Acqua e manutenzione


 

H2O. Due lettere ed un numero, eppure quanti equilibri dipendono da questa formula, soprattutto in un ambiente a circolo chiuso qual è quello dell’acquario.

La letteratura del settore è molto chiara a proposito dei cambi d’acqua: ridotti e frequenti, piuttosto che abbondanti e sporadici, in questo differenziandosi enormemente con le indicazioni spesso suggerite da alcuni negozianti che, per invogliare il neofita, indicano in mensile (o addirittura trimestrale) la cadenza con cui effettuare la sostituzione parziale dell’acqua. E’ evidente che non esiste una regola precisa per stabilire quando e quanta acqua bisogna sostituire e permettetemi di diffidare da chi suggerisce regole ferree che, come formule matematiche, sarebbero capaci di assicurare un benessere assoluto al nostro acquario, salvo poi a riempirlo con una miriade di prodotti per ristabilire quegli equilibri che, probabilmente, potrebbero essere mantenuti con una costante sostituzione parziale d’acqua.

E’ chiaro, quindi, che la quantità e la frequenza dei cambi dipendono da molteplici fattori:

  1. volume dell’acquario;

  2. numero e taglia dei pesci;

  3. tipo di acqua utilizzata;

  4. efficienza del sistema filtrante;

  5. tipo di mangime utilizzato.

1. Il volume dell’acquario, o più esattamente, la quantità effettiva d’acqua contenuta nella vasca, è indubbiamente il primo fattore da considerare: più grande è l’acquario, minore sarà l’impatto delle sostanze inquinanti, a patto che gli altri fattori siano rispettati.

2. Il numero e la taglia dei pesci è un altro elemento che determina il successo di un acquario. Il neofita è spesso indotto a sovrappopolare il proprio acquario, con effetti a volta catastrofici. Personalmente ritengo che un pesce in meno ed una pianta in più, a volte possano fare la differenza. E’ altresì evidente che pesci di taglia grossa andrebbero ospitati in acquari di almeno 150 litri effettivi, come pure quei ciclidi (Aequidens pulcher, Cichlasoma meeki) che, pur non raggiungendo taglie ragguardevoli, sporcano molto (sia per il quantitativo di cibo di cui necessitano, che per i loro escrementi).

3. Il tipo di acqua utilizzata è quasi esclusivamente da osmosi inversa, che per alcune specie (ciclidi del Malawi, ciclidi del Sud America) correggo con gli appositi integratori di sali e oligoelementi, non dimenticando l’introduzione di ceppi batterici nitrificanti (Cycle direttamente nell’acqua, Nitrivec nel filtro).

Di fondamentale importanza è la temperatura dell’acqua che introduciamo nell’acquario, nella considerazione che quella sostituita ha una temperatura notevolmente più alta. Per evitare inutili shock termici, con conseguente ittiofiriasi (puntini bianchi) sempre in agguato, riscaldo preventivamente con un piccolo termostato la quantità d’acqua da introdurre, in modo che la temperatura della stessa si avvicini il più possibile a quella dell’acquario.

4. Il sistema filtrante è indubbiamente il cuore dell’acquario. E' nel filtro che iniziano i primi processi di insediamento dei batteri nitrificanti responsabili della degradazione delle sostanze azotate inquinanti, è nel filtro che si stabilizzano i primi equilibri chimici che consentono ai pesci di vivere (e non di sopravvivere) come nel loro biotopo e a noi di godere di un’acqua cristallina, è il filtro che trattiene tutte le particelle inutilizzate decomponendone alcune e bloccando il ricircolo di quelle più grandi.

Dopo varie esperienze e diversi fallimenti ho dotato tutti i miei acquari della medesima struttura filtrante:

  • vano filtro vero e proprio (dal basso a salire):  cannolicchi Sera Biopur, cannolicchi normali, graniglia lavica da 3 – 4 mm, ovatta filtrante a doppia consistenza Askoll, ovatta filtrante normale;

  • vano pompa (dal basso a salire) : 3 cm di Sera Biopur, 3 cm cannolicchi normali, pompa acqua, Phosgard Seachem (in una calza) che alterno con Purigen (Seachem) e all’occorrenza con carbone adsorbente.

Questo sistema filtrante, grazie alla consistente superficie di insediamento di batteri nitrificanti, garantisce una buona filtrazione biologica, a cui si aggiunge un'altrettanto valida filtrazione meccanica, particolarmente utile nelle vasche allestite con substrato fertilizzante sotto la ghiaia.

5. Per quanto concerne il tipo di mangime utilizzato, premesso che alimento i miei ospiti una o due volte al giorno con scaglie e liofilizzati, l’esperienza mi ha indotto a limitare al massimo l’uso di preparati in gel e di surgelati che, ancorché particolarmente graditi ai pesci, risultano di notevole impatto inquinante. Personalmente non ho mai osservato la regola  del “giorno di digiuno” e non ho mai riscontrato alcuna anomalia nella crescita dei miei pesci.

La sifonatura del fondo, la pulizia del filtro e del vetro anteriore degli acquari è effettuata all’occorrenza.

Per quanto riguarda l’aerazione, le pompe in dotazione garantiscono i necessari scambi gassosi e pertanto limito l’uso dell’aeratore allo stretto indispensabile (in estate o durante trattamenti antiparassitari o antimicotici) al fine di evitare inutili dispersioni di CO2.

Le osservazioni sopra descritte, e dei cambi d’acqua settimanali in ragione del 20% della quantità  effettiva, mi consentono di mantenere stabili i valori chimici, garantendo nel contempo ai miei ospiti condizioni di vita quanto più simili a quelle del loro habitat naturale.


inizio pagina


Scegli l'articolo che ti interessa