Finalmente ! (Aequidens pulcher)


 

La pazienza e la perseveranza pagano sempre. L’ho spesso sostenuto e ne ho avuto l’ennesima conferma riuscendo a fare riprodurre una coppia di splendidi Aequidens pulcher.

Ne acquistai un gruppetto di 7 esemplari circa un anno fa: erano poco più che avannotti, timidi e spaventati.

Ho allestito per loro una vasca da 90 litri netti con legni di torbiera, Anubias Bartheri, rocce non calcaree e sabbia fine per il fondo.

L’allevamento non è stato particolarmente difficile, l’unica cosa che ho dovuto mantenere costantemente sotto controllo sono stati i nitrati, crescevano continuamente, con picchi altissimi, certamente causati dal notevole carico organico prodotto da questi ciclidi.

Effettuavo cambi d’acqua RO praticamente ogni 3 – 4 giorni, integrando con oligoelementi e sali minerali ed aggiungendo del biocondizionatore per smorzare gli effetti di un'acqua eccessivamente pura.

Ho dovuto fronteggiare (con successo e senza traumi) un paio di epidemie di ittiofiriasi cui gli Aequidens sembrava fossero particolarmente predisposti forse a causa degli sbalzi di temperatura di un paio di gradi che si verificavano durante i cambi d’acqua.

L’esperienza insegna…

Ho imparato, così, a stemperare l’acqua con un termoriscaldatore prima di inserirla in acquario, a “prepararla” con gli integratori 24 ore prima del suo utilizzo, a versarla con attenzione nell’acquario, cercando di minimizzare i traumi dei pesci.

Dopo circa tre mesi dal loro acquisto, essendosi creata una vera e propria gerarchia all’interno della vasca, con tutte le conseguenze del caso, ho introdotto una coppia di Cichlasoma nigrofasciatum ed una coppia di Torychtis meeki che sono riusciti a ridurre notevolmente l’aggressività dell’esemplare dominante.

Ho mantenuto costanti i valori dell’acqua (ph 7; kh 4; temperatura 26°), variando quanto più possibile l’alimentazione, pur non facendo mai uso di surgelato.

Dopo circa un anno, ho notato la formazione di una coppia che, restando appartata dal resto del gruppo, dava chiari segni di corteggiamento (il maschio vibrava freneticamente il corpo circuendo la femmina).

I due sessi sono stati chiaramente visibili: il maschio si presentava notevolmente più grosso ed appariscente della femmina,  la pinna anale e dorsale notevolmente più lunghe ed appuntite, la livrea più accentuata.

Avendo deciso di tentare la riproduzione e disponendo di una vasca da 55 litri netti, decisi che era tempo di imbarcarmi in questa avventura.

Ho trasferito la coppia nel nuovo acquario, allestito con caratteristiche pressoché identiche a quello di allevamento, prediligendo però piante a foglia lunga come Microsorium ed Echinodorus Bleheri, non tralasciando l’inserimento di rocce non calcaree e tronchi di torbiera.

Ho mantenuto la temperatura a 26° e… ho aspettato.

La prima deposizione non è tardata: dopo avere ripulito accuratamente una foglia di Echinodorus, la femmina vi ha deposto un centinaio di piccole uova, prontamente fecondate dal maschio, che sin dalle prime fasi del corteggiamento aveva mostrato le proprie doti di compagno attento e premuroso, caratteristiche queste che si sarebbero rivelate molto utili durante l’allevamento e lo svezzamento della prole.

Trascorse 36 ore dalla deposizione, le uova, che davano già segno inconfutabile della loro fecondazione (erano già visibili dei piccoli puntini neri all’interno), sono state trasferite dalla coppia in una piccola buca appositamente predisposta dal maschio.

Purtroppo questa prima deposizione non ha avuto il successo che speravo. Trascorsi 3 giorni dal trasferimento delle uova, l’acquario non dava alcun segno di nuove vite al suo interno.

La delusione è stata grande e paragonabile soltanto allo sconforto per aver fallito senza sapere il perché

Grazie all’aiuto del Dott. Maurizio Lodola (responsabile scientifico SERA), al quale spesso mi rivolgo per suggerimenti o anche soltanto per scambiare idee ed opinioni, non mi sono perso d’animo più del necessario.

Persevera, mi dicevo, persevera…

La storia si è ripetuta allo stesso identico modo, ma questa volta con lieto fine. Un centinaio di piccolissimi Aequidens scorrazzano all’interno della vasca tra l’entusiasmo dei genitori che hanno manifestato delle cure parentali a dir poco strabilianti e certamente molto distanti da quelle che gli esseri umani, a volte, dimostrano.

I piccoli vengono continuamente e ripetutamente accuditi dai genitori che li raccolgono in bocca per pulirli e per trasportarli nelle tane che hanno realizzato nel fondo dell’acquario.

Li alimento con mangime in polvere per avannotti almeno 4 volte al giorno. Non potendo (per ovvi motivi ) sifonare il fondo né procedere ad un’accurata pulizia dell’acquario, cerco di mantenere le condizioni dell’acqua nel migliore dei modi effettuando cambi giornalieri da 10 litri.

Spero di poterli svezzare al più presto, trasferendoli in una vasca più idonea al loro accrescimento.

Questo è tutto.

Mi auguro che questa  esperienza possa aiutarvi a cimentarvi in imprese dello stesso genere e ancor di più a farvi riflettere sulla necessità di rispettare i cicli vitali dei nostri ospiti, senza fretta, senza la frenesia del “tutto e subito”.  La natura ha le sue regole, i suoi tempi, le sue necessità: è nostro compito capirle e assecondarle, mai stravolgerle.

Adesso vi lascio, i piccoli nuotano freneticamente a pelo d’acqua, credo aspettino la poppata… 


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