiale in sospensione renderebbero improponibile un allestimento di tal fatta.

Ciò nonostante, con qualche piccolo accorgimento è possibile garantire un buon substrato per la loro coltivazione.

Nei miei acquari amazzonici pongo sotto lo strato di quarzo un leggero strato di torba a grani (quella generalmente utilizzata per la filtrazione), ciò elimina l’inconveniente delle particelle in sospensione, garantendo un buon supporto per la crescita delle piante.

Subito sopra posiziono almeno un paio di cm di terriccio a grana grossa (tipo akadama o altro simile) che, senza inquinare particolarmente con particelle in sospensione, riesce a garantire un ottimo substrato per lo sviluppo del ricco apparato radicale.

Il quarzo a grana piccolissima completa l’allestimento, favorendo un buona ramificazione delle radici.

Le piante vengono inserite sempre nella ghiaia di quarzo, avendo cura di evitare il contatto diretto del colletto con il terriccio, allo scopo di scongiurare eventuali marciumi.

In brevissimo tempo la nuova vegetazione vi darà ragione di credere che le radici sono già arrivate ai nutrienti posti sotto la ghiaia.

La fertilizzazione non è necessario che inizi prima di un mese dalla piantumazione, se fatta prima, probabilmente non solo sarebbe inutile, non potendo essere assorbita dalla pianta ancora in fase di “shock da trapianto”, ma risulterebbe addirittura dannosa, essendo un elemento nutritivo a disposizione esclusiva delle alghe, sempre in agguato…

Un buon  programma di fertilizzazione deve prevedere l’impiego di fertilizzanti da fondo a base di ferro e microelementi, da alternare periodicamente con una fertilizzazione liquida, considerato altresì che nell’acquario non saranno presenti solo Echinodorus.

A tal proposito appare utile evidenziare come, in fase di  allestimento di un nuovo acquario, l’impiego di piante a crescita veloce sia da consigliare rispetto all’uso esclusivo di Echinodorus che, a causa della crescita lenta, se piantumate in assenza di compagne a sviluppo rapido, potrebbero essere sopraffatte dalle alghe verdi e a pennello.

In pieno sviluppo, le Echinodorus non temono concorrenti e pertanto potranno essere utilizzate in via esclusiva all’interno dell’acquario.

Altro elemento da tenere presente è il fattore luce che, se da un lato incrementa il loro sviluppo, dall’altro, rappresenta uno stimolo per la proliferazione di alghe, specie sulle ampie pagine fogliari delle “major” e  delle “osiris”.

Personalmente ho potuto constatare come un impianto non particolarmente spinto senza l’impiego di fitostimolanti, può dare ottimi risultati. (tre neon da 25w per 150 litri).

L’impiego di CO2 è consigliato anche se non indispensabile, a patto che vengano garantiti dei buoni apporti di nutrienti.

Per quanto riguarda la temperatura, direi che le Echinodorus si dimostrano molto versatili,  prosperando anche sopra i 28°, diventando con ciò le compagne ideali per sua maestà il Discus.

Un ultimo cenno va, infine, fatto sulla caratteristica modificazione dello sviluppo fogliare una volta in acquario, nella considerazione che le piante acquistate vengono coltivate in serra in maniera emersa ed in ambienti con umidità continua prossima al 100%.

Non allarmatevi quindi, se assisterete ad una modificazione dell’aspetto delle nuove foglie, la mutazione genetica non c’entra…


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