Trichogaster & Co


 

Il genere degli anabantidi comprende una nutrita schiera di pesci molto diffusi ed apprezzati in acquariofilia per la bellezza delle livree e per facilità di allevamento.

Trichogaster, Colisa, Betta, Helostoma, sono soltanto alcuni dei nomi che si riferiscono a specie per lo più asiatiche conosciute anche con l’appellativo di Gurami.

Sono detti anche pesci labirintici, in funzione del labirinto, un particolare organo che consente loro di respirare aria dalla superficie dell’acqua.

Per questo motivo, nel loro allevamento, è indispensabile che l’acquario sia dotato di coperchio per consentire la formazione di una “camera d’aria” tra la superficie dell’acqua e l’esterno. Ciò fa si che l’aria respirata esternamente dai pesci sia mantenuta a temperatura costante.

Quasi tutti i gli anabantidi sono di poche pretese e di facile allevamento.

Ciò non significa, ovviamente, che non si debbano rispettare le loro esigenze in fatto di habitat.

L’acquario dovrebbe consentire a queste specie di nuotare liberamente in ampi spazi, inframmezzati da ciuffi di fitta vegetazione, anche fluttuante. Molto indicati saranno, pertanto, acquari di almeno un metro, con capienza minima di 100/120 litri effettivi. Ciò ci consentirà di ospitare una discreta comunità di anabantidi senza con ciò rinunciare alle suggestioni di una fitta vegetazione.

Come si accennava, questi pesci non hanno esigenze particolari per ciò che riguarda la composizione dell’acqua, anche se un ph neutro ed una temperatura compresa tra 25 e 26° sono, a mio parere, le condizioni ideali per allevare con successo questi splendidi pesci.

Sarà sufficiente disporre di un acqua non eccessivamente dura, da tagliare eventualmente con quella da osmosi, per allevare con successo i nostri ospiti.

Costanti cambi d’acqua in ragione del 20% della quantità complessiva ed un’accurata igiene dell’acquario, completeranno gli interventi indispensabili alla salute dei pesci.

L’acquario dovrebbe essere altresì provvisto di una pompa che, pur garantendo un buon movimento dell’acqua, non crei eccessivo turbinio in superficie, in modo da consentire ai pesci di nuotare placidamente a pelo d’acqua e di realizzare i singolari nidi di bolle che i maschi creano con la saliva, ancorandoli a piante fluttuanti in superficie.

Anche l’alimentazione non rappresenta un problema in considerazione del fatto che tutti questi pesci si cibano dei comuni mangimi in fiocchi reperibili sul mercato. Apprezzano saltuariamente anche surgelati come Chironomus e simili.

Per l’allestimento di un buon biotopo dovrebbe potersi disporre di altrettanti generi di piante provenienti dagli stessi habitat, cosa purtroppo non sempre agevole.

In ogni caso la Cryptocorine, la Rotala, e la Limnofila, sono soltanto alcune di quelle che possono completare in maniera sobria ed elegante un allestimento dedicato agli anabantidi.

Sono piante che richiedono un discreto quantitativo di luce (la Rotala in particolare) ed una costante erogazione di CO2.

Quanto detto, non ci impedisce ovviamente di poter inserire specie diverse come Echinodorus, Anubias nana, Microsorium ecc.

E’ in ogni caso indispensabile una corretta e completa fertilizzazione a base di ferro e di concimi completi, da somministrare anche per via radicale, utilizzando le apposite pastiglie.

Volendo completare l’allestimento con qualche “intruso” non appartenente agli anabantidi, pur avendo in comune con questi l’areale di provenienza, possiamo introdurre nell’acquario Bothia macracantha, Achanthophtalmus kuhlii, Rasbora heteromorpha, Brachydanio rerio ed ovviamente, gli immancabili Corydoras.

Eviterei in maniera decisa ogni tipo di Barbus che non darebbero certamente vita facile alle splendide pinne dei Betta splendens ed alle lunghe antenne dei Trichogaster.


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